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Perequazione assegni vitalizi: inclusi nel calcolo

La Corte di Cassazione ha stabilito che gli assegni vitalizi percepiti per cariche elettive devono essere inclusi nel reddito pensionistico complessivo ai fini del calcolo della perequazione. La sentenza conferma l’efficacia retroattiva della normativa del 2015, che ha modificato le regole di rivalutazione delle pensioni per gli anni 2012 e 2013, respingendo il ricorso di un pensionato che contestava la richiesta di restituzione delle somme da parte dell’ente previdenziale. La Corte ha ritenuto che tale inclusione non viola il principio di legittimo affidamento, in quanto l’intervento legislativo era prevedibile e finalizzato a garantire l’equilibrio di bilancio e la solidarietà intergenerazionale.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Perequazione Assegni Vitalizi: La Cassazione Conferma il Calcolo Retroattivo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26753/2025, ha affrontato una questione di grande rilevanza per il sistema pensionistico italiano: il calcolo della perequazione assegni vitalizi. La Corte ha stabilito che gli assegni percepiti per cariche elettive, come quella di parlamentare, devono essere sommati al trattamento pensionistico ordinario per determinare la rivalutazione spettante. Questa decisione conferma l’efficacia retroattiva della legge introdotta nel 2015, con importanti conseguenze per i pensionati interessati.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un pensionato contro l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.). L’ente previdenziale aveva richiesto la restituzione di una parte della perequazione della pensione di vecchiaia, sostenendo che non fosse dovuta. La ragione del ricalcolo risiedeva nel fatto che, per determinare l’importo complessivo del trattamento pensionistico e la fascia di rivalutazione applicabile, non era stato inizialmente considerato l’assegno vitalizio che il ricorrente percepiva per la sua precedente carica di Parlamentare della Repubblica.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva dato ragione all’I.N.P.S., affermando che gli assegni vitalizi rientrano a pieno titolo tra i redditi da considerare per il calcolo della perequazione, in linea con il principio di solidarietà intergenerazionale. Il pensionato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la non retroattività della norma del 2015 e la violazione del principio del legittimo affidamento.

La Questione Giuridica: Il Ruolo della Perequazione Assegni Vitalizi

Il cuore della controversia legale riguardava l’interpretazione del Decreto Legge n. 65 del 2015. Questa normativa era stata introdotta dal Legislatore per dare attuazione a una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 70/2015), che aveva dichiarato illegittimo il blocco totale della perequazione per gli anni 2012 e 2013, previsto dalla cosiddetta “Riforma Fornero”.

Il decreto del 2015 ha introdotto un nuovo meccanismo di rivalutazione, parziale e progressivo, per quegli anni. Fondamentalmente, ha precisato che, ai fini del calcolo, si dovesse tener conto di tutti i trattamenti pensionistici in godimento, “inclusi gli assegni vitalizi derivanti da uffici elettivi”. Il punto cruciale era stabilire se questa inclusione dovesse valere solo per il futuro o se avesse, come sostenuto dall’I.N.P.S., un’efficacia retroattiva a partire dal 2012.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del pensionato, fornendo una chiara e articolata motivazione. Di seguito, i punti salienti del ragionamento dei giudici.

1. La Finalità della Norma del 2015
I giudici hanno sottolineato che l’intervento del 2015 non era una norma isolata, ma la risposta diretta e necessaria alla sentenza della Corte Costituzionale. Il suo scopo era quello di sanare un’illegittimità costituzionale, creando un nuovo bilanciamento tra i diritti dei pensionati e le esigenze di finanza pubblica. Questo nuovo bilanciamento doveva necessariamente operare per il passato, ovvero per gli stessi anni (2012-2013) interessati dal blocco giudicato incostituzionale.

2. L’Interpretazione Letterale e Sistematica
Secondo la Corte, sia il testo originario del decreto-legge sia la sua versione finale convertita in legge puntavano a un’applicazione generalizzata e retroattiva. La norma specificava che le disposizioni sulla rivalutazione per il 2012/2013 si applicavano “in funzione dell’importo complessivo di tutti i trattamenti pensionistici in godimento, inclusi gli assegni vitalizi”. L’intento del Legislatore era dunque quello di definire una platea di redditi onnicomprensiva sin dall’origine dell’intervento normativo.

3. L’Esclusione della Violazione del Principio di Affidamento
La Corte ha respinto la tesi secondo cui l’applicazione retroattiva avrebbe leso l’affidamento del pensionato. I giudici hanno richiamato la giurisprudenza della Corte Costituzionale (in particolare la sentenza n. 250/2017), la quale aveva già stabilito che, dopo la sentenza del 2015, un intervento legislativo correttivo era non solo possibile, ma prevedibile. L’immediata reazione del Legislatore (il decreto fu emanato solo 21 giorni dopo il deposito della sentenza della Consulta) ha impedito il consolidarsi di qualsiasi legittima aspettativa sull’applicazione di un meccanismo di calcolo diverso.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di diritto fondamentale: nel sistema di rivalutazione delle pensioni delineato dal legislatore nel 2015, il calcolo deve basarsi sulla totalità dei trattamenti percepiti dal pensionato. L’inclusione della perequazione assegni vitalizi è un elemento chiave di questo sistema, con piena efficacia retroattiva a partire dal 2012.

Questa decisione riafferma la discrezionalità del legislatore nel bilanciare i principi di adeguatezza delle pensioni con le esigenze di sostenibilità del bilancio pubblico e di solidarietà intergenerazionale, anche attraverso interventi con effetti retroattivi, purché ragionevoli e proporzionati.

L’assegno vitalizio di un parlamentare deve essere incluso nel calcolo per la perequazione della pensione?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini dell’applicazione del meccanismo di rivalutazione delle pensioni, si deve tenere conto dell’importo complessivo di tutti i trattamenti pensionistici goduti, inclusi gli assegni vitalizi derivanti da uffici elettivi.

La legge che include gli assegni vitalizi nel calcolo della perequazione ha effetto retroattivo?
Sì, la sentenza conferma che il meccanismo di rivalutazione introdotto dal Decreto Legge n. 65 del 2015, che include gli assegni vitalizi, si applica retroattivamente a decorrere dall’anno 2012.

L’applicazione retroattiva della legge viola il principio di affidamento del pensionato?
No. Secondo la Corte, non vi è violazione del principio di affidamento perché l’intervento del legislatore del 2015 era una conseguenza prevedibile della sentenza della Corte Costituzionale n. 70/2015. L’immediatezza dell’intervento normativo ha impedito il consolidarsi di una ragionevole fiducia in un diverso trattamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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