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Pensione in deroga: quali contributi sono validi?

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una lavoratrice che chiedeva il riconoscimento del diritto alla pensione in deroga. La Corte ha stabilito che, ai fini della deroga prevista dalla legge 503/92, sono validi solo i contributi derivanti da un effettivo rapporto di lavoro subordinato. Vengono quindi esclusi dal conteggio gli anni coperti da contribuzione volontaria o figurativa, come quella per maternità al di fuori di un rapporto di lavoro. La decisione si basa su un’interpretazione restrittiva della nozione di “lavoratore occupato”, fondamentale per accedere al beneficio.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione in Deroga: La Cassazione Esclude Contributi Figurativi e Volontari

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarificazione sui requisiti per accedere alla pensione in deroga, un tema di grande interesse per molti lavoratori. La decisione si concentra sulla natura dei contributi validi ai fini del beneficio, stabilendo una distinzione netta tra quelli derivanti da lavoro effettivo e quelli di altra natura, come i figurativi e i volontari.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla domanda di una lavoratrice volta a ottenere il riconoscimento del diritto alla pensione di vecchiaia in deroga alle norme della legge n. 503/92. In primo grado, il Tribunale aveva accolto la sua richiesta. Tuttavia, l’Istituto previdenziale aveva impugnato la decisione e la Corte d’Appello aveva ribaltato la sentenza, respingendo la domanda della lavoratrice.

Secondo i giudici d’appello, la lavoratrice non possedeva i requisiti necessari, in particolare il numero di anni con meno di 52 settimane di contribuzione effettiva. L’analisi dell’estratto contributivo aveva rivelato che alcuni anni, considerati validi dal primo giudice, erano in realtà coperti da contribuzione volontaria o figurativa per maternità, non legata a un rapporto di lavoro in corso. Di conseguenza, la lavoratrice ha presentato ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: Contributi Validi per la Pensione in Deroga

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’art. 2, comma 3, lett. b) del D.Lgs. n. 503/92. Questa norma prevede una deroga ai requisiti pensionistici per i “lavoratori subordinati occupati” che possano vantare un certo numero di anni con contribuzione inferiore alle 52 settimane. La questione era se in tale conteggio potessero rientrare anche gli anni coperti da contributi non derivanti da un’attività lavorativa retribuita, come quelli versati volontariamente o accreditati figurativamente per maternità al di fuori di un contratto di lavoro.

La ricorrente sosteneva che tali periodi dovessero essere considerati validi, mentre l’ente previdenziale insisteva su un’interpretazione più restrittiva, legata alla nozione di “occupazione” effettiva.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno chiarito che la condizione di “lavoratore subordinato occupato”, richiesta dalla norma per usufruire della deroga, si riferisce a chi ha prestato un’attività retribuita in forza di un rapporto di lavoro esistente. A fronte di tale attività, vengono accreditati i corrispondenti contributi obbligatori.

La Corte ha specificato che un’interpretazione rigorosa della norma esclude la possibilità di considerare validi, ai fini della deroga, gli anni in cui la contribuzione non deriva da un lavoro effettivo. In particolare, sono stati esclusi:

* Contributi figurativi per maternità: Quando accreditati al di fuori di un rapporto di lavoro in essere.
* Contributi volontari: Versati direttamente dal lavoratore per coprire periodi non lavorati.

Secondo la Cassazione, queste tipologie di contributi non soddisfano il requisito dell'”occupazione” che è il fondamento della norma derogatoria. Di conseguenza, il calcolo effettuato dalla Corte d’Appello, che aveva escluso tali periodi portando il numero degli anni utili al di sotto della soglia richiesta, è stato ritenuto corretto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale restrittivo sull’accesso alla pensione in deroga. La decisione sottolinea che il beneficio è strettamente legato alla storia lavorativa effettiva del richiedente. I lavoratori che intendono avvalersi di questa possibilità devono quindi verificare attentamente la natura dei propri contributi, poiché solo quelli obbligatori derivanti da un’attività di lavoro subordinato retribuita saranno considerati validi per il raggiungimento dei requisiti. La sentenza rappresenta un monito importante: non tutti i contributi presenti nell’estratto conto previdenziale hanno lo stesso valore ai fini dell’accesso a specifici benefici pensionistici.

I contributi volontari o figurativi sono validi per ottenere la pensione in deroga prevista dalla legge 503/92?
No, secondo la Corte di Cassazione, ai fini di questa specifica deroga non sono validi i contributi versati volontariamente né quelli figurativi accreditati in assenza di un rapporto di lavoro in corso, come nel caso della maternità fuori dal rapporto di lavoro.

Cosa intende la legge per “lavoratore subordinato occupato” ai fini di questa specifica deroga?
La Corte ha chiarito che l’espressione si riferisce a chi, in un determinato anno, ha effettivamente prestato attività lavorativa retribuita in forza di un rapporto di lavoro subordinato, a fronte della quale sono stati accreditati i relativi contributi obbligatori.

Perché la Corte di Cassazione ha escluso i contributi per maternità in questo caso specifico?
I contributi figurativi per maternità sono stati esclusi perché non erano stati accreditati in costanza di un rapporto di lavoro, ma al di fuori di esso. La deroga, infatti, richiede una contribuzione derivante da un’effettiva “occupazione” lavorativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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