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Posizione organizzativa: quando spetta la retribuzione?

Un dirigente comunale ha richiesto il pagamento della retribuzione di posizione e di risultato per aver svolto le funzioni di “Energy Manager”. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il diritto a tale retribuzione sorge solo se la specifica posizione organizzativa è stata preventivamente e formalmente istituita dall’ente pubblico. Lo svolgimento di fatto delle mansioni non è sufficiente a far nascere il diritto alla relativa indennità.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Posizione Organizzativa: Senza Istituzione Formale, Niente Retribuzione

Nel mondo del pubblico impiego, la struttura retributiva è spesso complessa e legata a precisi atti formali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per avere diritto alla retribuzione legata a una posizione organizzativa, non è sufficiente svolgerne di fatto le mansioni; è indispensabile che tale posizione sia stata preventivamente e formalmente istituita dall’amministrazione. Questo principio è stato al centro di una controversia che ha visto protagonista un dirigente comunale.

Il Caso: La Richiesta del Dirigente Comunale

Un dirigente di un importante Comune italiano, preposto al Servizio Impianti di Pubblica Illuminazione e Tecnologici, aveva richiesto il riconoscimento della retribuzione di posizione e di risultato per aver svolto le funzioni di “Energy Manager”. A suo avviso, tale figura era resa obbligatoria dalla legge (L. n. 10/1991) per gli enti con consumi energetici significativi. La sua domanda, tuttavia, era stata rigettata sia in primo grado che in appello.

I giudici di merito avevano motivato la loro decisione sottolineando un aspetto cruciale: sebbene il dirigente avesse ricevuto un incarico per la “redazione del Piano energetico Comunale” e l’ente avesse accorpato alcune direzioni, non era mai stata formalmente istituita la specifica posizione organizzativa dirigenziale di Energy Manager. Di conseguenza, non poteva sorgere il diritto alla relativa indennità.

La Decisione della Cassazione sulla Posizione Organizzativa

Investita della questione, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso del dirigente inammissibile, confermando la linea dei giudici di merito. La Corte ha chiarito che il ricorso si concentrava erroneamente sull’obbligatorietà legale della figura dell’Energy Manager, senza però contestare il fatto centrale e decisivo: l’assenza di un atto formale di istituzione della posizione da parte del Comune.

Il Principio di Diritto: La Necessità dell’Istituzione Formale

La Suprema Corte ha richiamato la sua giurisprudenza consolidata, secondo cui il diritto all’indennità per una posizione organizzativa è subordinato a una “condizione imprescindibile”: l’istituzione della posizione stessa da parte dell’amministrazione, attraverso le procedure previste dalla contrattazione collettiva. La posizione organizzativa non è un semplice mutamento di mansioni, ma una funzione temporanea di alta responsabilità la cui definizione è demandata alla contrattazione. Senza questo passaggio formale, il diritto alla retribuzione non può venire ad esistenza.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte sono state nette e in linea con i precedenti. I giudici hanno specificato che il diritto alla retribuzione di posizione non può derivare dal mero svolgimento di compiti aggiuntivi o dall’obbligo di legge di nominare una certa figura professionale. È l’inquadramento formale all’interno dell’assetto organizzativo dell’ente, deliberato secondo le norme contrattuali, a costituire il presupposto giuridico per l’erogazione della specifica componente retributiva. Poiché nel caso di specie il Comune non aveva mai creato la posizione di Energy Manager, la pretesa del dirigente è stata ritenuta infondata. La doglianza relativa alla retribuzione di risultato è stata, di conseguenza, assorbita e anch’essa rigettata.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio cardine del diritto del lavoro pubblico: la forma è sostanza. Per i dipendenti pubblici che aspirano al riconoscimento economico di incarichi di particolare responsabilità, è essenziale verificare che la posizione organizzativa sia stata non solo prevista in astratto, ma concretamente e formalmente istituita con un atto specifico dell’amministrazione. Lo svolgimento di fatto delle relative mansioni, anche se comprovato e meritevole, non è sufficiente a superare la mancanza del presupposto formale, lasciando il dipendente senza il diritto alla corrispondente indennità.

Un dipendente pubblico ha diritto alla retribuzione per una “posizione organizzativa” anche se questa non è stata formalmente istituita?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che condizione imprescindibile perché sorga il diritto alla relativa indennità è la preventiva e formale istituzione della posizione stessa da parte dell’amministrazione, secondo le procedure previste dalla contrattazione collettiva.

L’obbligatorietà di una figura professionale per legge (come l’Energy Manager) è sufficiente a creare il diritto alla retribuzione di posizione?
No, non è sufficiente. Anche se una legge prevede una figura specifica, ai fini del diritto alla retribuzione di posizione è necessario che l’ente pubblico la istituisca formalmente nel proprio organigramma come “posizione organizzativa” dirigenziale.

Cosa succede se un dipendente svolge di fatto le mansioni di una posizione organizzativa non istituita?
Secondo la sentenza, lo svolgimento di fatto delle mansioni non è sufficiente a far nascere il diritto alla retribuzione di posizione e di risultato. Il diritto sorge solo con l’istituzione formale dell’incarico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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