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Procedura Civile

Sanzioni amministrative e tempus regit actum
Una società multata per violazioni della privacy ha visto la sanzione annullata in primo grado perché la norma era stata abrogata. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che per le sanzioni amministrative si applica il principio del "tempus regit actum", ovvero la legge in vigore al momento del fatto. L'abrogazione successiva è irrilevante. Inoltre, il ricorso iniziale è stato dichiarato tardivo a causa di una normativa transitoria.
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Distanze legali: usucapione e onere della prova
Una società immobiliare, citata in giudizio per aver violato le distanze legali nella costruzione di un edificio e di altre opere, ha perso la causa perché non è riuscita a provare di aver acquisito per usucapione il diritto a mantenere tali opere. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'onere di dimostrare con certezza la data di inizio del possesso ventennale necessario per l'usucapione grava interamente su chi invoca tale diritto. L'incertezza sulla data di completamento delle opere ha reso impossibile accogliere l'eccezione, portando alla condanna al risarcimento dei danni.
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Poteri commissario liquidatore e nomina dell’avvocato
La Corte di Cassazione ha stabilito che il commissario liquidatore in una liquidazione coatta amministrativa non necessita di una specifica autorizzazione per nominare un avvocato e concludere un contratto d'opera professionale per difendere l'ente in giudizio. La sentenza chiarisce i limiti dei poteri del commissario liquidatore, equiparandoli a quelli del curatore fallimentare e affermando che l'obbligo di autorizzazione è previsto solo per atti specificamente indicati dalla legge. Viene inoltre ribadita l'inammissibilità della domanda di indebito arricchimento se proposta per la prima volta in appello, in quanto considerata domanda nuova rispetto a quella di adempimento contrattuale.
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Omessa vigilanza: responsabilità e prescrizione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28119/2025, affronta un caso di omessa vigilanza da parte di un'autorità di controllo su un intermediario finanziario fallito. La Corte stabilisce che la domanda di ammissione al passivo fallimentare dell'intermediario interrompe la prescrizione anche nei confronti dell'autorità, data la natura risarcitoria del credito e la responsabilità solidale. Tuttavia, annulla la sentenza d'appello per carenza di motivazione riguardo all'effettiva sussistenza della colpa dell'autorità, rinviando la causa per un nuovo esame.
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Onere della prova apertura di credito: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28086/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro un istituto di credito. Il caso verteva sulla richiesta di restituzione di somme per anatocismo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale sull'onere della prova apertura di credito: spetta al correntista, che agisce in giudizio, dimostrare l'esistenza di un'apertura di credito per superare l'eccezione di prescrizione sollevata dalla banca. La consulenza tecnica d'ufficio non può sopperire alla mancata produzione di prove da parte del cliente.
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Prova apertura credito: inammissibile in Cassazione
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per il ricalcolo del saldo di un conto corrente. Dopo una vittoria parziale in primo grado, la Corte d'Appello ha ridotto la somma dovuta alla società, accogliendo l'eccezione di prescrizione sollevata dalla banca. Il successivo ricorso della società alla Corte di Cassazione, incentrato sulla prova apertura credito e sui metodi di calcolo, è stato dichiarato inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito di non poter riesaminare nel merito le prove, confermando che la valutazione sull'esistenza di un contratto di fido spetta esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti.
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Deroga art. 1957 c.c.: Poteri del Giudice d’Appello
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia di fideiussione. La decisione chiarisce che il giudice d'appello ha il potere di interpretare autonomamente le clausole contrattuali, come quella sulla deroga art. 1957 c.c., se la questione è stata sollevata in appello, senza incorrere in ultrapetizione. Viene inoltre ribadito che un decreto ingiuntivo revocato in primo grado non può essere 'riattivato' dalla sentenza di appello.
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Improcedibilità ricorso: la guida completa
La Corte di Cassazione dichiara l'improcedibilità del ricorso in una complessa causa immobiliare. La decisione si fonda sulla mancata ottemperanza da parte del ricorrente all'ordine di integrare il contraddittorio, ovvero di notificare il ricorso a tutte le parti necessarie del processo. Questo caso evidenzia l'importanza cruciale del rispetto dei termini e delle procedure per evitare la chiusura anticipata del giudizio.
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Tassi sostitutivi bancari: non sono retroattivi
Un cliente bancario ha contestato gli interessi applicati a un conto corrente stipulato prima del 1992. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: le norme sui tassi sostitutivi bancari, introdotte con la legge sulla trasparenza bancaria, non sono retroattive. Per i contratti antecedenti, in caso di nullità delle clausole sugli interessi, si applica il tasso legale previsto dal codice civile e non i tassi previsti dalla normativa speciale successiva.
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Obblighi restitutori: no all’art. 1227 c.c. post risoluzione
La Corte di Cassazione, in un caso relativo a investimenti in obbligazioni argentine, ha stabilito un principio fondamentale sugli obblighi restitutori a seguito della risoluzione di un contratto di intermediazione finanziaria. La Corte ha chiarito che il dovere del creditore di non aggravare il danno (art. 1227 c.c.) non si applica alle pretese di restituzione. Di conseguenza, il rifiuto dell'investitore di aderire a un'offerta pubblica di scambio (OPSV) non può ridurre l'importo che la banca inadempiente è tenuta a restituire. La sentenza conferma invece che l'investitore deve restituire le cedole percepite e che la mala fede della banca non è presunta ma va provata.
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Promessa di pagamento: quando un documento è vincolante?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a una promessa di pagamento. Una società, opponendosi a un decreto ingiuntivo, sosteneva che un documento firmato fosse una mera accettazione di cessione di credito e non una ricognizione di debito. La Corte d'Appello aveva qualificato l'atto come promessa di pagamento, invertendo l'onere della prova. La Cassazione ha confermato, rigettando il ricorso. Ha stabilito che l'interpretazione del giudice di merito era plausibile e non sindacabile in sede di legittimità, in quanto basata su una valutazione logica della volontà delle parti emergente dal testo e dal contesto, rendendo irrilevante l'applicazione di criteri interpretativi sussidiari come quello 'contra stipulatorem'.
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Eccezione di decadenza: come perderla per sempre
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'erede di un fideiussore, chiarendo un punto fondamentale sulla fideiussione. Anche se la clausola di deroga all'art. 1957 c.c. è nulla, l'eccezione di decadenza del creditore deve essere sollevata tempestivamente in primo grado. Non avendolo fatto, il garante ha perso definitivamente la possibilità di avvalersene, poiché si tratta di un'eccezione 'propria' non rilevabile d'ufficio dal giudice. La nullità della clausola ripristina la norma, ma non esonera la parte dall'onere di farla valere.
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Frazionamento del credito: la riunione sana l’abuso
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 28123/2025, ha chiarito un punto cruciale sul frazionamento del credito. Sebbene agire per singole porzioni di un credito unitario sia un abuso del processo, la tempestiva riunione dei procedimenti avviati separatamente sana l'illegittimità originaria. La Corte ha rigettato il ricorso di un garante, stabilendo che la riunione delle cause in primo grado aveva ricondotto l'accertamento del credito a un contesto unitario, neutralizzando la condotta abusiva del creditore e rendendo la domanda ammissibile. La decisione si allinea a un recente intervento delle Sezioni Unite, correggendo la motivazione della Corte d'Appello ma confermandone l'esito finale.
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Litisconsorzio processuale necessario e socio illimitato
Una socia recedeva da una S.a.s. e chiedeva la liquidazione della quota alla società e al socio accomandatario. La società si estingueva in corso di causa. La Cassazione ha confermato l'estinzione del giudizio per mancata riassunzione, stabilendo che tra società e socio illimitatamente responsabile sussiste un litisconsorzio processuale necessario che rende la causa inscindibile.
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Distanze legali ricostruzione: la Cassazione decide
Una controversia tra due proprietarie confinanti riguardante le distanze legali nella ricostruzione di un edificio è al centro di una recente ordinanza della Cassazione. La Corte d'Appello aveva dato ragione alla proprietaria dell'edificio preesistente, contestando la violazione delle distanze. Tuttavia, la Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che deve essere applicata una nuova norma più permissiva (introdotta dal D.L. 76/2020), entrata in vigore dopo la sentenza d'appello. Il caso è stato quindi rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce delle nuove regole sulle distanze legali ricostruzione.
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Ricorso inammissibile: l’obbligo di specificità
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in una controversia tra un consumatore e un istituto bancario riguardo la restituzione di commissioni. La decisione si fonda sulla violazione del principio di specificità dei motivi, poiché il ricorrente non ha trascritto né localizzato la clausola contrattuale contestata, impedendo alla Corte di esaminare il merito della questione.
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Produzione nuovi documenti appello: inammissibilità
Dei correntisti hanno impugnato in Cassazione la decisione che riteneva prescritto il loro diritto alla restituzione di somme. Hanno tentato di introdurre prove documentali nuove nella fase di appello per dimostrare l'interruzione della prescrizione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo le rigide regole sulla produzione nuovi documenti appello e specificando che l'omessa impugnazione di una delle diverse ragioni giuridiche autonome (ratio decidendi) che sorreggono una sentenza rende inutile la contestazione delle altre.
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Errore materiale e distrazione spese: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha corretto una propria precedente ordinanza per un errore materiale, consistente nell'aver omesso di disporre la distrazione delle spese processuali a favore del difensore, nonostante la richiesta esplicita. La Corte ha stabilito che, in questi casi, lo strumento corretto non è l'impugnazione, ma il procedimento di correzione dell'errore materiale. Questa procedura è più rapida e in linea con il principio della ragionevole durata del processo, permettendo al legale di ottenere un titolo esecutivo in tempi brevi.
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Compensazione spese legali: quando è illegittima?
Un avvocato si opponeva alla liquidazione del proprio compenso da parte del Ministero della Giustizia. Il Tribunale accoglieva l'opposizione ma disponeva la compensazione delle spese legali, motivando con la 'non imputabilità' dell'errore al Ministero. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la vittoria nel merito, anche parziale, comporta di regola la condanna della parte soccombente al pagamento delle spese. La non imputabilità dell'errore non rientra tra i motivi validi per la compensazione spese legali.
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Etichettatura Made in: assenza di colpa esclude multa
Una società importatrice è stata sanzionata per aver importato merce priva della corretta etichettatura di origine. La Corte di Cassazione ha annullato la multa, confermando la decisione della Corte d'Appello. È stato provato che l'azienda aveva dato istruzioni precise al fornitore estero per l'etichettatura 'Made in', agendo quindi in buona fede e senza colpa. La decisione sottolinea che l'elemento soggettivo della colpa è indispensabile per configurare l'illecito amministrativo.
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