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Preavviso pensionamento pubblico: quando non è dovuto

Un dirigente pubblico ha citato in giudizio l’Amministrazione per aver ricevuto con grave ritardo la comunicazione di rigetto della sua istanza di permanenza in servizio. Tale ritardo, a suo dire, gli avrebbe causato un danno economico, impedendogli di dimettersi in tempo utile per ottenere la buonuscita in un’unica soluzione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che nel pubblico impiego contrattualizzato la cessazione del rapporto per raggiungimento dei limiti di età è automatica e non è soggetto a un obbligo di preavviso pensionamento pubblico da parte del datore di lavoro. La gestione del rapporto segue le norme del diritto privato, non quelle del procedimento amministrativo.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Preavviso Pensionamento Pubblico: la Cassazione Nega il Risarcimento per la Risposta Tardiva

L’ordinanza n. 5819/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per molti dipendenti pubblici: il diritto a un preavviso pensionamento pubblico e le conseguenze di una comunicazione tardiva da parte dell’Amministrazione. La Suprema Corte ha stabilito che, nel regime del pubblico impiego contrattualizzato, la cessazione del rapporto al raggiungimento dei limiti di età è automatica e non richiede un preavviso da parte del datore di lavoro, anche in pendenza di una richiesta di trattenimento in servizio. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni della decisione.

I Fatti del Caso

Un dirigente della Pubblica Amministrazione, prossimo al compimento dei 65 anni, presentava nel marzo 2009 un’istanza per essere trattenuto in servizio. Tuttavia, l’Amministrazione comunicava il rigetto della sua richiesta solamente nel dicembre 2010, con un ritardo di oltre 20 mesi e a meno di due mesi dalla data del pensionamento.
Il dirigente sosteneva che questo ritardo gli avesse causato un danno significativo. Se avesse ricevuto una risposta tempestiva, avrebbe potuto rassegnare le dimissioni entro il 30 novembre 2010, ottenendo così la liquidazione della buonuscita in un’unica soluzione, opzione che gli era stata preclusa dalla tardiva comunicazione. Per questo motivo, chiedeva il risarcimento del danno all’Amministrazione.
Il Tribunale di primo grado gli riconosceva un risarcimento pari a 12 mensilità a titolo di indennità di preavviso. La Corte d’Appello, però, ribaltava la decisione, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte: Nessun Obbligo di Preavviso Pensionamento Pubblico

La Cassazione ha rigettato il ricorso del dirigente, confermando la sentenza d’appello. Il punto centrale della decisione risiede nella natura del rapporto di lavoro nel pubblico impiego contrattualizzato. La Corte ha chiarito che tale rapporto è regolato dalle norme del diritto privato e non dalla legge sul procedimento amministrativo (L. 241/1990).
Di conseguenza, gli obblighi di comunicazione dell’avvio del procedimento o di preavviso di rigetto, tipici dell’azione amministrativa, non trovano applicazione. La cessazione del rapporto di lavoro per raggiungimento del limite massimo di età è un evento automatico, previsto dalla legge e dal contratto collettivo, che non costituisce un atto di recesso del datore di lavoro. Pertanto, non sorge alcun obbligo di preavviso in capo all’Amministrazione.

L’inapplicabilità delle norme sul licenziamento

Il ricorrente invocava le norme che prevedono un’indennità in caso di recesso senza preavviso (art. 2118 c.c.). La Corte ha respinto questa argomentazione, sottolineando che nel caso di specie non si trattava di un licenziamento (recesso), ma di una cessazione automatica del rapporto per una causa prevista dalla legge: il raggiungimento dell’età pensionabile. Le regole sul preavviso si applicano ai casi di recesso unilaterale, non a questa specifica ipotesi di estinzione del rapporto.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su alcuni pilastri giuridici fondamentali. Innanzitutto, ha ribadito che nel pubblico impiego contrattualizzato, gli atti di gestione del rapporto hanno natura privatistica. L’Amministrazione agisce come un datore di lavoro privato, vincolato ai principi di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.), ma non alle procedure formali della legge 241/1990.
Il contratto collettivo di riferimento (CCNL Dirigenti 2006) non prevedeva alcun obbligo di preavviso per l’Amministrazione in caso di pensionamento per limiti di età. Anzi, era il lavoratore a dover presentare la domanda di permanenza in servizio con almeno tre mesi di anticipo. La Corte ha inoltre evidenziato che il silenzio dell’Amministrazione non poteva aver generato un legittimo affidamento nell’accoglimento della domanda, specialmente considerando che anche le richieste di altri colleghi erano state respinte. Infine, per quanto riguarda il risarcimento, la Corte ha specificato che il danno non può essere considerato esistente di per sé (in re ipsa), ma deve essere sempre provato dal danneggiato, anche tramite presunzioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio chiaro: i dipendenti pubblici in regime contrattualizzato non possono pretendere un preavviso pensionamento pubblico quando raggiungono i limiti di età. La cessazione del rapporto è un effetto automatico e l’eventuale ritardo dell’Amministrazione nel rispondere a una richiesta di trattenimento in servizio non genera, di per sé, un diritto al risarcimento del danno. Questa decisione sottolinea l’importanza per i dipendenti di non fare affidamento sul silenzio dell’ente e di pianificare attivamente il proprio futuro previdenziale, poiché la responsabilità di una gestione tempestiva delle proprie opzioni ricade in ultima analisi su di loro.

La Pubblica Amministrazione è obbligata a dare un preavviso prima della cessazione del servizio di un dipendente che ha raggiunto i limiti di età?
No. Secondo la Corte di Cassazione, nel pubblico impiego contrattualizzato la cessazione del rapporto per raggiungimento dei limiti di età è automatica. Non si tratta di un recesso del datore di lavoro, pertanto non è previsto alcun obbligo di preavviso a carico dell’Amministrazione.

Un ritardo della P.A. nel rispondere a una richiesta di trattenimento in servizio dà automaticamente diritto a un risarcimento del danno?
No. Il risarcimento del danno non è automatico (non sussiste in re ipsa). Il dipendente che sostiene di aver subito un danno a causa del ritardo deve provarlo in modo specifico, dimostrando il nesso di causalità tra la condotta dell’amministrazione e il pregiudizio subito. Il silenzio non genera un legittimo affidamento.

Le norme sul procedimento amministrativo (Legge 241/1990) si applicano alla gestione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego contrattualizzato?
No. La Corte ha chiarito che la gestione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego contrattualizzato segue le norme del diritto privato e la contrattazione collettiva. Gli obblighi tipici del procedimento amministrativo, come la comunicazione di avvio del procedimento o il preavviso di rigetto, non si applicano direttamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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