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Prescrizione contributi: il termine decorre dal rinvio

Un professionista ha contestato una richiesta di pagamento dell’ente previdenziale, sostenendo l’avvenuta prescrizione dei contributi. Mentre i tribunali di merito gli avevano dato ragione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. È stato chiarito che la proroga governativa dei termini di versamento, che sposta l’inizio del calcolo della prescrizione contributi, si applica a tutti i professionisti operanti in settori con studi di settore, anche se personalmente aderiscono a un regime fiscale diverso come quello dei minimi. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Contributi: La Cassazione Chiarisce la Decorrenza in Caso di Proroga

La corretta individuazione della scadenza per il pagamento dei contributi previdenziali è un tema di fondamentale importanza sia per i professionisti che per gli enti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico relativo alla prescrizione contributi, chiarendo come una proroga dei termini di versamento influenzi il calcolo del periodo di prescrizione. La decisione offre un principio guida per situazioni analoghe, specialmente per i professionisti in regime fiscale agevolato.

I Fatti di Causa: Il Professionista e la Richiesta di Pagamento

La vicenda ha origine dall’opposizione di un professionista a una richiesta di pagamento inviata dall’ente previdenziale per contributi dovuti alla Gestione Separata per l’anno 2009. Il professionista sosteneva che il diritto dell’ente a riscuotere tali somme fosse ormai estinto per prescrizione.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano accolto le ragioni del lavoratore autonomo. Secondo i giudici di merito, il termine di prescrizione quinquennale era iniziato a decorrere dalla scadenza originaria per il versamento, fissata al 16 giugno 2010. Di conseguenza, l’atto interruttivo notificato dall’ente previdenziale il 1° luglio 2015 era stato considerato tardivo, in quanto il quinquennio si era già concluso.

La Decisione dei Giudici di Merito e la Questione della Proroga

Il fulcro della controversia ruotava attorno all’interpretazione di un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) che aveva disposto un differimento dei termini di versamento per l’anno in questione. La Corte d’Appello aveva ritenuto che tale proroga si applicasse esclusivamente ai contribuenti soggetti agli “studi di settore”.

Poiché il professionista beneficiava del cosiddetto “regime dei minimi”, non era soggetto a tale strumento di accertamento fiscale. Di conseguenza, secondo la Corte territoriale, per lui la scadenza era rimasta quella originaria del 16 giugno 2010, rendendo tardiva la successiva pretesa dell’ente.

La Prescrizione Contributi secondo la Corte di Cassazione

L’ente previdenziale ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando completamente la prospettiva dei giudici di merito.

Richiamando un proprio precedente consolidato (Cass. n. 10273/2021), la Corte ha affermato un principio di diritto cruciale: la proroga dei termini di versamento disposta dal DPCM si applicava a tutti i contribuenti che esercitavano attività economiche per le quali erano stati elaborati gli studi di settore, indipendentemente dal regime fiscale concretamente scelto dal singolo contribuente. In altre parole, ciò che contava era la natura dell’attività svolta, non la scelta individuale di avvalersi di un regime agevolato come quello dei minimi.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che la decorrenza della prescrizione contributi è strettamente legata alla scadenza del termine per il pagamento. Se una norma sposta in avanti tale scadenza, di conseguenza si sposta anche il momento dal quale inizia a contarsi il periodo di prescrizione. La proroga non era un beneficio personale legato al regime fiscale, ma una misura di carattere generale legata a determinate categorie di attività economiche. Di conseguenza, anche il professionista in regime dei minimi, operando in un settore per cui esistevano gli studi di settore, beneficiava della proroga. Questo significa che il termine per il pagamento dei suoi contributi del 2009 era stato differito, e con esso anche l’inizio del decorso della prescrizione. L’atto notificato nel luglio 2015, quindi, risultava tempestivo.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, stabilisce un criterio interpretativo chiaro e uniforme: le proroghe dei versamenti fiscali e contributivi legate a determinate categorie di attività si applicano a tutti gli operatori di quel settore, a prescindere dalle loro scelte fiscali individuali. Questo principio rafforza la certezza del diritto e previene disparità di trattamento. Per i professionisti e i lavoratori autonomi, ciò significa che non possono dare per scontato che una proroga non li riguardi solo perché aderiscono a un regime fiscale semplificato. È necessario verificare l’ambito di applicazione oggettivo della norma di rinvio. Per l’ente previdenziale, la sentenza conferma la possibilità di agire per la riscossione dei crediti entro un termine che tiene conto di eventuali differimenti normativi. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello di Napoli per una nuova decisione che dovrà conformarsi a questo fondamentale principio.

Una proroga dei termini per il versamento dei contributi INPS sposta anche l’inizio della prescrizione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il differimento del termine per il pagamento dei contributi ha effetto anche sulla decorrenza del termine di prescrizione, che inizia a correre dalla nuova scadenza posticipata.

Una proroga dei versamenti prevista per i soggetti con studi di settore si applica anche a chi è in regime dei minimi?
Sì. La Corte ha chiarito che la proroga si applica a tutti i contribuenti che esercitano attività economiche per le quali sono stati elaborati gli studi di settore, a prescindere dal regime fiscale concretamente adottato (come il regime dei minimi).

Cosa succede quando la Corte di Cassazione ‘cassa con rinvio’ una sentenza?
Significa che la Corte Suprema annulla la decisione del giudice precedente e rimanda il caso allo stesso giudice (in diversa composizione) affinché lo decida nuovamente, ma questa volta seguendo il principio di diritto stabilito dalla Cassazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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