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Procedura Civile

Imputazione pagamento farmacie: debito unico o plurimo?
Una Azienda Sanitaria ha impugnato una decisione che la obbligava a pagare una farmacia, sostenendo di avere debiti multipli e di poter scegliere quale saldare. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che il rapporto tra farmacie e Servizio Sanitario Nazionale è un'obbligazione unica. Pertanto, l'imputazione del pagamento non può essere decisa discrezionalmente dal debitore per saldare specifici mesi, ma deve seguire le regole applicabili a un debito singolo.
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Indennità di reperibilità: quando è davvero dovuta?
Un dipendente pubblico, il cui cellulare era collegato al sistema di allarme dell'ufficio, ha richiesto il pagamento dell'indennità di reperibilità e del lavoro straordinario per il periodo 2005-2011. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. È stato stabilito che la mera disponibilità a intervenire, anche se autorizzata, non costituisce un obbligo formale di reperibilità, il quale deve essere previsto da un provvedimento specifico e non può essere desunto da semplici circostanze di fatto.
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Ricorso inammissibile: limiti al riesame nel merito
Un avvocato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo essere stato condannato a risarcire un ex cliente per la mancata gestione di fondi. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il motivo risiede nella formulazione errata del ricorso stesso, che criticava genericamente la valutazione delle prove del giudice di merito senza rispettare i rigorosi requisiti procedurali, cercando di ottenere un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità.
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Progressione di carriera: ricorso inammissibile
Una dipendente pubblica, prossima alla pensione, partecipava a una selezione per una progressione di carriera, ottenendo una posizione utile in graduatoria. A causa di ritardi dell'amministrazione nei controlli, veniva esclusa dalla promozione perché andata in pensione. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso per risarcimento danni, non perché il ritardo fosse legittimo, ma per un vizio processuale: il ricorso non contestava una delle ragioni autonome e sufficienti della decisione d'appello, ovvero che il brevissimo tempo tra la scadenza dei controlli e la pensione non avrebbe comunque consentito di finalizzare la promozione.
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Giudicato esterno: oneri di specificità nel ricorso
Un'azienda sanitaria locale ha impugnato una sentenza della Corte d'Appello che riconosceva l'esistenza di un giudicato esterno formatosi su un decreto ingiuntivo non opposto, relativo alla natura commerciale del rapporto con una farmacia. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando come l'appellante non avesse rispettato l'onere di specificità, omettendo di riportare adeguatamente gli atti processuali necessari a valutare la fondatezza della censura sul giudicato esterno.
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Giudicato lodo arbitrale: la Cassazione decide
Una società di servizi ha impugnato la decisione che negava il pagamento da parte di un Comune per nullità di un contratto. La Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il giudicato lodo arbitrale, che aveva già confermato la validità del contratto, doveva essere riconosciuto dal giudice anche se eccepito tardivamente. La Corte ha ribadito che il lodo arbitrale rituale ha efficacia giurisdizionale pari a una sentenza.
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Trattenimento richiedente asilo: il termine di 48 ore
La Corte di Cassazione chiarisce che, in caso di domanda di protezione internazionale presentata da un cittadino straniero già trattenuto in un CPR, il termine di 48 ore per la richiesta di convalida del nuovo trattenimento richiedente asilo decorre dalla data di adozione del provvedimento del Questore e non dalla manifestazione di volontà del richiedente. Il trattenimento nel frattempo resta legittimo sulla base del precedente titolo convalidato, i cui termini sono solo sospesi.
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Ricorso per revocazione: errore di fatto vs giudizio
Un dipendente pubblico presenta un ricorso per revocazione contro una decisione della Cassazione, sostenendo un errore di fatto. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che la presunta errata interpretazione dei motivi di ricorso costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto, e non rientra tra i motivi tassativi di revocazione.
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Servitù di passaggio: quando il ricorso è inammissibile
Una cooperativa agricola ha impugnato una sentenza che negava la violazione di una servitù di passaggio da parte del proprietario del fondo servente. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che non si può chiedere un riesame dei fatti in sede di legittimità, ma solo contestare errori nell'interpretazione della legge.
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Improcedibilità ricorso: deposito notifica sentenza
Un privato cittadino ha impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole, ma il suo appello è stato respinto. La Suprema Corte ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso perché il ricorrente non ha depositato, insieme all'atto di impugnazione, la prova della notifica della sentenza del tribunale, come richiesto da un termine perentorio di legge. Questa omissione procedurale è stata ritenuta fatale, confermando la rigidità delle norme che regolano il processo di cassazione.
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Usucapione servitù di passaggio: prova e testimoni
Un caso di usucapione servitù di passaggio respinto dalla Corte di Cassazione. La decisione evidenzia come testimonianze contraddittorie e la mancata invocazione iniziale dell'accessione nel possesso impediscano di raggiungere la prova del possesso ultraventennale necessario per acquisire il diritto.
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Criteri CIGS: quando il ricorso è inammissibile
Un gruppo di lavoratori ha contestato la legittimità della loro sospensione in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS), sostenendo la genericità dei criteri di individuazione e rientro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il loro ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. Secondo i giudici, la valutazione dei criteri CIGS spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se il ricorso si limita a proporre una diversa interpretazione dei fatti.
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Onere della prova: documento essenziale per il credito
Una cittadina si è vista negare i contributi pubblici per i danni da frana a causa della mancata produzione di un verbale tecnico. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato il caso a nuovo ruolo per acquisire il fascicolo d'ufficio, sottolineando l'importanza dell'onere della prova e la necessità di esaminare tutti gli atti per decidere sull'ammissibilità del ricorso.
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Procura speciale: ricorso inammissibile se anteriore
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia di opposizione all'esecuzione per difetto di una valida procura speciale. La procura presentata era stata rilasciata per il giudizio di primo grado e in data anteriore alla sentenza d'appello impugnata, risultando quindi inidonea a conferire il mandato per il giudizio di legittimità.
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Ricorso inammissibile: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile relativo a una controversia sul pagamento di una rendita vitalizia. L'impugnazione è stata respinta per una serie di vizi procedurali, tra cui la presentazione di motivi nuovi, il tentativo di riesaminare i fatti già valutati nei gradi precedenti e la mancanza di specificità delle censure. La Corte ha sottolineato che non è possibile contestare per la prima volta in Cassazione questioni non sollevate in appello, confermando la decisione impugnata e condannando il ricorrente anche per lite temeraria.
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Compenso incarico aggiuntivo nel pubblico impiego
Un dipendente pubblico ha rifiutato un incarico aggiuntivo perché non retribuito. Successivamente, l'incarico è stato affidato a un altro soggetto con un compenso. Il dipendente ha chiesto un risarcimento, ma la Corte di Cassazione ha respinto la sua richiesta. La Corte ha stabilito che, nel pubblico impiego, un compenso per incarico aggiuntivo è dovuto solo se esplicitamente previsto dalla contrattazione collettiva. Il fatto che l'ente abbia poi pagato un'altra persona non crea un diritto per il primo dipendente.
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Imputazione pagamenti: prima interessi poi capitale
Una farmacia otteneva un decreto ingiuntivo contro un'Azienda Sanitaria Locale (ASL) per prestazioni non pagate. L'ASL si opponeva sostenendo di aver già saldato il dovuto. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'ASL, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il principio di diritto ribadito è che, nel rapporto continuativo e unitario tra ASL e farmacie, vige la regola dell'imputazione pagamenti secondo l'art. 1194 c.c.: i versamenti parziali devono essere attribuiti prima agli interessi e poi al capitale, salvo diverso accordo con il creditore.
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Eccezione di inadempimento sindaco: compenso negato
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del rigetto della domanda di ammissione al passivo del compenso di un sindaco di una società fallita. Il curatore ha sollevato con successo l'eccezione di inadempimento, basata sulla grave omessa vigilanza del professionista riguardo la perdita del capitale sociale. La Corte ha ribadito che, a fronte dell'allegazione di uno specifico inadempimento da parte del fallimento, spetta al sindaco dimostrare di aver adempiuto correttamente ai propri doveri, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Legittimazione passiva esecuzione: chi citare?
Una compagnia di assicurazioni si opponeva a una cartella di pagamento emessa da un Ministero. La Cassazione ha dichiarato l'opposizione inammissibile, stabilendo che in tema di legittimazione passiva esecuzione, l'unico soggetto da citare in giudizio è l'agente della riscossione e non l'ente creditore. L'errore nella citazione del soggetto passivo rende la domanda improponibile.
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Credito appalto pubblico: quando nasce il diritto?
Una società costruttrice, dopo aver eseguito lavori per un ente pubblico e successivamente affittato il ramo d'azienda, ha citato l'ente per il pagamento. L'ente aveva pagato la società affittuaria, ritenendola la nuova titolare del credito. La Corte di Cassazione ha stabilito che negli appalti pubblici, il credito per gli acconti non sorge con la mera esecuzione dei lavori, ma solo con l'emissione dello Stato di Avanzamento Lavori (SAL). Poiché il SAL è stato emesso dopo il contratto di affitto, il pagamento all'affittuaria è stato ritenuto corretto, respingendo il ricorso della società originaria. La sentenza chiarisce la natura costitutiva del SAL per la nascita del credito appalto pubblico.
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