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Pensione spettacolo: il massimale per la quota B

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8407/2025, ha stabilito che il massimale di retribuzione giornaliera pensionabile previsto dal D.P.R. 1420/1971 si applica anche alla cosiddetta “quota B” della pensione spettacolo. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, riformando la decisione della Corte d’Appello che aveva escluso tale limite. Secondo i giudici, il tetto retributivo non è mai stato abrogato e costituisce un elemento essenziale del sistema pensionistico, più favorevole, riservato ai lavoratori dello spettacolo.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione Spettacolo: La Cassazione Conferma il Limite sulla Quota B

La Corte di Cassazione è intervenuta nuovamente su un tema cruciale per i lavoratori del mondo dello spettacolo: il calcolo della loro pensione. Con una recente ordinanza, ha chiarito in modo definitivo le regole per la determinazione della cosiddetta “quota B”, confermando la piena validità del massimale di retribuzione giornaliera. Questa decisione impatta direttamente sul calcolo della pensione spettacolo per molti artisti e tecnici, risolvendo un contrasto giurisprudenziale durato anni.

I Fatti del Caso

Un lavoratore del settore dello spettacolo, una volta andato in pensione, aveva richiesto all’ente previdenziale la riliquidazione del proprio trattamento. L’obiettivo era ottenere un calcolo della “quota B” (relativa all’anzianità maturata dopo il 31 dicembre 1992) senza l’applicazione del limite massimo di retribuzione pensionabile previsto da una normativa del 1971 (D.P.R. n. 1420/1971).

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, ritenendo che tale massimale fosse stato implicitamente abrogato dalle riforme successive, in particolare dal D.Lgs. n. 182 del 1997. L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul calcolo della pensione spettacolo

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale. Ha affermato un principio di diritto ormai consolidato nella sua giurisprudenza: nel calcolo della “quota B” della pensione spettacolo, le retribuzioni giornaliere che superano il limite fissato dal D.P.R. n. 1420/1971 non devono essere considerate.

In pratica, la Corte ha stabilito che il tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile è ancora pienamente in vigore e deve essere applicato. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata e il caso è stato rinviato ad un’altra sezione della stessa Corte per una nuova valutazione, che dovrà attenersi a questo principio.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su diversi punti chiave.

In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che il limite alla retribuzione pensionabile non è mai stato abrogato, né espressamente né per incompatibilità, dalle leggi successive. Anzi, la riforma del 1997 lo ha persino modificato, confermandone implicitamente l’esistenza.

In secondo luogo, la fissazione di un tetto è considerata un elemento coessenziale alla disciplina speciale e di favore riservata ai lavoratori dello spettacolo. Questo regime, infatti, offre condizioni di accesso alla pensione e un’entità delle prestazioni più vantaggiose rispetto alla generalità dei lavoratori. Il massimale serve quindi a bilanciare questi benefici, componendo i diversi interessi di rilievo costituzionale.

Infine, la Corte ha respinto l’eccezione di “giudicato interno” sollevata dal lavoratore. I giudici hanno spiegato che il ricorso dell’ente previdenziale contestava alla radice l’intera argomentazione sull’abrogazione del massimale. Pertanto, l’intera questione era ancora controversa e non poteva essersi formato alcun giudicato parziale.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione mette un punto fermo su una questione di grande importanza per la pensione spettacolo. La decisione chiarisce che il massimale di retribuzione giornaliera è un elemento strutturale del sistema e deve essere applicato anche per il calcolo della quota B. I lavoratori del settore dovranno quindi tenere conto di questo limite nel calcolo del proprio futuro assegno pensionistico. La pronuncia riafferma la specificità del fondo pensioni per i lavoratori dello spettacolo, le cui regole, sebbene favorevoli, includono meccanismi di contenimento come il massimale retributivo.

Qual era la questione principale affrontata dalla Corte di Cassazione?
La questione centrale era stabilire se il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile, introdotto dal D.P.R. n. 1420/1971, fosse ancora applicabile al calcolo della “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo o se fosse stato implicitamente abrogato dalle riforme successive.

Come deve essere calcolata la “quota B” della pensione spettacolo dopo questa ordinanza?
Secondo la Corte, nel calcolo della “quota B” si deve applicare il massimale di retribuzione giornaliera. Ciò significa che, per la parte di anzianità maturata dopo il 31 dicembre 1992, le retribuzioni giornaliere che superano tale limite non vengono considerate ai fini del calcolo della pensione.

Perché la Corte ha ritenuto che il massimale pensionabile non fosse stato abrogato?
La Corte ha concluso che il massimale non è stato abrogato né espressamente né per incompatibilità con le norme successive. Ha inoltre specificato che tale limite è una componente essenziale del sistema pensionistico speciale per i lavoratori dello spettacolo, che bilancia i benefici più favorevoli concessi a questa categoria rispetto alla generalità dei lavoratori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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