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Pensione di vecchiaia: i contributi autonomi valgono?

Una lavoratrice si è vista negare la pensione di vecchiaia perché la Corte d’Appello ha escluso i suoi contributi da lavoro autonomo. La Corte di Cassazione, investita della questione e dei dubbi di costituzionalità, ha ritenuto il caso troppo complesso per una decisione immediata, rinviando la causa a una pubblica udienza per un’analisi approfondita.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione di Vecchiaia: Valgono Anche i Contributi da Lavoro Autonomo? La Cassazione Fa il Punto

La questione del cumulo dei contributi versati in diverse gestioni previdenziali è un tema cruciale per molti lavoratori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riaccende i riflettori su un caso specifico, quello relativo ai requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia ai sensi della Legge Fornero. La Corte, anziché decidere, ha scelto di rinviare la causa a una pubblica udienza, segnalando la delicatezza e la rilevanza della questione.

I Fatti del Caso: La Domanda di Pensione Rigettata

Una lavoratrice ha presentato domanda per il riconoscimento del suo diritto alla pensione di vecchiaia, calcolata con decorrenza dal 1° ottobre 2016. La sua richiesta si basava sulle disposizioni dell’art. 24, comma 15-bis, della Legge n. 214/2011.

Inizialmente, la sua domanda è stata respinta. La Corte d’Appello di Bologna ha confermato il diniego, accogliendo la tesi dell’Ente Previdenziale. Secondo i giudici di merito, la norma in questione ha carattere eccezionale e, pertanto, deve essere interpretata in modo restrittivo. Di conseguenza, il requisito contributivo necessario per accedere a questa specifica forma di pensione dovrebbe essere maturato esclusivamente con contributi versati al Fondo di previdenza dei lavoratori dipendenti, escludendo ogni contributo proveniente da attività di lavoro autonomo.

I Motivi del Ricorso e la Questione di Costituzionalità sulla Pensione di Vecchiaia

Insoddisfatta della decisione, la lavoratrice ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse obiezioni. In primo luogo, ha lamentato la violazione e la falsa applicazione della norma stessa (art. 24, co. 15-bis), sostenendo che l’interpretazione restrittiva della Corte d’Appello fosse errata.

Inoltre, e questo è il punto più rilevante, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale. Secondo la difesa della ricorrente, escludere i contributi da lavoro autonomo dal calcolo per la pensione di vecchiaia creerebbe una disparità di trattamento ingiustificata, violando principi fondamentali sanciti dagli articoli 1, 3, 4, 35 e 38 della Costituzione, che tutelano il lavoro, l’uguaglianza e il diritto alla previdenza sociale.

La Decisione della Corte: Rinvio a Pubblica Udienza

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza interlocutoria, non ha dato una risposta definitiva, né a favore della lavoratrice né dell’Ente Previdenziale. Ha invece preso atto della complessità delle questioni sollevate.

I giudici supremi hanno ritenuto che i motivi del ricorso, e in particolare il dubbio di costituzionalità, non fossero adatti a una trattazione semplificata in camera di consiglio. Questa procedura è solitamente riservata a casi più lineari o la cui soluzione è già orientata da precedenti giurisprudenziali. La delicatezza dell’interpretazione della norma sulla pensione di vecchiaia e le sue possibili implicazioni costituzionali hanno spinto la Corte a disporre il rinvio della causa a una pubblica udienza. In questa sede, il caso potrà essere discusso in modo più approfondito, con la possibilità per le parti di esporre oralmente le proprie argomentazioni.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è concisa ma significativa: non si ravvisano i presupposti per la trattazione in camera di consiglio. Questa formula indica che le questioni prospettate non sono di facile soluzione. L’interpretazione del requisito contributivo e, soprattutto, la sua compatibilità con i principi costituzionali di uguaglianza e di tutela del lavoro, meritano una riflessione più ampia e ponderata. La scelta di passare a una pubblica udienza è un segnale che la Corte considera il tema di particolare importanza e meritevole di un dibattito completo prima di giungere a una decisione che potrebbe costituire un precedente fondamentale.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria non chiude la vicenda, ma la apre a uno scenario di maggiore approfondimento. La futura sentenza, che verrà emessa dopo la pubblica udienza, avrà un impatto significativo non solo per la ricorrente, ma per tutti i lavoratori che si trovano in una situazione analoga, con carriere miste tra lavoro dipendente e autonomo. La decisione finale chiarirà se il principio di valorizzazione di tutta la vita contributiva del lavoratore debba prevalere su un’interpretazione restrittiva di una norma specifica sulla pensione di vecchiaia.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte non ha deciso nel merito se la lavoratrice abbia diritto o meno alla pensione. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui, riconoscendo la complessità delle questioni, ha rinviato il caso a una pubblica udienza per una discussione più approfondita.

Qual è il punto centrale della controversia sulla pensione di vecchiaia?
Il punto chiave è stabilire se, ai fini del raggiungimento del requisito contributivo per una specifica tipologia di pensione di vecchiaia (prevista dall’art. 24, co. 15-bis, L. 214/2011), si possano sommare i contributi versati come lavoratore autonomo a quelli versati come lavoratore dipendente.

Perché il caso è stato rinviato a una pubblica udienza?
Il caso è stato rinviato perché la Corte ha ritenuto che le questioni sollevate, in particolare il dubbio di incostituzionalità della norma che escluderebbe i contributi autonomi, fossero troppo complesse e rilevanti per essere decise con la procedura semplificata della camera di consiglio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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