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Pensione in deroga: l’età non si cristallizza

Una lavoratrice, autorizzata ai versamenti volontari prima della riforma del 2011, ha richiesto la pensione in deroga. La Corte di Cassazione ha respinto il suo ricorso, stabilendo che la deroga si applica ai requisiti contributivi ma non blocca l’adeguamento dell’età anagrafica, che resta quella vigente al momento della domanda.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione in deroga: L’Età Anagrafica Segue le Nuove Regole

L’accesso alla pensione in deroga rappresenta un tema di grande interesse per molti lavoratori, specialmente per coloro che si trovano a cavallo tra diverse riforme previdenziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: l’autorizzazione ai versamenti volontari ottenuta prima della Riforma Fornero non “cristallizza” il requisito dell’età anagrafica. Questo significa che, per accedere alla pensione, si deve comunque raggiungere l’età richiesta dalla normativa in vigore al momento della domanda. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una lavoratrice, che aveva ottenuto l’autorizzazione a proseguire con la contribuzione volontaria già dal 1979, aveva maturato oltre 17 anni di contributi al 31 dicembre 1992. Secondo la normativa previgente alla Riforma Fornero (d.l. 201/2011), questi requisiti le avrebbero consentito di accedere alla pensione di vecchiaia al compimento dei 60 anni.

Con l’entrata in vigore della riforma, l’età pensionabile è stata progressivamente innalzata. La lavoratrice ha presentato la sua domanda di pensione il 17 febbraio 2014, confidando nella norma di salvaguardia prevista per i lavoratori autorizzati ai versamenti volontari. Tuttavia, la sua richiesta è stata respinta in appello, poiché a quella data l’età richiesta era stata elevata a 64 anni e 9 mesi, un requisito che lei non possedeva ancora. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione sulla pensione in deroga e la Decisione della Corte

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 24, comma 14, del d.l. 201/2011. La ricorrente sosteneva che questa norma, nel fare salve le disposizioni precedenti per i lavoratori autorizzati ai versamenti volontari, dovesse estendersi a tutti i requisiti, incluso quello anagrafico.

La Corte di Cassazione, con una posizione ormai consolidata, ha rigettato il ricorso. Ha stabilito che la norma di salvaguardia per la pensione in deroga si applica esclusivamente ai requisiti di anzianità assicurativa e di contribuzione. Il requisito anagrafico, invece, non viene “congelato” ma continua a seguire l’evoluzione normativa, inclusi gli adeguamenti legati all’aumento della speranza di vita.

Le motivazioni della Corte

Secondo gli Ermellini, l’obiettivo della deroga era tutelare i lavoratori che, avendo cessato l’attività lavorativa, si affidavano ai versamenti volontari per maturare il diritto alla pensione e che sarebbero stati altrimenti penalizzati dall’improvviso innalzamento dei requisiti. Tuttavia, questa tutela non può tradursi in un’eccezione generalizzata all’aumento dell’età anagrafica, che è una delle colonne portanti della riforma.

La Corte ha specificato che, salvo le eccezioni espressamente previste dalla legge (come per i lavoratori non vedenti o con invalidità superiore all’80%), il requisito anagrafico per l’accesso al trattamento di vecchiaia resta quello indicato, tempo per tempo, dalle leggi che lo disciplinano. Di conseguenza, al momento della domanda della lavoratrice, il requisito corretto da applicare era quello di 64 anni e 9 mesi, e non i 60 anni previsti dalla vecchia normativa.

Le conclusioni

La Corte ha concluso che il ricorso dovesse essere rigettato. La decisione dei giudici d’appello è stata ritenuta corretta: la lavoratrice non poteva beneficiare del pensionamento di vecchiaia non avendo ancora compiuto l’età richiesta ex lege al momento della sua richiesta. In sintesi, la pensione in deroga per i lavoratori con versamenti volontari autorizzati ante-riforma salva i requisiti contributivi, ma non esonera dal rispetto dei nuovi e più elevati limiti di età anagrafica introdotti dalla normativa successiva.

L’autorizzazione ai versamenti volontari prima della riforma Fornero blocca l’aumento dell’età per la pensione in deroga?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’autorizzazione non “cristallizza” il requisito anagrafico. Si applica l’età pensionabile vigente al momento della presentazione della domanda di pensione.

A chi si applica la deroga prevista dall’art. 24, comma 14, della legge Fornero?
La deroga si applica ai lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione prima del 4 dicembre 2011, ma riguarda principalmente i requisiti di anzianità assicurativa e contributiva, non il requisito anagrafico, che continua a seguire gli adeguamenti alla speranza di vita.

Perché la Corte ha respinto il ricorso della lavoratrice in questo caso?
Il ricorso è stato respinto perché al momento della sua domanda di pensione (17 febbraio 2014), la lavoratrice non aveva ancora raggiunto la nuova età pensionabile richiesta dalla legge (64 anni e 9 mesi), pur avendo maturato i requisiti contributivi necessari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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