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Pensione lavoratori spettacolo: il limite giornaliero

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31810/2024, ha stabilito che il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile, previsto da una norma del 1971, si applica ancora per il calcolo della ‘Quota B’ della pensione lavoratori spettacolo. La Corte ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale. È stato chiarito che tale limite non è stato abrogato e risulta compatibile con le normative successive, in quanto elemento coessenziale di un sistema previdenziale complessivamente favorevole per questa categoria.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione lavoratori spettacolo: la Cassazione conferma il massimale giornaliero

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 31810 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale per il calcolo della pensione lavoratori spettacolo. La Suprema Corte ha stabilito che il limite massimo di retribuzione giornaliera, introdotto da una normativa del 1971, è ancora pienamente applicabile per la determinazione della cosiddetta ‘Quota B’ del trattamento pensionistico, relativa ai contributi versati dal 1993 in poi. Questa decisione chiarisce un punto controverso e consolida un orientamento giurisprudenziale preciso.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta di una lavoratrice del settore dello spettacolo di vedersi ricalcolare la propria pensione. In primo grado e in appello, i giudici avevano dato ragione alla lavoratrice, ordinando all’ente previdenziale di riliquidare la ‘Quota B’ della sua pensione senza applicare il tetto massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile. Secondo la Corte d’Appello, tale limite si sarebbe dovuto applicare solo alla ‘Quota A’ (relativa ai contributi antecedenti al 1993), ritenendolo superato per il periodo successivo a seguito delle riforme legislative.

L’ente previdenziale, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, denunciando la violazione delle norme che regolano la materia.

La questione giuridica sulla pensione lavoratori spettacolo

Il nodo centrale della controversia era stabilire se il limite alla retribuzione giornaliera pensionabile, fissato dall’art. 12 del D.P.R. n. 1420 del 1971, fosse stato tacitamente abrogato dalla legislazione successiva, in particolare dal D.Lgs. n. 182 del 1997, per quanto riguarda la ‘Quota B’ della pensione. Si trattava di capire se le nuove regole per il calcolo di questa porzione di pensione fossero incompatibili con il mantenimento del vecchio massimale.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno affermato, in linea con un orientamento ormai consolidato, che il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile continua ad applicarsi anche per la determinazione della ‘Quota B’ della pensione dei lavoratori dello spettacolo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diverse argomentazioni. In primo luogo, ha sottolineato che né il D.Lgs. n. 182 del 1997 né altre leggi successive hanno mai abrogato espressamente la norma del 1971. Inoltre, non sussiste alcuna incompatibilità tra la vecchia e la nuova disciplina che possa giustificare un’abrogazione tacita.

Il ragionamento chiave della Corte è che il massimale pensionabile è un elemento ‘coessenziale’ e strutturale del sistema previdenziale dei lavoratori dello spettacolo. Questo sistema, nel suo complesso, è ‘ampiamente favorevole’ per gli iscritti, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso, rispetto alla generalità dei lavoratori assicurati presso l’INPS. Il tetto alla retribuzione pensionabile funge quindi da meccanismo di equilibrio e sostenibilità, bilanciando i vantaggi concessi.

La Cassazione ha anche richiamato precedenti pronunce della Corte Costituzionale, la quale ha già chiarito che non è necessaria una ‘necessaria corrispondenza’ tra i contributi versati e le prestazioni erogate, purché sia garantita una certa proporzionalità e non vengano compromesse le finalità di tutela previdenziale previste dall’art. 38 della Costituzione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale per il calcolo della pensione lavoratori spettacolo. I lavoratori di questo settore devono essere consapevoli che, anche per i periodi contributivi successivi al 1992, le loro retribuzioni giornaliere, per quanto elevate, concorreranno al calcolo della pensione solo fino al limite massimo stabilito dalla legge. Questa decisione fornisce certezza giuridica e ribadisce la specificità del regime previdenziale dello spettacolo, inquadrandolo in un’ottica di equilibrio tra i benefici concessi e la sostenibilità generale del sistema.

Il limite massimo di retribuzione giornaliera si applica ancora per calcolare la pensione “Quota B” dei lavoratori dello spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile, stabilito dall’art. 12 del D.P.R. n. 1420 del 1971, si applica anche per la determinazione della ‘Quota B’, relativa alle anzianità contributive maturate dal 1° gennaio 1993.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che questo limite non sia stato superato dalle leggi successive?
La Corte ha stabilito che la norma che introduce il limite non è mai stata abrogata, né espressamente né tacitamente per incompatibilità. Le normative successive, come il D.Lgs. n. 182 del 1997, sono state ritenute compatibili con il mantenimento di tale limite.

Qual è la principale giustificazione per mantenere un tetto alla retribuzione pensionabile per questa categoria di lavoratori?
La giustificazione principale è che questo limite è un elemento essenziale di un sistema previdenziale che, nel suo complesso, è molto più favorevole per i lavoratori dello spettacolo rispetto alla generalità dei lavoratori. Il tetto serve a bilanciare i vantaggi concessi (in termini di accesso e entità delle prestazioni) e a garantire la sostenibilità del sistema.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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