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Premio di servizio: calcolo e retribuzione esclusa

La Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione di posizione non rientra nel calcolo del premio di servizio per i dipendenti pubblici. La decisione si fonda sull’interpretazione restrittiva della Legge n. 152/1968, che elenca in modo tassativo le voci retributive utili a tal fine, escludendo la possibilità per la contrattazione collettiva di integrare tale elenco. Il caso riguardava un dirigente di un ente locale che chiedeva di includere nel suo premio di servizio la retribuzione di posizione percepita in modo continuativo.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Premio di servizio: la retribuzione di posizione è esclusa dal calcolo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per i dipendenti pubblici: il calcolo del premio di servizio si basa su un elenco tassativo di voci retributive stabilito dalla legge, dal quale è esclusa la retribuzione di posizione. Questa decisione chiarisce che né la natura continuativa di un emolumento né le previsioni della contrattazione collettiva possono ampliare la base di calcolo definita dal legislatore.

I Fatti del Caso

Un dirigente di un Comune, dipendente pubblico per un lungo periodo (dal 1970 al 2008), ha agito in giudizio per ottenere il riconoscimento del suo diritto a includere nel calcolo del suo premio di servizio (indennità ex INADEL) la retribuzione di posizione percepita in modo fisso e continuativo tra il 2002 e il 2007. La sua richiesta era stata respinta sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello. Il lavoratore ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la retribuzione di posizione, essendo una parte stabile e fondamentale del suo stipendio, dovesse essere considerata utile ai fini del calcolo dell’indennità di fine servizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del dipendente, confermando le sentenze dei precedenti gradi di giudizio. Gli Ermellini hanno stabilito che la retribuzione di posizione non può essere inclusa nella base di calcolo del premio di servizio. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa di riferimento, in particolare della Legge n. 152/1968.

Le Motivazioni della Sentenza: Calcolo Tassativo del Premio di Servizio

La Corte ha articolato le sue motivazioni su alcuni pilastri giuridici chiari e consolidati:

1. Elenco Tassativo: Il punto centrale della decisione risiede nell’art. 11, comma 5, della Legge n. 152/1968. Questa norma elenca in modo specifico ed esaustivo (carattere “tassativo”) le componenti retributive che costituiscono la base per il calcolo del premio di servizio. Tra queste figurano lo stipendio, gli aumenti periodici, la tredicesima mensilità e gli assegni in natura, ma non la retribuzione di posizione.

2. Inapplicabilità del Principio di Onnicomprensività: Il ricorrente sosteneva che il carattere fisso e continuativo della retribuzione di posizione dovesse portarne all’inclusione, secondo un principio di onnicomprensività della retribuzione. La Corte ha respinto questa tesi, chiarendo che tale principio non si applica in questo contesto, dove una legge speciale definisce in modo restrittivo la base di calcolo.

3. Distinzione tra Rapporto di Lavoro e Rapporto Previdenziale: I giudici hanno sottolineato la distinzione fondamentale tra il rapporto di lavoro (tra dipendente e Comune) e il rapporto previdenziale (tra il lavoratore e l’ente di previdenza, l’INPS). Il premio di servizio appartiene a quest’ultimo ed è disciplinato da norme legali inderogabili, che non possono essere modificate dalla contrattazione collettiva.

4. Limiti della Contrattazione Collettiva: Di conseguenza, anche se un contratto collettivo nazionale (CCNL) avesse previsto l’utilità della retribuzione di posizione a fini pensionistici o previdenziali, tale previsione non avrebbe potuto derogare alla legge statale che definisce la base di calcolo del premio di servizio. La contrattazione collettiva non ha il potere di modificare i rapporti previdenziali, a meno che una legge non lo consenta esplicitamente.

Le Conclusioni: Implicazioni per i Dipendenti Pubblici

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di lungo corso e offre un importante chiarimento per tutti i dipendenti pubblici soggetti al regime del premio di servizio. Le implicazioni pratiche sono significative: la base di calcolo di questa indennità è rigida e non può essere estesa per includere voci retributive, anche se importanti e continuative come la retribuzione di posizione, se non sono espressamente previste dalla Legge n. 152/1968. I lavoratori non possono fare affidamento sulla contrattazione collettiva o sulla natura del loro stipendio per rivendicare un calcolo più favorevole, poiché la materia è interamente governata da una normativa speciale e inderogabile.

La retribuzione di posizione rientra nel calcolo del premio di servizio per i dipendenti pubblici?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la retribuzione di posizione è esclusa dal calcolo del premio di servizio, poiché non è inclusa nell’elenco tassativo delle voci retributive previsto dall’art. 11 della Legge n. 152/1968.

La contrattazione collettiva può modificare la base di calcolo del premio di servizio definita dalla legge?
No, i contratti collettivi non possono modificare le norme legali inderogabili che disciplinano i rapporti previdenziali, come quello relativo al premio di servizio. Pertanto, non possono aggiungere voci alla base di calcolo definita per legge.

Perché il principio di onnicomprensività della retribuzione non si applica al premio di servizio ex INADEL?
Il principio di onnicomprensività non si applica perché la materia è regolata da una legge speciale (L. 152/1968) che definisce una base di calcolo specifica e tassativa, prevalendo su principi di carattere generale. La natura previdenziale dell’istituto, distinta dal rapporto di lavoro, impone un’interpretazione restrittiva della normativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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