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Pensione spettacolo: il massimale per la quota B

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5392/2025, ha stabilito un principio fondamentale per la pensione spettacolo. Ha chiarito che il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile si applica anche alla cosiddetta “quota B” della pensione, ovvero quella relativa ai contributi versati dopo il 31 dicembre 1992. Questa decisione, che riforma la precedente sentenza della Corte d’Appello, si basa sull’orientamento consolidato secondo cui tale limite è una componente essenziale del sistema previdenziale speciale per i lavoratori dello spettacolo, sistema che nel suo complesso risulta più favorevole rispetto a quello generale.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione Spettacolo: la Cassazione conferma il massimale per la Quota B

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione cruciale per la pensione spettacolo: il calcolo della cosiddetta “quota B”. Confermando un orientamento ormai consolidato, la Suprema Corte ha stabilito che il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una normativa del 1971, continua ad applicarsi anche per i contributi versati dopo il 1992. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il caso: il calcolo della pensione e il ricorso dell’Ente Previdenziale

La vicenda nasce dalla domanda di un lavoratore dello spettacolo, titolare di pensione con decorrenza dall’aprile 2018. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore, stabilendo che la “quota B” della sua pensione – quella corrispondente ai contributi versati dal 1° gennaio 1993 in poi – dovesse essere calcolata sulla base della retribuzione effettivamente percepita, senza tenere conto del massimale pensionabile previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420 del 1971.

Secondo i giudici di merito, una normativa successiva (il d.lgs. n. 182 del 1997) avrebbe introdotto una disciplina autosufficiente e incompatibile con il vecchio limite. L’Ente Previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la piena vigenza del massimale retributivo.

La questione giuridica sulla pensione spettacolo

Il cuore del dibattito legale era stabilire se il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, un tetto massimo oltre il quale la retribuzione non concorre al calcolo della pensione, fosse stato implicitamente abrogato per la “quota B” dalla legislazione del 1997. L’esito di questa controversia ha un impatto significativo sull’importo degli assegni pensionistici per molti professionisti del settore.

La decisione della Corte di Cassazione e il principio di diritto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Ente Previdenziale, ribaltando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno riaffermato un principio di diritto ormai consolidato nella loro giurisprudenza.

Il principio enunciato è chiaro: nella determinazione della “quota B” della pensione spettacolo, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971 non devono essere considerate per la parte eccedente. Tale limite, secondo la Corte, non è stato abrogato per incompatibilità dalla normativa successiva.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha spiegato che la fissazione di un tetto alla retribuzione pensionabile è un elemento “coessenziale” alla disciplina previdenziale speciale dei lavoratori dello spettacolo. Questo sistema, pur prevedendo tale limite, si configura nel suo complesso come “ampiamente favorevole” per gli iscritti, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso, se confrontato con il regime generale valido per la maggioranza dei lavoratori.

In sostanza, il massimale rappresenta un elemento di equilibrio all’interno di un sistema che garantisce comunque notevoli vantaggi. La sua applicazione, pertanto, è stata ritenuta compatibile con l’ordinamento e necessaria per comporre i diversi interessi di rilievo costituzionale in gioco. La Corte ha sottolineato come questo orientamento sia stato ribadito in numerose occasioni, respingendo gli argomenti contrari sollevati dal lavoratore.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Roma per una nuova valutazione, che dovrà attenersi scrupolosamente al principio di diritto enunciato. L’ordinanza consolida l’interpretazione restrittiva sul calcolo della pensione spettacolo, confermando che il massimale retributivo del 1971 è ancora pienamente operativo. Per i lavoratori del settore, ciò significa che le retribuzioni molto elevate percepite dopo il 1992 concorrono al calcolo della pensione solo fino al raggiungimento di tale tetto massimo, con evidenti conseguenze sull’importo finale dell’assegno previdenziale.

Per la pensione spettacolo, come si calcola la “quota B” relativa alle anzianità maturate dopo il 1992?
La “quota B” si calcola tenendo conto di un limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile. Le retribuzioni superiori a tale limite vengono considerate solo fino al raggiungimento del tetto massimo previsto dalla legge.

Il limite massimo di retribuzione pensionabile del 1971 è ancora valido per i lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile, stabilito dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971, non è stato abrogato e continua ad applicarsi anche per i periodi contributivi successivi al 1992.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto ancora applicabile questo limite?
La Corte ha stabilito che tale limite è una caratteristica essenziale del sistema previdenziale speciale per i lavoratori dello spettacolo. Sebbene imponga un tetto, questo sistema nel suo complesso offre condizioni più vantaggiose (in termini di prestazioni e accesso) rispetto al regime generale, e il massimale contribuisce a mantenere l’equilibrio del sistema.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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