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Prescrizione contributi INPS: la Cassazione decide

Una professionista ha contestato una richiesta di pagamento per contributi, sostenendo l’avvenuta prescrizione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che per la prescrizione contributi INPS, la semplice omissione della compilazione del quadro RR nella dichiarazione dei redditi non costituisce automaticamente un occultamento doloso del debito e, di conseguenza, non sospende il termine di prescrizione. La decisione precedente è stata annullata.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Contributi INPS: La Cassazione Fa Chiarezza sul Quadro RR

La questione della prescrizione contributi INPS rappresenta un tema di cruciale importanza per professionisti e lavoratori autonomi. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale riguardo al decorso dei termini prescrizionali, in particolare quando vi è un’omissione nella dichiarazione dei redditi. L’ordinanza analizza se la mancata compilazione del quadro RR possa essere considerata un “occultamento doloso” del debito, tale da sospendere la prescrizione.

I Fatti del Caso

Una libera professionista si è vista recapitare un avviso di accertamento da parte dell’Ente Previdenziale per contributi e sanzioni relativi all’anno 2011, per un importo di circa 3.000 euro. La professionista ha impugnato l’atto, sostenendo che il diritto dell’Ente a riscuotere tali somme fosse ormai estinto per prescrizione.

In un primo momento, la Corte d’Appello aveva dato ragione all’Ente Previdenziale. I giudici di secondo grado avevano ritenuto che il termine di prescrizione non fosse decorso, poiché la professionista non aveva compilato il quadro RR della propria dichiarazione dei redditi. Secondo la Corte territoriale, questa omissione configurava un occultamento del debito contributivo, con la conseguenza di sospendere il decorso del termine prescrizionale.

La Prescrizione Contributi INPS e la Decisione della Cassazione

Contro la decisione d’appello, la professionista ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali. Il primo, e più importante, riguardava proprio la violazione delle norme sulla prescrizione.

La Suprema Corte ha accolto questo motivo, ribaltando completamente la decisione precedente. I giudici hanno stabilito che il termine di prescrizione quinquennale per i contributi del 2011 era iniziato a decorrere dal 1° luglio 2012 (data successiva a quella prevista per il pagamento). Poiché il primo atto interruttivo da parte dell’Ente era datato 23 agosto 2017, il termine di cinque anni era ampiamente trascorso.

Il Principio di Diritto: Nessun Automatismo tra Omissione e Occultamento

Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione dell’occultamento doloso del debito. La Cassazione ha affermato un principio di diritto molto chiaro: non esiste alcun automatismo tra la mancata compilazione del quadro RR e l’occultamento doloso del debito contributivo.

L’omissione dichiarativa non è, di per sé, una prova sufficiente della volontà del contribuente di nascondere fraudolentemente il proprio debito all’Ente. Per poter sospendere la prescrizione, l’Ente Previdenziale ha l’onere di dimostrare l’effettiva intenzione dolosa del contribuente, prova che nel caso di specie mancava del tutto.

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle motivazioni, la Corte richiama un suo precedente orientamento (Ordinanza n. 37529/2021), consolidando l’idea che l’occultamento che sospende la prescrizione deve consistere in una condotta deliberatamente ingannevole, volta a nascondere l’esistenza stessa del debito. La semplice omissione di un dato in una dichiarazione fiscale, che l’Ente potrebbe comunque acquisire tramite controlli incrociati con l’Agenzia delle Entrate, non integra tale fattispecie.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione per una nuova valutazione basata sul principio di diritto enunciato. Gli altri motivi di ricorso sono stati dichiarati assorbiti, in quanto superati dall’accoglimento del primo.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta una garanzia importante per i contribuenti. Stabilisce che la prescrizione contributi INPS non può essere sospesa sulla base di una mera presunzione di dolo derivante da un’omissione dichiarativa. Spetta all’Ente Previdenziale fornire la prova rigorosa dell’intento fraudolento del contribuente. Per i professionisti e i lavoratori autonomi, ciò significa maggiore certezza giuridica riguardo alla stabilità dei rapporti con l’Ente e alla definizione dei termini entro cui possono essere richieste le somme dovute.

La mancata compilazione del quadro RR nella dichiarazione dei redditi sospende la prescrizione dei contributi previdenziali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non esiste un automatismo tra la mancata compilazione del quadro RR e l’occultamento doloso del debito. Pertanto, la sola omissione non è sufficiente a sospendere il decorso del termine di prescrizione.

A chi spetta dimostrare l’occultamento doloso del debito contributivo?
La prova dell’occultamento doloso del debito spetta all’ente previdenziale che intende far valere la sospensione della prescrizione. Non è sufficiente indicare la semplice mancata compilazione del quadro RR.

Qual è il termine di prescrizione per i contributi dovuti alla gestione separata?
La sentenza si fonda sul principio della prescrizione quinquennale, come previsto dall’art. 3, comma 9, della Legge 335/1995. Il termine inizia a decorrere dalla data in cui i contributi avrebbero dovuto essere versati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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