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Prescrizione amianto: da quando decorre il termine?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33165/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di prescrizione amianto. Il diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto si prescrive in dieci anni, ma il termine non decorre automaticamente dalla data del pensionamento. La decorrenza scatta solo dal momento in cui il lavoratore acquisisce la consapevolezza, o la ragionevole conoscibilità, di essere stato esposto a tale agente nocivo. La Corte ha cassato la decisione di merito che legava la prescrizione al solo pensionamento, rinviando la causa per un nuovo esame che accerti l’effettiva consapevolezza del lavoratore.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione amianto: la Cassazione ribadisce che conta la consapevolezza, non il pensionamento

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema di cruciale importanza per la tutela dei lavoratori: la prescrizione amianto. La questione centrale riguarda l’individuazione del momento esatto da cui inizia a decorrere il termine decennale per richiedere i benefici contributivi legati all’esposizione a questa sostanza nociva. Con una decisione chiara, la Suprema Corte ha ribadito che il termine non scatta automaticamente con il pensionamento, ma solo quando il lavoratore ha acquisito consapevolezza del rischio corso. Analizziamo insieme questa pronuncia.

I fatti del caso

Un ex lavoratore aveva richiesto all’ente previdenziale la rivalutazione contributiva per i periodi in cui era stato esposto all’amianto durante la sua carriera lavorativa. Mentre il Tribunale di primo grado gli aveva dato ragione, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, accogliendo l’eccezione di prescrizione sollevata dall’ente. Secondo i giudici di secondo grado, il diritto del lavoratore era estinto, poiché il termine di dieci anni per farlo valere era iniziato a decorrere dalla data del suo pensionamento, momento in cui l’esposizione era cessata.

La questione giuridica: il dies a quo della prescrizione amianto

Il lavoratore ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata applicazione delle norme sulla prescrizione. Il nodo del contendere era il cosiddetto dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il conteggio del termine di prescrizione. La Corte d’Appello aveva creato un automatismo tra la data di pensionamento e l’inizio della decorrenza, presumendo che da quel momento il lavoratore potesse far valere il proprio diritto. Questa interpretazione, tuttavia, non tiene conto di un elemento fondamentale: la consapevolezza.

La decisione della Cassazione e la centralità della consapevolezza

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno riaffermato un principio consolidato nella loro giurisprudenza: il diritto alla rivalutazione contributiva per esposizione ad amianto è sì soggetto alla prescrizione decennale, ma questa decorre dal momento in cui l’interessato ha avuto conoscenza o avrebbe potuto avere conoscenza del fatto di essere stato esposto oltre soglia all’amianto.

Le motivazioni

La Corte territoriale ha errato nel fare coincidere il dies a quo della prescrizione con la data del pensionamento. Questo momento, di per sé, non ha una valenza significativa per dimostrare che il lavoratore fosse a conoscenza del rischio subito. La legge, e in particolare l’art. 2935 del codice civile, stabilisce che la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. Per poter esercitare il diritto ai benefici per l’amianto, non è sufficiente che l’esposizione sia cessata; è indispensabile che il lavoratore sia consapevole di aver subito tale esposizione e delle sue potenziali conseguenze. La Corte d’Appello, invece, ha costruito un’inferenza logica automatica e presuntiva, desumendo dal fatto noto del pensionamento il fatto ignoto della consapevolezza, senza svolgere alcun accertamento concreto. Questo, secondo la Cassazione, costituisce un errore di diritto (error in iudicando), poiché la consapevolezza o la conoscibilità dell’esposizione sono presupposti imprescindibili che devono essere positivamente e puntualmente accertati dal giudice.

Le conclusioni

In conclusione, la decisione della Corte di Cassazione rafforza la tutela dei lavoratori esposti all’amianto. Viene impedito che il diritto ai benefici si estingua prima ancora che il lavoratore possa rendersi conto di averlo. Il semplice pensionamento non è un indicatore sufficiente della conoscenza del rischio. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio: dovrà verificare, sulla base di elementi concreti, quando il lavoratore ha effettivamente acquisito la consapevolezza dell’esposizione nociva, e solo da quel momento potrà calcolare il termine di dieci anni per la prescrizione amianto.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per i benefici contributivi da amianto?
La prescrizione decennale inizia a decorrere non dalla cessazione del rapporto di lavoro, ma dal momento in cui il lavoratore ha avuto conoscenza, o avrebbe potuto avere conoscenza con l’ordinaria diligenza, del fatto di essere stato esposto ad amianto oltre i limiti di legge.

Il pensionamento fa scattare automaticamente il termine di prescrizione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la data del pensionamento è un profilo di per sé sprovvisto di valenza significativa e non può essere usata per far decorrere automaticamente il termine di prescrizione. È necessario un accertamento sulla reale consapevolezza del lavoratore.

Cosa deve accertare il giudice per decidere sulla prescrizione amianto?
Il giudice non può basarsi su presunzioni, ma deve svolgere un accertamento concreto per individuare il momento specifico in cui il lavoratore ha acquisito la consapevolezza o la conoscibilità dell’avvenuta esposizione. Solo da quel momento il diritto può essere validamente esercitato e, di conseguenza, può iniziare a decorrere la prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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