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Pensione lavoratori spettacolo: il tetto si applica

In un caso riguardante la pensione lavoratori spettacolo, l’ente previdenziale ha impugnato una sentenza di secondo grado che escludeva un tetto salariale storico dal calcolo della pensione. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il massimale sulla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una norma del 1971, è ancora in vigore e deve essere applicato nel calcolo della cosiddetta “quota B” della pensione, ribaltando così la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione Lavoratori Spettacolo: la Cassazione Conferma il Tetto sulla Quota B

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto fine a un’importante controversia riguardante il calcolo della pensione lavoratori spettacolo. La questione centrale verteva sull’applicabilità di un massimale sulla retribuzione giornaliera pensionabile, risalente a una normativa del 1971, alla cosiddetta ‘quota B’ della pensione. La Suprema Corte ha stabilito che tale limite è ancora valido, consolidando un orientamento giurisprudenziale a favore dell’ente previdenziale e chiarendo un punto fondamentale per i professionisti del settore.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un lavoratore dello spettacolo di ricalcolare la propria pensione, con decorrenza dal 2007. Il lavoratore sosteneva che l’ente previdenziale avesse errato nel calcolo della ‘quota B’ (quella relativa ai contributi versati dopo il 1° gennaio 1993), applicando un tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile previsto dal d.P.R. n. 1420/1971.

Inizialmente, il Tribunale aveva respinto la domanda per decadenza triennale. Successivamente, la Corte d’Appello di Roma aveva ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso del lavoratore. Secondo i giudici di secondo grado, quel massimale non doveva più essere applicato, dando così diritto al lavoratore a una riliquidazione della pensione. L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e il Calcolo della Pensione Lavoratori Spettacolo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno affermato un principio di diritto chiaro e consolidato: il massimale di retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971, non è mai stato abrogato, né espressamente né tacitamente, dalle normative successive, incluso il d.lgs. n. 182/1997 che ha riordinato il settore.

Di conseguenza, anche per il calcolo della ‘quota B’ della pensione lavoratori spettacolo, non si può considerare la parte di retribuzione giornaliera che eccede tale limite. La Corte ha ribadito che questa limitazione è una componente essenziale della disciplina speciale dedicata a questa categoria di lavoratori.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un solido orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno spiegato che il sistema pensionistico per i lavoratori dello spettacolo, pur con questo tetto, è complessivamente più favorevole rispetto a quello generale per la maggior parte dei lavoratori assicurati presso l’ente previdenziale, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso.

È stato inoltre respinto il dubbio di legittimità costituzionale sollevato dalla difesa del lavoratore. La Corte ha citato precedenti decisioni della Corte Costituzionale, secondo cui non è richiesta una ‘necessaria corrispondenza’ tra i contributi versati e le prestazioni erogate. Il divario tra la retribuzione su cui si pagano i contributi e quella utile per il calcolo della pensione (appunto, limitata dal massimale) non viola i principi di eguaglianza, ragionevolezza o adeguatezza della tutela previdenziale. Questo perché il sistema deve garantire un equilibrio complessivo e la fissazione di un tetto rientra nella discrezionalità del legislatore per comporre i diversi interessi in gioco.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ha un impatto significativo per tutti i lavoratori del settore dello spettacolo. Essa chiarisce definitivamente che il calcolo della loro pensione, anche per i periodi contributivi più recenti (quota B), deve sottostare al limite storico sulla retribuzione giornaliera. Questa decisione fornisce una certezza giuridica, confermando la legittimità dell’operato dell’ente previdenziale e stabilendo un precedente vincolante per casi futuri. I lavoratori del settore dovranno quindi tenere conto di questo massimale nella pianificazione del proprio futuro previdenziale.

Il tetto salariale del 1971 si applica ancora al calcolo della pensione dei lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale sulla retribuzione giornaliera pensionabile, stabilito dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971, è pienamente in vigore e deve essere applicato anche per il calcolo della ‘quota B’ della pensione.

Perché questo tetto è legittimo anche se i contributi vengono versati su uno stipendio più alto?
Secondo la Corte, non è costituzionalmente richiesto che ci sia una corrispondenza perfetta tra contributi versati e pensione ricevuta. Il massimale è considerato una parte integrante di un sistema pensionistico speciale che, nel suo complesso, offre condizioni più vantaggiose ai lavoratori dello spettacolo rispetto al regime generale.

Qual è stata la decisione finale della Cassazione nel caso specifico?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello che aveva dato ragione al lavoratore. Ha rinviato la causa alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, che dovrà decidere nuovamente la questione attenendosi al principio che il massimale sulla retribuzione deve essere applicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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