LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione decennale pensione: la Cassazione decide

Un ente previdenziale ha imposto un “contributo di solidarietà” sulla pensione di un professionista, il quale ha agito in giudizio per ottenerne il rimborso. La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di tale contributo, poiché costituisce una prestazione patrimoniale che solo lo Stato può imporre per legge. Inoltre, ha stabilito un principio fondamentale: il diritto di chiedere il rimborso e la conseguente riliquidazione della pensione si prescrive nel termine ordinario di dieci anni, non in quello più breve di cinque anni.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione decennale pensione: La Cassazione fa chiarezza su rimborsi e contributi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato due questioni cruciali per i pensionati iscritti a casse previdenziali privatizzate: l’illegittimità dei cosiddetti “contributi di solidarietà” e l’applicazione della prescrizione decennale pensione per le richieste di rimborso. Questa decisione rafforza la tutela dei diritti dei pensionati, stabilendo che i prelievi forzosi sulle pensioni già maturate non possono essere decisi autonomamente dagli enti e che c’è più tempo per agire legalmente al fine di recuperare le somme indebitamente trattenute.

I fatti del caso

Un professionista si era visto applicare dalla propria Cassa di previdenza un “contributo di solidarietà”, ovvero una trattenuta sulla sua pensione. Ritenendo tale prelievo illegittimo, il professionista aveva chiesto in giudizio la restituzione delle somme versate per diversi anni. La Corte d’Appello aveva accolto parzialmente la sua richiesta, riconoscendo l’illegittimità del contributo ma applicando una prescrizione mista: quinquennale per una parte del periodo e decennale per un’altra. Insoddisfatte, sia la Cassa di previdenza che il professionista hanno presentato ricorso in Cassazione: la prima per sostenere la legittimità del contributo e la prescrizione quinquennale per l’intero periodo, il secondo per veder riconosciuta la prescrizione decennale per tutte le somme richieste.

La decisione della Corte e la prescrizione decennale pensione

La Corte di Cassazione ha risolto la controversia accogliendo le tesi del professionista e respingendo quelle della Cassa previdenziale. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti ma connessi.

L’illegittimità del contributo di solidarietà

La Corte ha ribadito un principio già consolidato nella sua giurisprudenza: gli enti previdenziali privatizzati non hanno il potere di imporre prelievi forzosi, come i contributi di solidarietà, su trattamenti pensionistici già determinati e in corso di erogazione. Una simile trattenuta, infatti, non incide sui criteri di calcolo della pensione, ma si configura come una vera e propria “prestazione patrimoniale” imposta. Secondo l’articolo 23 della Costituzione, l’imposizione di prestazioni patrimoniali è soggetta a una “riserva di legge”, il che significa che solo il Parlamento, attraverso una legge formale, può introdurre tali prelievi. Gli atti autonomi delle Casse, pur finalizzati a garantire l’equilibrio di bilancio, non possono violare questo principio costituzionale.

La corretta applicazione della prescrizione decennale

Il punto più significativo della sentenza riguarda la durata del termine di prescrizione. La Corte ha chiarito che la richiesta di rimborso di somme indebitamente trattenute, che implica una contestazione sull’ammontare stesso della pensione, dà luogo a un’azione di “riliquidazione” del trattamento. In questi casi, non si applica la prescrizione breve di cinque anni, prevista dall’art. 2948, n. 4, c.c. per le rate di pensione già liquide ed esigibili. Si applica, invece, la prescrizione ordinaria decennale prevista dall’art. 2946 c.c. Questo perché la pretesa del pensionato non riguarda singole rate non pagate, ma il diritto a veder ricalcolato l’importo corretto della propria pensione, un diritto che sorge nel momento in cui nasce la contestazione sul suo ammontare.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Per giungere a queste conclusioni, la Corte di Cassazione ha richiamato importanti precedenti, tra cui una sentenza delle Sezioni Unite (n. 17742/2015). Tale pronuncia aveva già distinto tra il diritto alle singole rate di pensione (soggetto a prescrizione quinquennale) e il diritto alla riliquidazione della pensione per errori di calcolo o trattenute illegittime (soggetto a prescrizione decennale). La Corte ha sottolineato che la prescrizione quinquennale presuppone che il credito sia “liquido ed esigibile”, cioè determinato nel suo ammontare e non contestato. Quando, come nel caso di specie, è proprio l’ammontare della pensione a essere in discussione a causa di una trattenuta ritenuta illecita, il diritto del pensionato è quello di ottenere un ricalcolo, un diritto che si prescrive nel termine più lungo di dieci anni. La Corte ha inoltre specificato che le normative più recenti che hanno introdotto termini più brevi per agire contro l’INPS non sono applicabili ai fondi previdenziali privatizzati in questo contesto.

Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida la protezione dei pensionati contro prelievi unilaterali decisi dalle Casse di previdenza, riaffermando che solo una legge statale può imporre sacrifici economici su pensioni già maturate. In secondo luogo, e forse ancora più importante, offre ai pensionati un arco temporale più ampio – dieci anni – per agire in giudizio e recuperare somme che ritengono siano state illegittimamente detratte dal loro assegno. Ciò rappresenta una garanzia fondamentale, poiché consente di tutelare i propri diritti anche a distanza di tempo, senza il rischio di vedersi opporre un termine di prescrizione troppo breve.

Una Cassa di previdenza privata può imporre un contributo di solidarietà sulle pensioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, gli enti previdenziali privatizzati non possono imporre autonomamente prelievi forzosi su trattamenti pensionistici già determinati. Tali contributi sono considerati prestazioni patrimoniali che, secondo la Costituzione, possono essere introdotte solo da una legge dello Stato.

Qual è il termine di prescrizione per chiedere il rimborso di somme indebitamente trattenute dalla pensione?
Il termine di prescrizione è quello ordinario di dieci anni. Questo perché la richiesta di rimborso implica una contestazione sull’esatto ammontare della pensione, configurando un’azione di riliquidazione del trattamento, non una semplice richiesta di pagamento di rate scadute.

Perché si applica la prescrizione decennale e non quella quinquennale in questi casi?
Si applica la prescrizione decennale perché il diritto che si fa valere non è quello a singole rate di pensione già determinate (per le quali vale la prescrizione di cinque anni), ma il diritto a ottenere il corretto calcolo dell’intera prestazione pensionistica. La prescrizione quinquennale si applica solo ai crediti liquidi ed esigibili, mentre in questo caso l’ammontare del credito è oggetto di contestazione e necessita di un ricalcolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati