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Principio di selettività: no a requisiti irragionevoli

La Corte di Cassazione ha stabilito che i requisiti di ammissione a una selezione interna per la progressione economica nel pubblico impiego devono rispettare il principio di selettività. È stata giudicata illegittima la clausola di un bando che escludeva i lavoratori assunti dopo una certa data o con contratti diversi da quello a tempo indeterminato, poiché tale criterio non è collegato alle capacità professionali o all’esperienza maturata, violando così il principio di trasparenza e imparzialità.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Principio di Selettività: Stop ai Requisiti Irragionevoli nelle Progressioni di Carriera

Il percorso di carriera all’interno della Pubblica Amministrazione deve essere guidato da criteri di merito e trasparenza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo concetto, sottolineando come il principio di selettività non sia un mero slogan, ma un vincolo giuridico che deve orientare l’intero processo di selezione interna, a partire dai requisiti di ammissione. L’ordinanza analizza il caso di un bando che escludeva ingiustamente una categoria di lavoratori, offrendo importanti spunti di riflessione per tutte le amministrazioni pubbliche.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione di un bando di selezione interna indetto da un importante ente previdenziale nazionale. La selezione era finalizzata alla progressione economica dei dipendenti. Tuttavia, il bando conteneva una clausola restrittiva: potevano partecipare solo i lavoratori già assunti con contratto a tempo indeterminato a una data specifica, anteriore di quasi due anni rispetto alla pubblicazione del bando stesso.

Un gruppo di lavoratori, assunti dopo tale data o con contratti di formazione lavoro, si è visto precludere la possibilità di partecipare. Ritenendo la clausola discriminatoria, hanno adito il Giudice del Lavoro, che ha dato loro ragione, dichiarando l’illegittimità del requisito di ammissione. L’ente ha proposto appello, ma la decisione è stata confermata. Ne è seguito un primo ricorso in Cassazione, che ha cassato con rinvio la sentenza, enunciando un principio di diritto fondamentale: la contrattazione collettiva può derogare a norme regolamentari, ma deve sempre rispettare il principio di selettività sancito dalla legge (art. 52, comma 1-bis, d.lgs. 165/2001).

Il processo è quindi tornato alla Corte d’Appello, la quale, applicando tale principio, ha nuovamente confermato l’illegittimità del bando. Contro quest’ultima decisione, l’ente ha proposto un nuovo ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e il Principio di Selettività

La Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente il ricorso dell’ente. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del principio di selettività. L’istituto ricorrente sosteneva che tale principio dovesse applicarsi solo alla fase di valutazione comparativa dei candidati già ammessi, e non alla fase preliminare di definizione dei requisiti di partecipazione.

La Suprema Corte ha respinto questa tesi, affermando che il principio di selettività deve permeare l’intera procedura. Se la legge stabilisce che le progressioni devono avvenire “in funzione delle capacità culturali e professionali e dell’esperienza maturata”, allora anche i criteri di ammissione devono essere razionali e coerenti con questo scopo. Escludere a priori dei lavoratori basandosi unicamente su un dato temporale (la data di assunzione a tempo indeterminato) è un criterio che non ha alcun legame con la professionalità e la capacità dei singoli.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. L’art. 52, comma 1-bis, del d.lgs. 165/2001, indica che le progressioni economiche devono valorizzare le capacità, l’esperienza, la qualità del lavoro svolto e i risultati conseguiti. Questi elementi costituiscono il parametro di razionalità che deve guidare l’amministrazione. Un criterio di ammissione che esclude lavoratori solo perché, alla data di riferimento, avevano un contratto a tempo determinato o di formazione lavoro, è palesemente irrazionale e non conforme a questo parametro.

La Corte ha specificato che escludere tali lavoratori significa ignorare le loro capacità professionali e l’esperienza maturata, elementi che invece la legge impone di valutare. L’opinione dell’ente, secondo cui tale valutazione dovesse avvenire solo dopo l’ammissione, è stata ritenuta infondata. Se un criterio di accesso non è trasparente e imparziale, l’intera selezione è viziata. Di conseguenza, la clausola che limitava la partecipazione è stata correttamente disapplicata dai giudici di merito perché non rispettosa del principio di selettività.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante presidio di legalità e meritocrazia nel pubblico impiego. Le amministrazioni non possono utilizzare requisiti di ammissione arbitrari o non pertinenti per limitare la platea dei partecipanti alle selezioni interne. Ogni criterio deve essere giustificabile in termini di razionalità e coerenza con l’obiettivo di selezionare i migliori candidati in base alle loro effettive competenze. La decisione rappresenta una vittoria per i principi di imparzialità e buon andamento della Pubblica Amministrazione, garantendo che le opportunità di carriera siano accessibili sulla base del merito e non di circostanze accidentali come la data di assunzione o il tipo di contratto pregresso.

Cos’è il principio di selettività nelle progressioni di carriera pubbliche?
È un principio giuridico che impone alla Pubblica Amministrazione di basare le progressioni economiche e professionali dei dipendenti su criteri di merito, quali le capacità culturali e professionali, l’esperienza maturata, la qualità dell’attività svolta e i risultati conseguiti, garantendo trasparenza e imparzialità.

Può un bando di selezione interna escludere lavoratori in base alla loro data di assunzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un requisito di ammissione basato esclusivamente su un criterio temporale, come essere assunti a tempo indeterminato entro una certa data, è illegittimo perché viola il principio di selettività, non avendo alcun collegamento con le reali capacità professionali del lavoratore.

Il principio di selettività si applica solo alla valutazione dei candidati o anche ai requisiti di ammissione?
Secondo la Corte, il principio di selettività deve governare l’intera procedura di selezione, inclusa la fase di definizione dei requisiti di ammissione. Tali requisiti devono essere razionali e funzionali a individuare i lavoratori più meritevoli, non a escludere categorie di dipendenti in modo arbitrario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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