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Pensione lavoratori spettacolo: il calcolo della quota B

La Corte di Cassazione ha stabilito che per la pensione lavoratori spettacolo, il calcolo della “quota B” deve rispettare uno specifico massimale di retribuzione giornaliera. Con l’ordinanza n. 8571/2025, la Corte ha annullato la decisione di merito che aveva disapplicato tale tetto, riaffermando la legittimità del limite previsto dalla normativa speciale, anche se inferiore alla base contributiva, in quanto parte di un sistema previdenziale complessivamente più favorevole per la categoria.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione Lavoratori Spettacolo: la Cassazione sul Calcolo della Quota B

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8571 del 1° aprile 2025, è intervenuta su una questione cruciale riguardante la pensione lavoratori spettacolo: il calcolo della cosiddetta “quota B”. La decisione ribadisce la validità di uno specifico tetto alla retribuzione giornaliera pensionabile, fornendo chiarimenti fondamentali per gli iscritti al relativo fondo pensione. Analizziamo i dettagli della pronuncia.

Il Fatto: la Richiesta di Ricalcolo della Pensione

Il caso nasce dal ricorso di un lavoratore dello spettacolo che chiedeva all’ente previdenziale la rideterminazione dei supplementi di pensione. Il nodo della controversia era il criterio di calcolo della “quota B”, ossia quella parte dell’assegno pensionistico legata alle anzianità maturate dopo il 31 dicembre 1992.

La Corte d’Appello aveva dato ragione al lavoratore, sostenendo che il limite di retribuzione giornaliera pensionabile di lire 315.000 (rivalutato), previsto da una normativa specifica per il settore, non fosse più applicabile. Di conseguenza, il calcolo avrebbe dovuto basarsi su un massimale più elevato, quello previsto per la generalità dei lavoratori. L’ente previdenziale ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la piena vigenza del limite specifico.

La Questione Giuridica sulla Pensione Lavoratori Spettacolo

La domanda centrale posta alla Suprema Corte era la seguente: per la pensione lavoratori spettacolo, il calcolo della quota B deve essere effettuato applicando lo specifico massimale di retribuzione giornaliera previsto dall’art. 12 del DPR n. 1420/1971, come modificato dal D.Lgs. n. 182/1997, oppure questo limite deve considerarsi superato dalla normativa generale?

Il controricorrente, inoltre, sollevava una questione di legittimità costituzionale, argomentando che l’applicazione di un tetto pensionabile (315.000 lire) molto più basso rispetto alla base su cui venivano versati i contributi (fino a 1.000.000 di lire) violasse il principio di commisurazione delle prestazioni agli oneri contributivi sostenuti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la sentenza d’appello. I giudici hanno riaffermato un orientamento consolidato (richiamando la sentenza Cass. n. 36056/22), chiarendo che il limite specifico alla retribuzione giornaliera pensionabile non è mai stato abrogato, né espressamente né per incompatibilità.

Secondo la Corte, questo tetto è un elemento “coessenziale” alla disciplina previdenziale dei lavoratori dello spettacolo. Tale sistema, infatti, è nel suo complesso “ampiamente favorevole” per gli iscritti, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso, rispetto alla generalità dei lavoratori assicurati. La fissazione di un tetto contribuisce a bilanciare i diversi interessi in gioco e a garantire la sostenibilità del sistema.

Riguardo alla questione di legittimità costituzionale, la Corte l’ha ritenuta manifestamente infondata. Richiamando una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (n. 202/08), i giudici hanno spiegato che la Costituzione non impone una “necessaria corrispondenza” tra contributi versati e prestazioni erogate. Il divario tra base contributiva e base pensionabile è legittimo all’interno di un sistema che, nel suo insieme, offre condizioni di maggior favore. Non si può, quindi, lamentare la singola diversità senza considerare l’intero e più vantaggioso quadro previdenziale in cui essa si inserisce.

Conclusioni

La decisione della Cassazione consolida un principio fondamentale per la pensione lavoratori spettacolo: il calcolo della quota B deve continuare a essere effettuato nel rispetto del massimale di retribuzione giornaliera specifico previsto dalla normativa di settore. Questa pronuncia conferma che le norme speciali prevalgono su quelle generali e che la valutazione della congruità di un sistema previdenziale deve essere fatta in modo complessivo, non isolando singoli elementi. Per i lavoratori e i professionisti del settore, ciò significa avere un punto fermo sull’interpretazione delle regole di calcolo, confermando la legittimità di un meccanismo che bilancia i benefici concessi con la sostenibilità finanziaria del fondo.

Qual è il criterio corretto per calcolare la “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo?
La “quota B” deve essere calcolata applicando il limite massimo di retribuzione giornaliera pensionabile specificamente previsto dall’art. 12, comma 7, del d.P.R. n. 1420 del 1971, come modificato nel tempo. Questo limite non è stato abrogato dalle normative successive.

Perché esiste una differenza tra la retribuzione su cui si versano i contributi e quella usata per calcolare la pensione?
Secondo la Corte, questa differenza è costituzionalmente legittima perché si inserisce in un sistema previdenziale che, nel suo complesso, è molto più favorevole per i lavoratori dello spettacolo rispetto alla generalità dei lavoratori, sia per l’importo delle prestazioni sia per i requisiti di accesso.

La normativa generale sulle pensioni ha superato le regole specifiche per i lavoratori dello spettacolo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il limite specifico alla retribuzione pensionabile non è stato abrogato né espressamente né per incompatibilità. Le norme speciali per questa categoria di lavoratori rimangono pienamente in vigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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