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Permessi legge 104: onere della prova sul datore

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di un licenziamento per giusta causa, basato su un presunto abuso dei permessi legge 104. La Corte ha stabilito che l’onere della prova dell’uso improprio dei permessi spetta esclusivamente al datore di lavoro. In questo caso, il datore non è riuscito a dimostrare l’abuso, rendendo nullo il licenziamento e ordinando la reintegra del lavoratore.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Permessi Legge 104: Chi Deve Provare l’Abuso? La Cassazione Chiarisce

I permessi legge 104 rappresentano un fondamentale strumento di civiltà giuridica, consentendo ai lavoratori di assistere i familiari con disabilità grave. Tuttavia, la gestione di tali permessi può generare contenziosi, specialmente quando sorge il sospetto di un loro uso improprio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: su chi ricade l’onere di provare l’abuso? La risposta è netta e a favore del lavoratore.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un lavoratore licenziato per giusta causa da una società di gestione autostradale. L’azienda contestava al dipendente un’assenza ingiustificata di 31 giorni, sostenendo che avesse abusato dei permessi previsti dalla Legge 104/92 per l’assistenza a un fratello. La società lamentava che il lavoratore non avesse documentato in modo corretto la sua presenza presso il domicilio del familiare assistito.

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, annullando il licenziamento e condannando l’azienda alla reintegra e al risarcimento del danno. I giudici di merito avevano evidenziato che la richiesta di documentazione da parte del datore di lavoro era stata tardiva e rappresentava una novità rispetto alle prassi aziendali consolidate. Inoltre, l’azienda non aveva fornito alcuna prova concreta dell’effettivo abuso da parte del dipendente.

La Decisione della Cassazione e l’Onere della Prova nei Permessi Legge 104

La società datrice di lavoro ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su sei motivi, tra cui la presunta violazione dell’obbligo del lavoratore di attestare la propria presenza nel luogo di assistenza e l’errata attribuzione dell’onere della prova.

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, giudicando infondati tutti i motivi. Il punto centrale della decisione riguarda proprio l’onere della prova. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: spetta al datore di lavoro, e non al dipendente, dimostrare l’uso improprio o fraudolento dei permessi legge 104. Il lavoratore non deve provare di aver utilizzato correttamente il permesso; è l’azienda che deve provare il contrario.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che il datore di lavoro non aveva adempiuto a tale onere probatorio. Al contrario, il lavoratore aveva agito in modo trasparente, chiedendo preventivamente l’autorizzazione per i viaggi necessari a raggiungere il familiare (in questo caso, da Milano a una località del sud Italia) e presentando una documentazione, seppur parziale.

I giudici hanno inoltre chiarito che la notevole distanza tra la sede di lavoro e il luogo di assistenza non è, di per sé, un elemento sufficiente a dimostrare l’abuso. Ciò che conta è l’effettività dell’assistenza, che non viene esclusa dalla distanza geografica. Nel caso specifico, è stato rilevato come i permessi fossero spesso presi in concomitanza con giorni di ferie o riposo, una modalità che non esclude, ma anzi può rendere più agevole, la prestazione di assistenza a un familiare lontano.

La richiesta di una documentazione dettagliata, avanzata dall’azienda solo molto tempo dopo la fruizione dei permessi, è stata considerata una pretesa nuova e ingiustificata, che non poteva fondare la legittimità del licenziamento.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori che usufruiscono dei permessi legge 104. Il messaggio è chiaro: un licenziamento non può basarsi su semplici sospetti o sulla mancata produzione di documenti non richiesti in precedenza. Il datore di lavoro che intende contestare l’uso di questi permessi deve condurre indagini adeguate e raccogliere prove concrete e inconfutabili dell’abuso, da presentare in un eventuale giudizio.

Per i lavoratori, ciò significa una maggiore serenità nel fruire di un diritto fondamentale, senza il timore di contestazioni pretestuose. Per le aziende, la sentenza rappresenta un monito a gestire queste situazioni con rigore e correttezza, evitando iniziative disciplinari avventate e prive di un solido fondamento probatorio.

Chi ha l’onere di provare l’uso improprio dei permessi Legge 104/92?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di provare l’uso improprio o fraudolento dei permessi da parte del lavoratore è a carico esclusivo del datore di lavoro.

Un’azienda può licenziare un dipendente per abuso dei permessi 104 basandosi solo sulla distanza tra luogo di lavoro e di assistenza?
No. La Corte ha stabilito che la distanza geografica tra la sede di lavoro e il luogo dove si presta assistenza è irrilevante, a condizione che non venga dimostrato che tale distanza renda impossibile l’effettiva assistenza al familiare.

Una richiesta di documentazione per giustificare i permessi, avanzata per la prima volta e a distanza di molto tempo, è legittima?
Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che una richiesta di giustificazione avanzata per la prima volta e molto tempo dopo la fruizione dei permessi fosse una pretesa nuova e tardiva, e quindi non sufficiente a giustificare un’azione disciplinare come il licenziamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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