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Procedura Civile

Successione crediti società estinta: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due ex soci che rivendicavano un credito di una società estinta. La Corte ha confermato la decisione di merito che aveva ravvisato una rinuncia tacita al credito, desunta dalla sua mancata iscrizione nel bilancio finale di liquidazione. La vicenda chiarisce i limiti della successione crediti società estinta, sottolineando che la valutazione dei comportamenti che configurano una rinuncia è un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità se non per vizi specifici.
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Data certa: accordo inopponibile al fallimento
Una società creditrice si è vista respingere la richiesta di ammissione al passivo fallimentare di un'altra società per un credito derivante da una clausola penale. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che l'accordo contenente la penale era privo di data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento, rendendolo così inopponibile alla curatela. La Corte ha inoltre chiarito che il giudice del rinvio poteva esaminare tale questione, poiché non coperta da un precedente giudicato implicito, essendo stata assorbita in precedenza secondo il principio della "ragione più liquida".
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Multa parcheggio scaduto: la decisione della Cassazione
Un automobilista ha contestato diverse multe per sosta con ticket scaduto, sostenendo che si trattasse di un mero inadempimento contrattuale da saldare con la differenza tariffaria. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la multa parcheggio scaduto costituisce un illecito amministrativo pienamente legittimo. La Corte ha inoltre chiarito che una vecchia ordinanza comunale istitutiva delle strisce blu resta valida anche dopo l'entrata in vigore del nuovo Codice della Strada e ha precisato le regole sull'onere della prova riguardo l'obbligo di parcheggi gratuiti in prossimità di una ZTL.
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Trascrizione immobile: la nota è la prova decisiva
Una parte acquirente in una permuta agisce per rivendicare una porzione di giardino venduta a terzi. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, evidenziando che per la validità della trascrizione immobile, la prova decisiva è la nota di trascrizione, non prodotta in giudizio. Senza di essa, l'esatta estensione del diritto non è opponibile ai successivi acquirenti. La Corte ha inoltre confermato che accordi successivi possono modificare i patti originali.
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Fatturazione 28 giorni: Cassazione conferma illegittimità
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità della pratica di fatturazione a 28 giorni adottata da una compagnia telefonica, rigettando il suo ricorso. La Corte ha stabilito che tale modifica unilaterale del contratto costituisce una pratica commerciale scorretta perché lede la trasparenza e la capacità del consumatore di confrontare le offerte, alterando in modo occulto il costo annuale del servizio. La decisione si fonda sul principio di buona fede contrattuale e sul consolidato uso commerciale della fatturazione su base mensile.
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Responsabilità professionale avvocato: onere della prova
Una coppia cita in giudizio il proprio avvocato per presunti inadempimenti professionali nella gestione di una causa di risarcimento danni. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, dichiara il ricorso inammissibile. La motivazione centrale risiede nella mancata dimostrazione, da parte dei clienti, della probabilità di un esito favorevole della causa originaria, un elemento essenziale per configurare la responsabilità professionale avvocato e il conseguente diritto al risarcimento per perdita di chance.
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Estensione domanda al terzo: quando non è automatica
Una committente cita in giudizio il proprio progettista per inadempimento contrattuale. Il progettista chiama in causa un terzo collaboratore, indicandolo come responsabile. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4204/2024, chiarisce che l'estensione della domanda al terzo non è automatica se il rapporto giuridico tra convenuto e terzo è diverso da quello tra attore e convenuto. In assenza di una specifica domanda dell'attrice contro il terzo, quest'ultimo non può essere condannato. Il ricorso è stato rigettato anche per l'inammissibilità di altri motivi legati alla quantificazione del danno e al principio di autosufficienza.
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Progressione per saltum: domanda essenziale per agire
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4179/2024, ha stabilito che un dipendente pubblico non può contestare l'illegittimità di un bando di concorso che esclude la progressione per saltum se non ha prima presentato la relativa domanda di partecipazione. Secondo la Corte, la mancata presentazione dell'istanza impedisce il sorgere di un interesse ad agire concreto e attuale, rendendo inammissibile il ricorso. La presentazione della domanda è un presupposto indispensabile per poter poi impugnare l'eventuale provvedimento di diniego.
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Veicolo non identificato: onere della prova del danneggiato
Un ciclista viene investito da uno scooter che non viene identificato, sebbene il conducente venga riconosciuto in un secondo momento. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4213/2024, chiarisce che per ottenere il risarcimento dal Fondo di Garanzia in caso di veicolo non identificato, il danneggiato ha l'onere di provare di aver agito con diligenza per tentare l'identificazione del veicolo stesso, non solo del conducente. La domanda del ciclista è stata respinta proprio per non aver fornito questa prova.
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Compenso incentivante: prova delle mansioni svolte
Un dipendente comunale ha richiesto un compenso incentivante per aver svolto mansioni relative a tre diverse figure professionali. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che riconosceva l'incentivo solo per il ruolo le cui mansioni erano state specificamente provate. La sentenza sottolinea che la mancata contestazione da parte del datore di lavoro non è sufficiente se le prove non supportano pienamente le richieste del lavoratore, rigettando il ricorso per il compenso incentivante non dimostrato.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione di un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte della società ricorrente. Tale rinuncia è stata formalmente accettata dalla controparte, un istituto di credito. In virtù di questo accordo processuale, la Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a provvedere sulla condanna alle spese, applicando l'articolo 391 del codice di procedura civile.
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Ferie non godute: onere della prova e responsabilità
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto del lavoratore all'indennità per ferie non godute sussiste anche in caso di disorganizzazione interna dell'ente pubblico. Spetta al datore di lavoro, e non al dipendente, l'onere di organizzare e autorizzare le ferie. Un disconoscimento generico della documentazione prodotta dal lavoratore non è sufficiente a escludere la responsabilità del datore.
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Sospensione feriale termini: il calcolo per l’appello
Una società si è opposta a un decreto ingiuntivo per forniture non pagate. L'appello è stato dichiarato tardivo dalla Corte d'Appello. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo il corretto metodo di calcolo del termine lungo per l'impugnazione. La Suprema Corte ha specificato che ai sei mesi previsti dalla legge devono essere aggiunti i 31 giorni interi del periodo di sospensione feriale termini, correggendo l'errore di calcolo del giudice di secondo grado e riammettendo di fatto l'appello.
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Onere della prova bollette: chi deve dimostrare il guasto?
Una società ha contestato l'importo di alcune bollette elettriche, sostenendo un malfunzionamento del contatore. I giudici di merito e la Corte di Cassazione hanno respinto la richiesta, chiarendo che l'onere della prova bollette grava inizialmente sull'utente. Quest'ultimo deve fornire elementi specifici e concreti per contestare i consumi (es. confronto con bollette passate), altrimenti la sua contestazione è considerata generica e inefficace. Solo a fronte di una contestazione circostanziata, l'onere si sposta sul fornitore, che dovrà dimostrare il corretto funzionamento del contatore.
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Interpretazione del contratto: la Cassazione decide
Una società di servizi ha contestato il pagamento di una campagna pubblicitaria, invocando un complesso accordo di baratto. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'interpretazione del contratto fornita dal giudice di merito, se plausibile, non può essere riesaminata. Il caso evidenzia i limiti del sindacato di legittimità sulla valutazione delle prove.
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Progressioni per saltum: domanda essenziale per agire
Un gruppo di dipendenti pubblici ha contestato l'esclusione dalle progressioni per saltum. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per impugnare le regole di una selezione è indispensabile aver prima presentato la relativa domanda di partecipazione, altrimenti manca l'interesse ad agire.
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Possesso vale titolo: auto estera è bene mobile
Una società acquista un'auto di provenienza estera e ne ottiene il possesso in buona fede. Un'altra società rivendica la proprietà sulla base di un acquisto successivo. La Cassazione chiarisce che se l'auto non è ancora iscritta al P.R.A. italiano, si applica la regola del "possesso vale titolo" propria dei beni mobili semplici. Di conseguenza, chi ha ottenuto per primo il possesso in buona fede ne è il legittimo proprietario, a prescindere dalla registrazione estera del veicolo, che ha finalità di sola circolazione.
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Onere della prova compensi: come provarli nel fallimento
Un professionista ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare di una società per compensi non pagati. La sua domanda è stata respinta in tutti i gradi di giudizio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che l'onere della prova del credito, sia nella sua esistenza (an) che nel suo ammontare (quantum), grava interamente sul professionista, senza che la procedura fallimentare attenui tale rigore. La Corte ha inoltre chiarito i limiti del principio di non contestazione, escludendone l'applicazione alla corrispondenza extraprocessuale.
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Onere della prova inadempimento: chi deve provare?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4197/2024, ha stabilito un principio fondamentale sull'onere della prova inadempimento contrattuale. In un caso riguardante la mancata migrazione di una linea telefonica aziendale, la Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente addossato al cliente la prova del disservizio. È il fornitore del servizio, in qualità di debitore della prestazione, a dover dimostrare di aver adempiuto correttamente o che l'inadempimento è dovuto a cause a lui non imputabili.
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Valutazione performance PA: le conseguenze del ritardo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4177/2024, ha rigettato il ricorso di una Pubblica Amministrazione, confermando l'annullamento della valutazione della performance di un suo dirigente. La decisione si fonda sul grave ritardo dell'ente nell'adottare il nuovo sistema di valutazione imposto dalla legge, rendendo illegittima la valutazione effettuata con il sistema precedente. La sentenza sottolinea che la PA era inadempiente e che il giudice ordinario ha il potere di scrutinare l'effettività dell'adeguamento normativo, non solo la sua formale adozione.
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