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Prescrizione crediti lavoro: quando inizia a decorrere?

Un lavoratore ha ottenuto il riconoscimento di mansioni superiori. L’azienda ha contestato la richiesta di differenze retributive eccependo la prescrizione. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la prescrizione crediti lavoro inizia a decorrere solo dalla cessazione del rapporto. Questa decisione si fonda sulla mancanza di un regime di stabilità reale del posto di lavoro dopo le riforme del 2012, che potrebbe indurre nel lavoratore un timore di ritorsione da parte del datore.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione crediti lavoro: la Cassazione conferma lo stop durante il rapporto

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto del lavoro: la prescrizione crediti lavoro. La questione centrale riguarda il momento esatto in cui inizia a decorrere il termine per richiedere le differenze retributive. La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, secondo cui, in assenza di un regime di piena stabilità del posto di lavoro, la prescrizione rimane ‘congelata’ fino alla cessazione del rapporto. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Lavoratore

Un dipendente di una nota società di telecomunicazioni ha agito in giudizio per ottenere il riconoscimento di una qualifica superiore, sostenendo di aver svolto mansioni più elevate rispetto a quelle contrattuali per un lungo periodo, a partire dal maggio 2007. Di conseguenza, ha richiesto il pagamento delle relative differenze retributive.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione al lavoratore, accogliendo la sua domanda e condannando la società al pagamento delle somme dovute.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della prescrizione crediti lavoro

L’azienda ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su un unico motivo: la violazione delle norme sulla prescrizione. Secondo la tesi aziendale, il diritto del lavoratore a percepire le differenze retributive si sarebbe in parte prescritto, in quanto il termine di cinque anni avrebbe dovuto decorrere in costanza di rapporto e non, come sostenuto dai giudici di merito, solo a partire dalla sua cessazione.
L’argomento del datore di lavoro si fondava sull’idea che le riforme legislative, in particolare la Legge n. 92 del 2012 (cd. Riforma Fornero), non avessero reso il rapporto di lavoro così ‘instabile’ da giustificare la sospensione della decorrenza della prescrizione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno ribadito un principio già affermato in precedenti pronunce (Cass. n. 26246/2022 e n. 29981/2022). Il cuore del ragionamento risiede nell’analisi del quadro normativo post-2012. La Corte ha statuito che il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, così come modulato dalla Legge n. 92/2012 e dal successivo D.Lgs. n. 23/2015 (Jobs Act), non è più assistito da un regime di stabilità forte.
La tutela contro il licenziamento illegittimo non è più certa e predeterminabile come in passato. Questa incertezza genera nel lavoratore una condizione di ‘metus’, ovvero un timore reverenziale nei confronti del datore di lavoro. Tale timore potrebbe dissuaderlo dall’esercitare i propri diritti in corso di rapporto, per paura di subire ritorsioni, come il licenziamento. Di conseguenza, per tutelare il lavoratore, il termine di prescrizione per i crediti di lavoro non può decorrere mentre il rapporto è in vita, ma solo dal momento della sua cessazione. La Corte ha sottolineato come questa interpretazione sia coerente con la sua funzione nomofilattica, volta a garantire l’uniformità e la prevedibilità delle decisioni giudiziarie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

La decisione consolida un importante principio a tutela dei lavoratori. Per tutti i diritti retributivi che non si sono prescritti prima dell’entrata in vigore della Legge Fornero (2012), il termine di prescrizione di cinque anni inizia a decorrere solo dal giorno in cui il rapporto di lavoro cessa. Questo significa che un lavoratore può agire per rivendicare differenze retributive, anche risalenti a molti anni prima, entro cinque anni dalla fine del suo impiego, senza che il datore di lavoro possa eccepire la prescrizione per il periodo in cui il rapporto era attivo. La sentenza riafferma che la stabilità del posto di lavoro è un presupposto fondamentale per garantire che i lavoratori possano esercitare liberamente i propri diritti senza timore di ritorsioni.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti di lavoro secondo questa ordinanza?
La prescrizione inizia a decorrere solo dal momento della cessazione del rapporto di lavoro, e non durante il suo svolgimento.

Perché le riforme del lavoro dal 2012 in poi influenzano la prescrizione?
Perché, secondo la Corte, queste riforme hanno indebolito il regime di stabilità del posto di lavoro. La mancanza di una tutela forte contro il licenziamento illegittimo può indurre nel lavoratore il timore di agire per i propri diritti durante il rapporto, giustificando così lo slittamento dell’inizio della prescrizione alla sua conclusione.

Questa regola vale per tutti i rapporti di lavoro?
La sentenza si concentra sui rapporti di lavoro non assistiti da un regime di stabilità reale, come quelli disciplinati dalle normative introdotte dalla Legge n. 92/2012 e successivi interventi. La stabilità è il fattore discriminante per determinare se la prescrizione decorra in costanza di rapporto o solo alla sua fine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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