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Prescrizione contributi: il DPCM sposta la decorrenza

Un professionista si opponeva a una richiesta di contributi previdenziali per la Gestione Separata, ritenendola prescritta. La Corte d’Appello gli dava ragione, ma la Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha stabilito che il termine per la prescrizione contributi non decorre dalla scadenza originaria, ma da quella posticipata da un DPCM. Di conseguenza, la richiesta di pagamento dell’ente previdenziale era tempestiva e il debito non era estinto.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Contributi: Quando un DPCM Sposta la Scadenza

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale sul calcolo della prescrizione contributi dovuti alla Gestione Separata. La decisione sottolinea come i provvedimenti di proroga dei termini di versamento, come i DPCM, abbiano un impatto diretto sul ‘dies a quo’, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione. Questo principio è cruciale per professionisti e lavoratori autonomi per comprendere la reale estensione temporale dei loro obblighi previdenziali.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dall’opposizione di un libero professionista, un architetto, a un avviso di addebito emesso dall’ente previdenziale per contributi relativi alla Gestione Separata per l’anno 2008. Inizialmente, il Tribunale aveva accolto l’opposizione, ritenendo insussistenti i presupposti per l’iscrizione d’ufficio del professionista.

Successivamente, la Corte d’Appello, pur riconoscendo l’esistenza dell’obbligo contributivo, aveva comunque dato ragione al professionista, dichiarando il debito estinto per prescrizione. Secondo i giudici di secondo grado, il termine quinquennale era decorso, calcolandolo dalla scadenza originaria per il versamento e la data di ricezione di un avviso bonario. La Corte aveva anche escluso un comportamento doloso del professionista volto a occultare il debito.

La questione della prescrizione dei contributi e il ricorso in Cassazione

L’ente previdenziale ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione delle norme sulla prescrizione. Il punto centrale del ricorso riguardava l’individuazione del ‘dies a quo’. L’ente sosteneva che la Corte d’Appello non avesse tenuto conto di un DPCM che aveva prorogato il termine per il versamento dei contributi per l’anno 2008. Questa proroga, secondo il ricorrente, spostava in avanti anche l’inizio del decorso della prescrizione, rendendo la richiesta di pagamento, inviata successivamente, pienamente tempestiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente, giudicandolo fondato. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: in materia previdenziale, la prescrizione dei contributi decorre dal momento in cui scadono i termini per il relativo pagamento. Di conseguenza, qualsiasi differimento legale di tali termini, come quello disposto dal DPCM del 4 giugno 2009, incide direttamente sulla decorrenza della prescrizione.

La Corte ha specificato che il differimento del termine di pagamento si applicava a tutti i contribuenti che esercitavano attività economiche per le quali erano stati elaborati gli studi di settore, indipendentemente dal fatto che in concreto fossero fiscalmente assoggettati a tale regime. Alla luce di questo slittamento della scadenza al 6 luglio 2009, la richiesta di pagamento dell’ente, pervenuta al professionista il 2 luglio 2014, risultava inviata prima del compimento del quinquennio. Pertanto, il credito contributivo non era affatto prescritto.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame del merito. Il principio stabilito ha importanti implicazioni pratiche: i contribuenti non possono fare affidamento unicamente sulle scadenze ordinarie per calcolare la prescrizione contributi. È essenziale monitorare anche eventuali provvedimenti normativi di proroga, poiché questi estendono di fatto il periodo durante il quale l’ente previdenziale può legittimamente richiedere il pagamento dei contributi dovuti. La sentenza rafforza la posizione dell’ente accertatore e impone a professionisti e consulenti una maggiore attenzione alla normativa fiscale e previdenziale in continua evoluzione.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per i contributi previdenziali?
La prescrizione dei contributi dovuti alla gestione separata inizia a decorrere dal momento in cui scadono i termini previsti dalla legge per il loro pagamento.

Una proroga dei termini di versamento tramite DPCM influisce sulla prescrizione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il differimento dei termini di versamento stabilito da un provvedimento come un DPCM sposta in avanti anche il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione (dies a quo).

Perché la richiesta di pagamento dell’ente è stata considerata tempestiva in questo caso?
Poiché un DPCM aveva posticipato la scadenza per il versamento dei contributi del 2008 al 6 luglio 2009, il termine di prescrizione quinquennale sarebbe scaduto il 6 luglio 2014. La richiesta di pagamento, essendo stata ricevuta dal professionista il 2 luglio 2014, è risultata tempestiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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