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Permesso di soggiorno fratello: coabitazione essenziale

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un cittadino straniero contro un decreto di espulsione, stabilendo un principio fondamentale: per ottenere il permesso di soggiorno per il fratello di un cittadino italiano, è indispensabile dimostrare una coabitazione effettiva e stabile. Il semplice legame di parentela, anche se volto a sostenere il nucleo familiare, non è sufficiente a impedire l’allontanamento dal territorio nazionale se manca la prova della convivenza sotto lo stesso tetto.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Permesso di soggiorno fratello: La Cassazione chiarisce il requisito della coabitazione

Ottenere un permesso di soggiorno per il fratello di un cittadino italiano è una questione complessa, che interseca il diritto all’unità familiare con precisi requisiti normativi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: senza una prova concreta di coabitazione effettiva, il legame fraterno non è sufficiente a garantire la permanenza sul territorio nazionale e a scongiurare un decreto di espulsione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino marocchino, destinatario di un decreto di espulsione emesso dal Prefetto di Bologna per essere entrato in Italia eludendo i controlli di frontiera. L’uomo aveva impugnato il provvedimento sostenendo di avere forti legami familiari nel Paese: sua sorella è una cittadina italiana e la loro madre anziana si era trasferita a vivere con lei. Il ricorrente affermava di trovarsi in Italia per supportare questo nucleo familiare.

Il Giudice di Pace, in prima istanza, aveva respinto il ricorso. La motivazione era chiara: mancava il presupposto della convivenza. Il ricorrente risultava residente in un comune diverso da quello della sorella (Casalecchio di Reno contro Civita Castellana), rendendo impossibile configurare quella coabitazione richiesta dalla legge per questo specifico tipo di legame familiare. Contro questa decisione, lo straniero ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il permesso di soggiorno fratello

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del giudice di merito. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa in materia di immigrazione, distinguendo nettamente le tutele previste per i diversi gradi di parentela.

Il punto centrale è che, per la legge italiana, il diritto al soggiorno basato su un legame di parentela con un cittadino italiano è regolato da condizioni specifiche che diventano più stringenti man mano che il grado di parentela si allontana dal nucleo familiare ristretto (coniuge e figli). Per un fratello, il requisito della coabitazione effettiva è considerato un elemento imprescindibile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha articolato il suo ragionamento su alcuni pilastri normativi e giurisprudenziali.

L’interpretazione della Normativa sull’Immigrazione

In primo luogo, la Corte ha chiarito che il diritto all’ingresso e al soggiorno per ricongiungimento con un cittadino italiano è disciplinato principalmente dal D.Lgs. 30/2007 (che recepisce una direttiva europea). Questa norma definisce in modo tassativo chi sono i ‘familiari’ che beneficiano di un diritto quasi automatico (coniuge, discendenti diretti, ascendenti diretti a carico) e tra questi non rientrano i fratelli. La legge prevede un’estensione ad ‘altri familiari’ solo a condizioni molto specifiche, come la vivenza a carico o gravi motivi di salute, che nel caso di specie non erano stati dimostrati.

La Centralità della Coabitazione Effettiva

Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 19, comma 2, lettera c) del Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs. 286/98). Questa norma vieta l’espulsione degli stranieri ‘conviventi con parenti entro il secondo grado e con il coniuge, di nazionalità italiana’. La Corte ha sottolineato che il termine ‘conviventi’ non è una formalità. Se per il coniuge la giurisprudenza ha talvolta ammesso un’interpretazione più flessibile, per i parenti collaterali come i fratelli, la convivenza deve essere ‘effettiva’. Ciò significa condividere stabilmente la stessa abitazione e un progetto di vita comune, non solo avere residenze anagrafiche diverse.

Insufficienza del Semplice Legame Familiare

La Corte ha inoltre specificato che il diritto alla vita privata e familiare, tutelato dall’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), non può essere invocato con successo in questo contesto. La relazione tra due fratelli adulti e non conviventi non costituisce, di per sé, quella ‘vita familiare’ che la norma intende proteggere. Per questo, è necessario un ‘legame affettivo qualificato da un progetto di vita in comune’, che si manifesta, appunto, attraverso la coabitazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso: chi intende ottenere un permesso di soggiorno come fratello di un cittadino italiano deve essere in grado di fornire una prova solida e inequivocabile della coabitazione. Non è sufficiente dimostrare il legame di sangue o la volontà di assistere la famiglia. È necessario che vi sia una comunanza di vita sotto lo stesso tetto, dimostrabile al momento in cui viene valutata la posizione dello straniero. Questa pronuncia serve da monito per chiunque si trovi in una situazione simile: la pianificazione del percorso migratorio basato su legami familiari deve tenere conto di requisiti non solo affettivi, ma anche fattuali e giuridicamente stringenti.

Un cittadino straniero può ottenere un permesso di soggiorno per il solo fatto di essere fratello di un cittadino italiano?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il semplice legame di parentela tra fratelli non è sufficiente. È necessario dimostrare il requisito della coabitazione effettiva e stabile con il fratello cittadino italiano.

La convivenza con il parente italiano è sempre necessaria per evitare l’espulsione?
Per i parenti entro il secondo grado, come i fratelli, la sentenza stabilisce che la coabitazione effettiva è un presupposto indispensabile per beneficiare della protezione contro l’espulsione prevista dall’art. 19, co. 2, lett. c) del D.Lgs. 286/1998.

Il diritto all’unità familiare (art. 8 CEDU) non protegge il legame tra fratelli in questo caso?
La Corte ha chiarito che la relazione tra due fratelli maggiorenni e non conviventi non rientra automaticamente nella nozione di ‘vita familiare’ protetta dall’art. 8 CEDU. Per configurare tale protezione, è necessario un legame affettivo qualificato da un progetto di vita in comune, che si manifesta principalmente attraverso la coabitazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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