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Portabilità fondo pensione: la Cassazione conferma

Una nota istituzione finanziaria ha contestato il diritto di alcuni lavoratori di trasferire la propria posizione pensionistica da un vecchio fondo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando il principio inderogabile della portabilità fondo pensione per tutte le forme di previdenza complementare, incluse quelle preesistenti e a prestazione definita, consolidando un orientamento a tutela dei lavoratori.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Portabilità Fondo Pensione: La Cassazione Conferma il Diritto al Trasferimento

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha consolidato un principio fondamentale per tutti i lavoratori iscritti a forme di previdenza complementare: il diritto alla portabilità fondo pensione è universale e inderogabile. Questa decisione ribadisce che ogni iscritto può trasferire la propria posizione individuale ad un altro fondo, anche se proviene da fondi di vecchia istituzione, strutturati secondo un regime a prestazione definita e a ripartizione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Contesto: La Controversia sul Trasferimento della Posizione Previdenziale

Il caso nasce dalla richiesta di alcuni lavoratori di trasferire la loro posizione previdenziale maturata presso il fondo pensione di un’importante Cassa di Risparmio, un fondo preesistente alla riforma del 1992 e operante a prestazione definita. L’istituto di credito, gestore del fondo, si opponeva a tale trasferimento, sostenendo che le normative sulla portabilità non fossero applicabili a questa specifica tipologia di fondo.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, riconoscendo il loro diritto al trasferimento. L’istituto finanziario, non soddisfatto, ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando le proprie doglianze su tre motivi principali: la presunta inapplicabilità della normativa sulla portabilità ai fondi a prestazione definita, un’errata interpretazione di un accordo sindacale e vizi procedurali nella sentenza di condanna.

La Decisione della Cassazione sulla Portabilità Fondo Pensione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’istituto finanziario, confermando le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, che estende il diritto alla portabilità a tutte le forme pensionistiche complementari, senza eccezioni.

L’Applicabilità Universale del Principio di Portabilità

Il cuore della decisione risiede nell’affermazione che la facoltà di trasferire la propria posizione è un principio cardine del sistema. La Corte ha richiamato sue precedenti pronunce, anche a Sezioni Unite, specificando che la portabilità fondo pensione e la riscattabilità della posizione individuale sono garantite anche per i fondi preesistenti alla Legge 421/1992, indipendentemente dalle loro caratteristiche strutturali.

Questo significa che anche nei fondi a ripartizione o a capitalizzazione collettiva, dove non esiste un ‘conto’ individuale immediatamente visibile, è sempre possibile individuare e quantificare una posizione individuale di valore determinabile. Tale valore deve essere calcolato sulla base dei contributi versati (sia dal lavoratore che dal datore di lavoro) e dei rendimenti generati dal loro impiego produttivo.

Le Plurali “Rationes Decidendi” e l’Inammissibilità del Ricorso

Un altro aspetto tecnico ma cruciale è che la Corte d’Appello aveva basato la sua decisione su due pilastri argomentativi distinti e autonomi (rationes decidendi): i principi generali di diritto stabiliti dalla Cassazione e l’interpretazione di un accordo sindacale del 2009 che confermava tale possibilità. La società ricorrente aveva criticato principalmente il secondo pilastro, ma secondo la Corte, anche se tali critiche fossero state fondate, la decisione sarebbe rimasta in piedi grazie al primo pilastro, rendendo il motivo di ricorso inammissibile per difetto di interesse.

Le Motivazioni Giuridiche della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte si radicano nella volontà del legislatore di garantire la massima libertà di scelta e mobilità al lavoratore nel panorama della previdenza complementare. Il diritto di trasferire o riscattare la propria posizione individuale è considerato un principio inderogabile, che non può essere limitato o escluso dalle fonti istitutive dei singoli fondi o dall’autonomia negoziale collettiva. La normativa, a partire dal D.Lgs. 252/2005, ha confermato e rafforzato questo modello interpretativo, volto a tutelare l’aderente al fondo. La Corte ha quindi sancito l’inefficacia di eventuali disposizioni ‘limitative’ contenute negli statuti dei fondi più datati, stabilendo la portabilità come una regola di carattere generale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Lavoratori

Questa ordinanza rappresenta una vittoria significativa per i diritti dei lavoratori. In pratica, essa conferma che:

1. Nessun Fondo è Escluso: Ogni lavoratore iscritto a una forma di previdenza complementare, a prescindere da quando il fondo sia stato istituito o da come sia strutturato (a contribuzione o prestazione definita), ha il diritto di chiedere il trasferimento della sua posizione.
2. La Posizione è Sempre Quantificabile: Anche nei sistemi a ripartizione, esiste un valore economico della posizione individuale che deve essere calcolato e reso disponibile per il trasferimento.
3. Libertà di Scelta: Il lavoratore è libero di spostare i propri risparmi previdenziali verso forme pensionistiche che ritiene più convenienti o performanti, senza essere vincolato a vita al fondo originario.

In conclusione, la Suprema Corte ha messo un punto fermo, proteggendo la libertà e i diritti degli iscritti e promuovendo un mercato della previdenza complementare più trasparente e competitivo.

Il diritto alla portabilità si applica anche ai vecchi fondi pensione a prestazione definita?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il principio di portabilità della posizione individuale si applica a tutte le forme di previdenza complementare, inclusi i fondi preesistenti alla riforma del 1992 che operano con un sistema a prestazione definita e a ripartizione.

Cosa succede se lo statuto di un fondo pensione non prevede la possibilità di trasferire la propria posizione?
Secondo la Corte, il diritto alla portabilità è un principio inderogabile e una regola di carattere generale. Pertanto, eventuali disposizioni ‘limitative’ contenute nelle fonti istitutive del fondo sono considerate inefficaci e non possono impedire al lavoratore di esercitare il proprio diritto al trasferimento.

Come viene calcolato il valore della posizione individuale in un fondo a ripartizione dove non c’è un conto personale?
La sentenza stabilisce che la posizione individuale è sempre ravvisabile e ha un valore determinabile. La sua consistenza deve essere parametrata ai contributi versati al fondo (sia quelli del lavoratore che quelli datoriali) e ai rendimenti generati dal loro impiego produttivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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