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Pensione spettacolo: limite retributivo per Quota B

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34200/2024, ha stabilito che per la pensione spettacolo, il calcolo della cosiddetta “Quota B” (relativa alle anzianità maturate dal 1° gennaio 1993) deve rispettare il massimale di retribuzione giornaliera pensionabile previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la decisione della Corte d’Appello che aveva escluso tale limite. Viene così consolidato l’orientamento secondo cui tale massimale non è stato abrogato e costituisce un elemento coessenziale della disciplina pensionistica, più favorevole, per i lavoratori del settore.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione Spettacolo: la Cassazione Conferma il Limite sulla Retribuzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 34200/2024) ha messo un punto fermo su una questione cruciale per la pensione spettacolo: il calcolo della cosiddetta “Quota B”. La Suprema Corte ha ribadito che la retribuzione eccedente il massimale giornaliero previsto da una normativa del 1971 non può essere inclusa nel calcolo. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale e chiarisce le regole per i lavoratori del settore.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di una lavoratrice dello spettacolo di ottenere il ricalcolo della sua pensione. In particolare, la lavoratrice sosteneva che la “Quota B” della sua pensione, relativa ai contributi versati dal 1° gennaio 1993, dovesse essere calcolata sull’intera retribuzione percepita, anche se superiore al massimale stabilito dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971.

Inizialmente, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla lavoratrice sul punto, ritenendo che tale massimale non fosse più applicabile. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva parzialmente accolto il ricorso dell’ente previdenziale, applicando la decadenza triennale e limitando il diritto al ricalcolo ai soli ratei maturati negli ultimi tre anni.

L’ente previdenziale, non soddisfatto, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando principalmente la non applicazione del massimale retributivo.

La Questione sulla Pensione Spettacolo e il Massimale

Il cuore della controversia era stabilire se il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, introdotto quasi mezzo secolo fa, fosse ancora in vigore per la parte di pensione maturata dopo il 1993. Secondo la tesi della lavoratrice e dei giudici di merito, le normative successive, in particolare il d.lgs. n. 182/1997, avrebbero implicitamente superato tale limite.

L’ente previdenziale, al contrario, sosteneva la piena vigenza del massimale, considerandolo un pilastro del sistema pensionistico speciale dei lavoratori dello spettacolo, che già beneficia di condizioni di accesso più favorevoli rispetto alla generalità dei lavoratori.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso dell’ente previdenziale, fornendo una motivazione chiara e in linea con il proprio consolidato orientamento. I giudici hanno affermato che il massimale di retribuzione giornaliera pensionabile di cui all’art. 12, comma 7, d.P.R. n. 1420/1971, non è mai stato abrogato, né espressamente né per incompatibilità con le norme successive.

Secondo la Corte, questo limite è “coessenziale alla disciplina” e contribuisce a bilanciare i diversi interessi costituzionali in gioco. La fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile si inserisce in un sistema che, nel suo complesso, risulta ampiamente favorevole agli iscritti, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso. Pertanto, eliminare il massimale significherebbe alterare l’equilibrio del sistema.

La Suprema Corte ha citato numerose sentenze precedenti, a partire dalla capofila Cass. n. 36056/2022, che hanno tutte confermato la piena applicabilità del limite. Di conseguenza, nel calcolo della “Quota B” della pensione spettacolo, le retribuzioni giornaliere superiori a tale limite non devono essere prese in considerazione.

Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Viene definitivamente chiarito che per la pensione spettacolo, il calcolo della Quota B deve avvenire nel rispetto del massimale storico. I lavoratori del settore, quindi, non possono pretendere che la loro pensione sia calcolata sulla totalità della retribuzione percepita se questa supera il limite di legge.

La sentenza annulla la decisione della Corte d’Appello su questo punto e rinvia la causa ad un nuovo collegio, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato: il massimale si applica. Questo pronunciamento rafforza la stabilità e la sostenibilità del fondo pensioni per i lavoratori dello spettacolo, confermando l’equilibrio tra i benefici concessi e i limiti imposti.

Per la pensione spettacolo, la retribuzione che supera un certo limite viene considerata nel calcolo della Quota B?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che, per il calcolo della Quota B, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dall’art. 12, co. 7, del d.P.R. n. 1420/1971 non vengono prese in considerazione.

Il limite massimo di retribuzione per i lavoratori dello spettacolo è stato abrogato dalle leggi successive?
No. Secondo la Corte, tale limite non è stato abrogato né espressamente né per incompatibilità dalle normative successive e rimane un elemento essenziale della disciplina pensionistica di questo settore.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ha cassato la sentenza della Corte d’Appello nella parte in cui escludeva l’applicazione del massimale e ha rinviato il caso a un nuovo giudice d’appello affinché decida nuovamente la questione attenendosi a questo principio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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