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Prescrizione contributi INPS: il DPCM sposta il termine

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16055/2025, affronta il tema della prescrizione contributi INPS per un professionista iscritto alla Gestione Separata. La Corte ha stabilito che il termine di prescrizione inizia a decorrere dalla data di scadenza del versamento prorogata tramite Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.). Ha inoltre ribadito che la sola omissione del quadro RR nella dichiarazione dei redditi non integra automaticamente il doloso occultamento del debito.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Contributi INPS: La Cassazione sul Ruolo dei DPCM di Proroga

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti cruciali sulla decorrenza della prescrizione contributi INPS per i professionisti, in particolare quando intervengono i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.) che prorogano i termini di versamento. La decisione sottolinea come tali decreti abbiano piena efficacia nel posticipare l’inizio del termine prescrizionale, offrendo un’interpretazione consolidata di grande rilevanza per professionisti e intermediari.

I Fatti di Causa: Un’Architetta e i Contributi della Gestione Separata

Il caso riguarda un’architetta, dipendente di un ente pubblico e iscritta all’Inpdap, che aveva svolto anche attività libero-professionale negli anni 2008, 2009 e 2010. Per i redditi derivanti da tale attività, era tenuta al versamento del solo contributo integrativo ad Inarcassa, ma non di quello soggettivo. Di conseguenza, l’INPS procedeva all’iscrizione d’ufficio della professionista alla Gestione Separata, richiedendo il pagamento dei contributi previdenziali per le tre annualità.

La professionista si opponeva, e la Corte d’Appello, pur riconoscendo la legittimità dell’iscrizione, dichiarava prescritto il credito dell’INPS. I giudici di secondo grado avevano ritenuto che il termine di prescrizione non potesse essere influenzato dalle proroghe annuali disposte tramite D.P.C.M. per i versamenti legati alle dichiarazioni dei redditi. Inoltre, avevano escluso che la mancata compilazione del quadro RR della dichiarazione potesse configurare un’ipotesi di doloso occultamento del debito, idonea a sospendere la prescrizione.

La Decisione della Cassazione sulla Prescrizione Contributi INPS

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo parzialmente il ricorso dell’INPS. I giudici di legittimità hanno affrontato due punti centrali: la decorrenza della prescrizione e l’ipotesi del doloso occultamento.

Per quanto riguarda la prescrizione contributi INPS, la Corte ha riaffermato il suo orientamento consolidato: l’articolo 12 del D.Lgs. n. 241/97 attribuisce ai D.P.C.M. il potere di modificare i termini per gli adempimenti fiscali e contributivi. Tali decreti non sono meri atti amministrativi, ma si configurano come atti di natura regolamentare che integrano la fonte primaria. Di conseguenza, la data di scadenza del versamento fissata dal D.P.C.M. di proroga costituisce il dies a quo, ovvero il giorno da cui il termine di prescrizione inizia a decorrere.

Sulla base di questo principio, la Corte ha ritenuto tempestivi gli atti interruttivi dell’INPS sia per i redditi 2010 (il cui termine era stato prorogato al 6.7.2011) che per i redditi 2008 (prorogato al 6.7.2009).

Il Doloso Occultamento e l’Onere della Prova

In merito al secondo motivo di ricorso, relativo al doloso occultamento del debito, la Cassazione ha precisato che la semplice omissione della compilazione del quadro RR nella dichiarazione dei redditi non è sufficiente, da sola, a integrare tale fattispecie. Non esiste un automatismo: spetta all’INPS allegare e provare ulteriori circostanze di fatto che dimostrino l’intento fraudolento del contribuente di nascondere il debito e impedire al creditore di esercitare il proprio diritto.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione richiamando la natura giuridica dei D.P.C.M. che dispongono le proroghe dei versamenti. Essi trovano un “inequivocabile fondamento normativo” nella legge (D.Lgs. n. 241/97) che ne autorizza l’intervento. Pertanto, si configurano come atti regolamentari che concorrono ad attuare e integrare le previsioni normative primarie. Stabilire una data di scadenza diversa da quella originaria significa ridefinire il momento esatto in cui il diritto al contributo può essere fatto valere, e di conseguenza, il momento da cui inizia a decorrere la prescrizione, secondo il principio dell’art. 2935 c.c. Riguardo al doloso occultamento, la Corte ha applicato un orientamento che mira a evitare automatismi sanzionatori, richiedendo una prova concreta dell’elemento soggettivo (il dolo) che non può essere presunto dalla sola omissione formale.

Le conclusioni

La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello di Firenze. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi enunciati dalla Cassazione, calcolando correttamente il dies a quo della prescrizione sulla base delle scadenze fissate dai D.P.C.M. pertinenti. Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: le proroghe dei versamenti fiscali e contributivi disposte per via regolamentare sono pienamente efficaci ai fini della decorrenza della prescrizione. I professionisti e i loro consulenti devono quindi prestare massima attenzione non solo alla scadenza originaria, ma anche a tutte le eventuali proroghe ufficiali per calcolare correttamente i termini entro cui l’INPS può legittimamente richiedere i contributi omessi.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione dei contributi INPS dovuti in base alla dichiarazione dei redditi?
La prescrizione decorre dalla data di scadenza del versamento, anche se questa è stata prorogata da un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (D.P.C.M.), poiché tali decreti sono considerati atti regolamentari che integrano la normativa primaria e ne spostano il termine.

La mancata compilazione del quadro RR nella dichiarazione dei redditi costituisce automaticamente un doloso occultamento del debito?
No. Secondo la Corte, non esiste un automatismo tra l’omessa compilazione del quadro RR e il doloso occultamento del debito. Per sospendere la prescrizione, l’INPS deve provare ulteriori circostanze di fatto che dimostrino l’intenzione fraudolenta del contribuente di nascondere il debito.

Se in appello si contesta la sospensione della prescrizione, il giudice può riesaminare anche la data di inizio del termine (dies a quo)?
Sì. La Corte ha stabilito che quando viene contestata la disciplina sulla sospensione della prescrizione (come nel caso del doloso occultamento), l’intera fattispecie della prescrizione, compresa la corretta individuazione del termine iniziale, torna ad essere valutabile dal giudice d’appello come aspetto logicamente preliminare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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