LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Pensione lavoratori spettacolo: il calcolo della quota B

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8563/2025, interviene sul tema della pensione per i lavoratori dello spettacolo. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale contro una lavoratrice, stabilendo che, per il calcolo della cosiddetta “quota B” della pensione (relativa alle anzianità maturate dopo il 1992), continua ad applicarsi lo specifico limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile previsto per il settore. La decisione ribalta le sentenze di merito che avevano ritenuto superato tale limite, e dichiara infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla lavoratrice.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione Lavoratori Spettacolo: La Cassazione sul Calcolo della “Quota B”

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale per la pensione dei lavoratori dello spettacolo: il calcolo della cosiddetta “quota B”. La Suprema Corte ha stabilito la piena vigenza del limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile, un principio che incide direttamente sull’importo degli assegni previdenziali per i professionisti del settore. Questa decisione chiarisce l’interpretazione normativa e le sue implicazioni, fornendo un punto fermo in una materia complessa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di una lavoratrice dello spettacolo che aveva richiesto la rideterminazione dei suoi supplementi di pensione. Inizialmente, il Tribunale aveva accolto la sua domanda. Successivamente, la Corte d’Appello aveva confermato tale decisione, rigettando il gravame dell’ente previdenziale. Secondo i giudici di merito, il limite di retribuzione giornaliera pensionabile, storicamente fissato per il settore, doveva considerarsi non più operante per il calcolo della quota B della pensione, ossia quella relativa alle anzianità contributive maturate dopo il 31 dicembre 1992.

Contro questa interpretazione, l’ente previdenziale ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse commesso un errore di diritto, violando le norme specifiche che regolano la materia (in particolare, l’art. 12 del DPR n. 1420/71 e l’art. 4 del D.Lgs. n. 182/97).

La Decisione della Cassazione e la pensione lavoratori spettacolo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame. La Suprema Corte ha riaffermato un principio già consolidato nella sua giurisprudenza: il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, specifico per il Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo, non è stato abrogato dalle normative successive.

Le Motivazioni della Corte

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione sistematica delle norme. La Corte spiega che la legislazione successiva (D.Lgs. 182/97) non ha eliminato, né espressamente né per incompatibilità, il tetto retributivo previsto dalla normativa precedente (DPR 1420/71). Questo limite, pertanto, rimane un elemento coessenziale alla disciplina previdenziale speciale di questo settore, contribuendo a bilanciare i diversi interessi costituzionali in gioco.

La Corte ha anche affrontato e respinto la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla lavoratrice. La difesa sosteneva che mantenere un tetto pensionabile inferiore a quello contributivo violasse il principio di “commisurazione delle prestazioni agli oneri contributivi sostenuti”. La Cassazione, richiamando precedenti sentenze della Corte Costituzionale, ha chiarito che la Costituzione non impone una corrispondenza assoluta e rigorosa tra contributi versati e prestazioni ricevute. Inoltre, il sistema previdenziale per i lavoratori dello spettacolo è già “ampiamente favorevole” per gli iscritti rispetto a quello generale, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso. Di conseguenza, la presenza di un tetto alla retribuzione pensionabile è una componente legittima di questo specifico sistema, e la questione sollevata è stata giudicata manifestamente infondata.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un punto fermo per il calcolo della pensione dei lavoratori dello spettacolo. Viene confermato che, anche per i periodi successivi al 1992, la base di calcolo della quota B non può superare il limite massimo di retribuzione giornaliera fissato dalla normativa speciale. Questa ordinanza rafforza la specificità del regime previdenziale del settore e fornisce un criterio interpretativo chiaro per tutti gli operatori e i lavoratori, orientando le future controversie e garantendo uniformità nell’applicazione della legge su tutto il territorio nazionale.

Per il calcolo della “quota B” della pensione dei lavoratori dello spettacolo, si applica ancora il vecchio limite di retribuzione giornaliera?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che lo specifico limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile previsto per questo settore (art. 12, comma 7, d.P.R. n. 1420 del 1971) non è stato abrogato ed è tuttora applicabile per il calcolo della quota B.

Perché il limite alla retribuzione pensionabile è stato ritenuto costituzionalmente legittimo, nonostante sia inferiore alla retribuzione su cui si pagano i contributi?
Perché la Costituzione non esige una corrispondenza rigorosa tra contributi versati e prestazioni ricevute. Inoltre, il sistema previdenziale per i lavoratori dello spettacolo è considerato nel suo complesso ampiamente più favorevole rispetto al regime generale dell’INPS, e il tetto pensionabile è una componente intrinseca di questo equilibrio.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, ha annullato (cassato) la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato il caso alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, affinché riesamini il merito della controversia applicando il principio di diritto secondo cui il limite di retribuzione giornaliera deve essere rispettato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati