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Prescrizione contributi INPS: il DPCM sposta i termini

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un ente previdenziale, stabilendo che un decreto ministeriale che posticipa la data di versamento dei contributi sposta di conseguenza anche l’inizio del termine di prescrizione. La Corte ha chiarito che il periodo di cinque anni per la prescrizione decorre dalla nuova scadenza e non da quella originaria. È stato invece ritenuto inammissibile il motivo di ricorso che mirava a qualificare come evasione la mancata compilazione di un quadro specifico della dichiarazione dei redditi. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questi principi e di una sopravvenuta sentenza della Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Contributi INPS: La Cassazione e l’Effetto dei DPCM sui Termini

La questione della prescrizione contributi INPS è un tema di cruciale importanza per professionisti e lavoratori autonomi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: un DPCM che sposta in avanti la scadenza per il versamento dei contributi, sposta di conseguenza anche il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione. Questa decisione ha implicazioni significative sulla gestione dei debiti previdenziali e sulla validità degli atti interruttivi notificati dall’ente.

I fatti del caso: Un contenzioso sulla prescrizione dei contributi previdenziali

Il caso trae origine dalla decisione di una Corte d’Appello che aveva dichiarato prescritti alcuni contributi previdenziali dovuti da due professionisti all’ente di previdenza. La Corte territoriale aveva ritenuto che il termine quinquennale per la riscossione fosse decorso. L’ente previdenziale, non condividendo tale interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali: l’errata individuazione del momento di inizio della prescrizione e la qualificazione dell’inadempimento come semplice omissione anziché evasione contributiva.

L’analisi della Corte di Cassazione e la questione della prescrizione contributi INPS

La Suprema Corte ha esaminato i due motivi di ricorso, arrivando a conclusioni opposte per ciascuno di essi.

Il primo motivo: Lo slittamento del termine di pagamento

Il cuore della controversia risiedeva nel calcolo del termine di prescrizione. L’ente previdenziale sosteneva che un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) aveva posticipato la scadenza per il versamento dei contributi relativi a un’annualità specifica. Di conseguenza, anche il termine di prescrizione avrebbe dovuto iniziare a decorrere da questa nuova data posticipata. La notifica di interruzione della prescrizione, inviata dall’ente, sarebbe quindi giunta in tempo utile.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi. Ha stabilito che i giudici di merito avevano errato a non considerare lo slittamento del termine di versamento disposto dal DPCM. Il dies a quo, ovvero il giorno da cui la prescrizione inizia a correre, coincide con la scadenza del termine per il pagamento. Se tale scadenza viene legalmente posticipata, anche l’inizio della prescrizione slitta in avanti. Pertanto, l’atto interruttivo dell’ente era valido ed efficace.

Il secondo motivo: Omissione o evasione?

L’ente sosteneva che la mancata compilazione del “Quadro RR” nella dichiarazione dei redditi da parte di uno dei professionisti costituisse un’ipotesi di evasione contributiva, e non di semplice omissione, con conseguenze più gravi in termini sanzionatori. La Corte ha dichiarato questo motivo inammissibile. Richiamando un proprio precedente consolidato, ha ribadito che non esiste un automatismo tra la mancata compilazione del Quadro RR e l’occultamento doloso del debito contributivo. La valutazione sulla sussistenza dell’intento fraudolento (dolo) è una questione di merito, che spetta al giudice delle istanze inferiori e non può essere censurata in sede di legittimità se non per vizi specifici.

L’impatto dello “Ius Superveniens”: La pronuncia della Corte Costituzionale

La Cassazione ha inoltre richiamato una recente e importante sentenza della Corte Costituzionale (n. 55 del 2024). Questa pronuncia ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di una norma che non esonerava ingegneri e architetti, già iscritti a un’altra forma di previdenza obbligatoria, dal pagamento delle sanzioni civili per l’omessa iscrizione alla Gestione Separata dell’ente. Si tratta di uno ius superveniens (diritto sopravvenuto) che il giudice del rinvio dovrà necessariamente considerare nella nuova decisione del caso.

Le motivazioni della decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio di coerenza e logica giuridica. Poiché il diritto a riscuotere i contributi sorge quando scade il termine per il loro pagamento, è da quel momento che il titolare del diritto (l’ente) può farlo valere e, di conseguenza, da quel momento inizia a decorrere la prescrizione. Modificare con un atto normativo (il DPCM) la data di scadenza del pagamento significa inevitabilmente modificare anche il punto di partenza della prescrizione. Riguardo alla distinzione tra omissione ed evasione, la Corte ha ribadito la necessità di un accertamento in fatto dell’elemento soggettivo del dolo, che non può essere presunto dalla sola omissione formale di compilazione di un quadro della dichiarazione fiscale.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata in relazione al primo motivo, accogliendo la tesi dell’ente previdenziale sulla decorrenza della prescrizione. Ha rinviato la causa alla Corte d’Appello, in diversa composizione, che dovrà riesaminare il merito della questione attenendosi al principio di diritto stabilito. Il giudice del rinvio dovrà inoltre tenere conto degli effetti della sentenza della Corte Costituzionale sulle sanzioni applicabili. Questa decisione rafforza la certezza del diritto, chiarendo che le proroghe legali dei termini di versamento hanno un effetto diretto e conseguente sul calcolo della prescrizione contributi INPS.

Un decreto ministeriale che posticipa la scadenza per il versamento dei contributi sposta anche l’inizio del termine di prescrizione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che se un DPCM posticipa legalmente il termine per il pagamento dei contributi, anche il termine di prescrizione quinquennale inizia a decorrere dalla nuova data di scadenza e non da quella originaria.

La mancata compilazione del ‘Quadro RR’ nella dichiarazione dei redditi equivale automaticamente a evasione contributiva?
No. Secondo la giurisprudenza della Corte di Cassazione, non c’è un automatismo. La mancata compilazione non dimostra di per sé l’occultamento doloso del debito. La distinzione tra omissione ed evasione richiede una valutazione specifica da parte del giudice di merito sull’intento fraudolento del contribuente.

Cosa accade se una norma viene dichiarata incostituzionale mentre una causa è ancora in corso?
Il giudice deve applicare la nuova situazione giuridica derivante dalla sentenza della Corte Costituzionale. Nel caso specifico, la Corte d’Appello, nel riesaminare la causa, dovrà tener conto della sentenza che ha dichiarato l’illegittimità di una norma riguardante le sanzioni per omessa iscrizione, applicandone gli effetti al caso concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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