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Prescrizione crediti di lavoro: quando decorre?

Una società di infrastrutture ha perso il suo ricorso in Cassazione riguardo la prescrizione dei crediti di lavoro di un dipendente. La Corte ha confermato che, a seguito delle riforme del 2012 e 2015, il termine di cinque anni per la prescrizione crediti di lavoro inizia a decorrere solo dalla cessazione del rapporto, a causa della diminuita stabilità del posto di lavoro che può generare timore nel lavoratore.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Crediti di Lavoro: La Cassazione Conferma lo Stop Durante il Rapporto

La questione della prescrizione crediti di lavoro è un tema cruciale che tocca da vicino i diritti dei lavoratori subordinati. Sapere quando inizia a decorrere il termine per richiedere differenze retributive o altre somme è fondamentale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato, specificando che, nei rapporti di lavoro non assistiti da un solido regime di stabilità, la prescrizione inizia a decorrere solo dalla cessazione del rapporto. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Differenze Retributive e Stabilità del Rapporto

La vicenda trae origine dalla richiesta di un lavoratore che aveva citato in giudizio la propria azienda, una grande società operante nel settore delle infrastrutture, per ottenere il pagamento di differenze retributive maturate in un lungo arco temporale, dal 2007 al 2016. La società si era difesa eccependo la prescrizione quinquennale per i crediti anteriori al 2011, sostenendo che il termine dovesse decorrere anche in corso di rapporto.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la tesi aziendale, affermando che il rapporto di lavoro non era assistito da una stabilità tale da escludere il cosiddetto metus, ovvero il timore del licenziamento, che potrebbe dissuadere il dipendente dall’agire in giudizio contro il datore di lavoro. L’azienda ha quindi proposto ricorso per cassazione, insistendo sulla propria interpretazione.

L’Impatto delle Riforme sulla Prescrizione Crediti di Lavoro

Il cuore della controversia giuridica risiede nell’interpretazione degli effetti delle riforme del mercato del lavoro, in particolare la Legge n. 92/2012 (Riforma Fornero) e il D.Lgs. n. 23/2015 (Jobs Act), sul regime di stabilità del lavoro a tempo indeterminato. Secondo l’azienda ricorrente, anche dopo tali riforme, il rapporto di lavoro privato continuava a essere assistito da una forza di resistenza sufficiente a far decorrere la prescrizione anche durante il suo svolgimento.

La tesi si fondava sull’idea che, rimanendo la reintegrazione nel posto di lavoro per i vizi più gravi del licenziamento, il lavoratore non si trovasse in quella condizione di soggezione psicologica che, secondo la giurisprudenza costituzionale, giustifica la sospensione del decorso della prescrizione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo infondato e confermando l’orientamento già espresso in precedenti pronunce. I giudici hanno enunciato un principio di diritto molto chiaro: il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, così come modificato dalle riforme del 2012 e del 2015, non è più assistito da un regime di stabilità reale. Manca, infatti, una predeterminazione certa dei casi di risoluzione del rapporto e una tutela sempre adeguata.

Questa incertezza genera una potenziale situazione di metus per il lavoratore, che potrebbe temere ritorsioni se decidesse di far valere i propri diritti. Di conseguenza, per tutti i diritti che non erano già prescritti al momento dell’entrata in vigore della Legge n. 92/2012, il termine di prescrizione quinquennale, come previsto dagli artt. 2948, n. 4, e 2935 c.c., inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale a tutela dei lavoratori. La Corte Suprema stabilisce che, in assenza di un robusto sistema di stabilità che protegga efficacemente il lavoratore dal rischio di un licenziamento ingiustificato, il termine per rivendicare i propri crediti retributivi non corre finché il rapporto è in essere. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: i lavoratori possono agire per il recupero dei loro crediti entro cinque anni dalla fine del rapporto, senza il timore di perdere i propri diritti a causa del decorso del tempo mentre sono ancora impiegati. Per le aziende, ciò significa dover considerare una potenziale esposizione a rivendicazioni economiche per un periodo più lungo, sottolineando l’importanza di una corretta gestione amministrativa e contrattuale.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti di lavoro nei rapporti a tempo indeterminato dopo le riforme del 2012 e 2015?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro, come le differenze retributive, decorre solo dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Perché la prescrizione dei crediti di lavoro non decorre durante il rapporto?
Non decorre durante il rapporto perché le riforme del mercato del lavoro (L. 92/2012 e D.Lgs. 23/2015) hanno indebolito il regime di stabilità. Questa situazione può generare nel lavoratore un giustificato timore (metus) di essere licenziato qualora agisse per far valere i propri diritti, condizione che impedisce il decorso della prescrizione.

Il regime di stabilità introdotto dalla Legge 92/2012 è sufficiente a far decorrere la prescrizione in corso di rapporto?
No. La Corte ha stabilito che il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, così come modulato da tale riforma, manca dei presupposti di predeterminazione certa delle ipotesi di risoluzione e di una loro tutela adeguata. Pertanto, non è considerato un regime di stabilità sufficiente a far decorrere la prescrizione prima della fine del rapporto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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