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Premio per silicosi: onere della prova e restituzione

Una società ha citato in giudizio un ente previdenziale per ottenere il rimborso di un premio per silicosi versato per anni, sostenendo l’insussistenza del rischio. La Corte d’Appello ha stabilito che l’onere della prova del rischio effettivo grava sull’ente previdenziale. Poiché l’ente non è riuscito a dimostrare la persistenza del rischio dopo la formale richiesta di variazione del 2003 da parte dell’azienda, la Corte ha ordinato la restituzione dei premi versati dal 2007 al 2018. La sentenza sottolinea l’importanza della denuncia di variazione e le conseguenze della mancata prova da parte dell’ente.

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Pubblicato il 9 giugno 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Premio per Silicosi: L’Onere della Prova Ricade sull’Ente Previdenziale

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Trieste ha fatto luce su una questione cruciale nel diritto del lavoro: a chi spetta dimostrare la sussistenza del rischio che giustifica il pagamento del premio per silicosi? La decisione ribalta l’esito del primo grado, affermando un principio fondamentale: l’onere della prova grava sull’ente assicurativo, con importanti conseguenze per le aziende che contestano la debenza di tali contributi.

I Fatti di Causa: La Controversia sul Premio per Silicosi

Una società operante nella produzione di componenti per fonderia aveva versato per decenni un premio assicurativo supplementare per il rischio silicosi. Nel 2003, ritenendo che le proprie lavorazioni non esponessero più i dipendenti a tale rischio, aveva presentato all’ente previdenziale una formale denuncia di variazione, chiedendo la cessazione del pagamento. L’ente, tuttavia, non aveva accolto la richiesta, e la società aveva continuato a versare il premio.

Di fronte a questa situazione, l’azienda ha avviato un’azione legale per accertare l’insussistenza del rischio e ottenere la restituzione delle somme indebitamente pagate a partire dal 1987. Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, ma la società ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte d’Appello.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha riformato parzialmente la sentenza di primo grado, accogliendo le ragioni dell’azienda. I giudici hanno stabilito che, a seguito della denuncia di variazione del 2003, l’onere di provare la persistenza di un rischio concreto di silicosi si era trasferito sull’ente previdenziale. Poiché l’ente non è riuscito a fornire tale prova, la Corte ha dichiarato non dovuto il premio a partire da quella data e ha condannato l’istituto a restituire alla società la considerevole somma di 549.456,33 euro, relativa ai premi versati tra il 2007 e il 2018, oltre agli interessi.

Le Motivazioni: a chi spetta l’onere della prova del premio per silicosi?

La Corte ha basato la sua decisione su consolidati principi giurisprudenziali. Il pagamento del premio supplementare non è dovuto sulla base di un rischio presunto o tabellare, ma deve essere ancorato a un’effettiva e concreta dispersione di silice nell’ambiente di lavoro, in concentrazioni superiori ai limiti di legge (0,05 mg/m3).

Il Momento Chiave: La Denuncia di Variazione del 2003

Il punto di svolta del ragionamento giuridico è stata la denuncia di variazione presentata dall’azienda nel 2003. Fino a quel momento, avendo la società stessa originariamente denunciato l’attività a rischio e pagato il premio in autoliquidazione, si presumeva che il rischio sussistesse. Tuttavia, con la formale contestazione del 2003, corredata da analisi ambientali private, la situazione è cambiata.

Da quel momento, secondo la Corte, spettava all’ente previdenziale attivarsi con verifiche e campionature per dimostrare che, nonostante le affermazioni dell’azienda, il rischio silicotigeno era ancora presente e giustificava il pagamento del premio. Le risultanze processuali, incluse le consulenze tecniche, hanno invece evidenziato che l’ente non era stato in grado di fornire dati conclusivi che provassero il superamento delle soglie di rischio nel periodo successivo al 2003.

La Prova Mancata dall’Ente Previdenziale

Il consulente tecnico, infatti, ha confermato un proprio ‘non liquet’, ossia l’impossibilità di stabilire con certezza l’esposizione dei lavoratori a un rischio qualificato, a causa della mancanza di analisi valide condotte dall’ente nel tempo. Di fronte a questa incertezza probatoria, la Corte ha applicato il principio generale dell’onere della prova: chi afferma un diritto (in questo caso, l’ente che pretende il premio) deve provarne i fatti costitutivi. Non avendolo fatto, la sua pretesa è risultata infondata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre importanti indicazioni per le aziende.

1. Valore della Denuncia di Variazione: Un’azienda che ritiene cessato un rischio professionale ha il diritto e il dovere di comunicarlo formalmente all’ente previdenziale. Questo atto non è una mera formalità, ma inverte l’onere della prova, costringendo l’ente a dimostrare attivamente la persistenza del rischio.
2. La Prova deve essere Concreta: Non è sufficiente basarsi su classificazioni generali o su presunzioni. L’ente deve dimostrare, con dati certi e verificabili, l’esistenza di un’esposizione effettiva dei lavoratori al di sopra dei limiti normativi.
3. Diritto alla Restituzione: In assenza di tale prova da parte dell’ente, l’azienda ha diritto a ottenere la restituzione dei premi versati dopo la formale contestazione del rischio, nel rispetto dei termini di prescrizione.

A chi spetta l’onere di provare l’esistenza del rischio silicotigeno che giustifica il pagamento del premio supplementare?
L’onere di provare l’esistenza concreta del rischio grava sull’istituto assicurativo che ne chiede il pagamento. Se un’azienda contesta formalmente il rischio, spetta all’ente dimostrare, con dati oggettivi, che le lavorazioni espongono effettivamente i lavoratori a un livello di silice superiore alle soglie di legge.

Quale valore ha la denuncia di variazione del rischio presentata dal datore di lavoro?
La denuncia di variazione, con cui l’azienda comunica la cessazione o la modifica del rischio, ha un valore sostanziale. Secondo la Corte, questo atto inverte l’onere della prova: da quel momento in poi, non è più l’azienda a dover dimostrare l’assenza di rischio, ma l’ente a dover provare la sua persistenza per poter legittimamente richiedere il premio.

Fino a quando il datore di lavoro ha diritto alla restituzione dei premi non dovuti?
L’azienda ha diritto alla restituzione dei premi versati a partire dal momento in cui ha presentato la formale denuncia di variazione del rischio (nel caso di specie, dal 2003), a condizione che l’ente non riesca a provare la successiva sussistenza del rischio. Il diritto si esercita nel rispetto del termine di prescrizione decennale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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