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Pensione anticipata: valgono i contributi figurativi?

Una lavoratrice si è vista negare la pensione anticipata perché aveva raggiunto il requisito contributivo anche tramite contributi figurativi. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: per la pensione anticipata basata unicamente sul requisito contributivo (41 anni e 1 mese per le donne), i contributi figurativi sono pienamente validi. La Corte ha sottolineato che la legge richiede la “contribuzione effettiva” solo in altre e specifiche ipotesi di pensionamento, non in questo caso.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione Anticipata: La Cassazione Apre ai Contributi Figurativi

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 24952 del 2024 offre un chiarimento cruciale in materia di pensione anticipata, stabilendo che i contributi figurativi, derivanti ad esempio da periodi di malattia o disoccupazione, sono validi per raggiungere il requisito contributivo. Questa decisione rappresenta una svolta importante per molti lavoratori che si avvicinano al traguardo pensionistico.

I Fatti del Caso

Una lavoratrice aveva presentato domanda di pensione anticipata, avendo maturato il requisito contributivo previsto dalla legge. L’ente previdenziale, e successivamente la Corte d’Appello, avevano respinto la sua richiesta. Il motivo del rigetto si basava sull’interpretazione secondo cui la normativa richiedesse un minimo di 35 anni di contributi “effettivi”, escludendo quindi dal calcolo i periodi coperti da contribuzione figurativa.

La lavoratrice, ritenendo errata tale interpretazione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo che la normativa introdotta dalla riforma del 2011 (nota come “riforma Monti-Fornero”) avesse superato il precedente sistema e i suoi requisiti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della lavoratrice, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. I giudici hanno affermato che la Corte territoriale ha commesso un errore di diritto, applicando un requisito (i 35 anni di contribuzione) appartenente al vecchio regime normativo della pensione di anzianità, ormai superato dalla nuova disciplina della pensione anticipata.

Le Motivazioni della Sentenza: Contribuzione Utile vs. Contribuzione Effettiva

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dell’articolo 24 della Legge n. 214/2011. La Corte di Cassazione ha evidenziato una distinzione fondamentale tra due diverse vie di accesso alla pensione anticipata:

1. Comma 10: Prevede l’accesso alla pensione, a prescindere dall’età, al raggiungimento di una determinata anzianità contributiva (per l’anno di riferimento del caso, 41 anni e 1 mese per le donne e 42 anni e 1 mese per gli uomini). In questo comma, la legge parla genericamente di “anzianità contributiva” o “contribuzione utile”, senza specificare che debba essere “effettiva”.

2. Comma 11: Consente l’accesso alla pensione a 63 anni di età, a condizione di avere almeno 20 anni di “contribuzione effettiva”. Questa norma si applica a coloro il cui primo accredito contributivo è successivo al 1° gennaio 1996.

La Suprema Corte ha sottolineato che l’uso deliberato dell’aggettivo “effettiva” solo nel comma 11, e non nel comma 10, non è casuale. Il legislatore ha inteso richiedere la contribuzione derivante da lavoro effettivo solo per la seconda ipotesi (quella legata anche a un requisito anagrafico). Di conseguenza, per la prima ipotesi, basata unicamente sull’elevato numero di anni di contribuzione, anche i contributi figurativi concorrono a integrare il requisito.

Escludere la contribuzione figurativa da questo calcolo, secondo la Corte, non solo sarebbe privo di giustificazione normativa, ma porterebbe anche a una disapplicazione sostanziale della norma, data l’elevata soglia contributiva richiesta.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza chiarisce in modo definitivo che, nel sistema della pensione anticipata disciplinato dal comma 10 dell’art. 24, i periodi coperti da contribuzione figurativa sono pienamente validi per raggiungere il traguardo pensionistico. Si tratta di una vittoria significativa per i lavoratori, poiché riconosce il valore di periodi di interruzione involontaria del lavoro, come malattia o disoccupazione, nel percorso contributivo. La decisione allinea l’interpretazione della norma alla sua finalità, garantendo una tutela più equa e coerente per chi ha una lunga carriera lavorativa alle spalle, seppur non continuativa.

I contributi figurativi per malattia o disoccupazione sono validi per la pensione anticipata?
Sì, secondo questa sentenza, per accedere alla pensione anticipata basata sul solo requisito contributivo (es. 41 anni e 1 mese per le donne), i contributi figurativi sono pienamente validi e concorrono al raggiungimento della soglia richiesta.

Qual è la differenza tra la pensione anticipata del comma 10 e quella del comma 11 dell’art. 24 della Legge 214/2011?
La pensione del comma 10 si basa esclusivamente sul raggiungimento di un’elevata anzianità contributiva (es. 41-42 anni) e ammette la contribuzione figurativa. Quella del comma 11 richiede un’età anagrafica minima (63 anni) e almeno 20 anni di “contribuzione effettiva”, escludendo quindi dal calcolo i periodi figurativi.

La cosiddetta riforma Fornero ha abolito la pensione di anzianità?
Sì, la Legge n. 214 del 2011 (riforma Fornero) ha introdotto la “pensione anticipata”, che ha sostituito il precedente istituto della “pensione di anzianità”, stabilendo nuovi requisiti e un diverso sistema normativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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