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Pausa lavoro infermieri: diritto e organizzazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto alla pausa per gli infermieri, dopo sei ore di servizio, non può essere negato adducendo rischi per la continuità assistenziale. Confermando la condanna di un’azienda ospedaliera al risarcimento dei danni, la Corte ha chiarito che spetta al datore di lavoro organizzare i turni in modo da garantire sia il recupero psico-fisico del personale, sia la costante cura dei pazienti. La potenziale interruzione del servizio non deriva dalla norma che prevede la pausa lavoro infermieri, ma da un eventuale deficit organizzativo dell’ente.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pausa Lavoro Infermieri: Un Diritto Intoccabile, anche in Ospedale

La pausa lavoro infermieri rappresenta un diritto fondamentale per il recupero delle energie psico-fisiche, ma come si concilia con la necessità di garantire un’assistenza sanitaria continua? Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara e netta: il diritto alla pausa non si tocca, e l’onere di garantire la continuità del servizio ricade esclusivamente sull’organizzazione del datore di lavoro.

I Fatti di Causa

Un gruppo di infermieri turnisti impiegati presso un’importante Azienda Ospedaliera si era rivolto al Tribunale per chiedere il risarcimento del danno derivante dalla mancata fruizione della pausa giornaliera e del servizio mensa o buono pasto sostitutivo. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai lavoratori, condannando l’azienda a un risarcimento calcolato sulla base dei giorni di mancato riposo.

L’Azienda Ospedaliera, non accettando la decisione, ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su un unico, ma cruciale, motivo: la presunta incostituzionalità della norma che sancisce il diritto alla pausa.

La Questione: La Pausa Lavoro Infermieri è un Pericolo per i Pazienti?

L’argomentazione centrale dell’azienda sanitaria era tanto semplice quanto allarmante. Secondo la sua tesi, concedere la pausa lavoro infermieri come previsto dall’art. 8 del D.Lgs. 66/2003, avrebbe significato lasciare i degenti privi di assistenza per un determinato periodo. Questo, a loro dire, avrebbe rappresentato una violazione “eclatante” dell’art. 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute.

In sostanza, l’ospedale sosteneva che la legge, imponendo una pausa dopo sei ore di lavoro, creasse un conflitto insanabile tra il diritto al riposo del lavoratore e il diritto alla cura del paziente, chiedendo implicitamente alla Cassazione di sollevare la questione di legittimità costituzionale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, definendo la questione di costituzionalità “manifestamente infondata” e condannando l’azienda al pagamento delle spese legali. La decisione ribadisce un principio organizzativo fondamentale: un diritto del lavoratore non può essere negato a causa di un’inefficienza organizzativa del datore di lavoro.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione della Corte è logico e ineccepibile. I giudici hanno spiegato che l’esistenza di un obbligo datoriale di concedere la pausa non implica affatto che tutti gli infermieri di un turno debbano interrompere il servizio contemporaneamente, lasciando i reparti scoperti. Al contrario, è un obbligo preciso dell’ente sanitario organizzare i turni, gli orari e il personale in modo tale da permettere a ciascun lavoratore di godere della propria pausa senza che si verifichino interruzioni nell’assistenza.

Il potenziale “deficit assistenziale” paventato dall’ospedale non deriva, quindi, dalla norma che tutela il lavoratore, ma semmai dall’eventuale “inadempimento della P.A. dal dovere di farne una corretta applicazione anche sul piano organizzativo”. In altre parole, la colpa non è della legge, ma di chi non si organizza per applicarla correttamente. Se l’ente non è in grado di calibrare turni e orari per garantire sia le pause che l’assistenza, questa è una sua mancanza, non un difetto della norma.

Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di importanza capitale per tutti i settori caratterizzati dalla necessità di un servizio continuo, in primis quello sanitario. Il diritto alla pausa per il recupero psico-fisico non è un optional, ma un elemento essenziale della prestazione lavorativa, posto a tutela della salute e della sicurezza del lavoratore stesso. L’onere di conciliare questo diritto con le esigenze operative ricade interamente sul datore di lavoro. Non è possibile sacrificare un diritto fondamentale del personale appellandosi a difficoltà organizzative che è compito dello stesso datore di lavoro risolvere.

Un infermiere ha diritto alla pausa anche se questo, in teoria, potrebbe lasciare i pazienti senza assistenza?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto alla pausa è sancito dalla legge. È responsabilità e obbligo del datore di lavoro, in questo caso l’ospedale, organizzare i turni e il personale in modo tale da garantire la continuità dell’assistenza ai pazienti, permettendo al contempo a ogni lavoratore di usufruire del proprio intervallo.

Può un ospedale evitare di concedere la pausa sostenendo che la legge che la prevede è incostituzionale?
No. La Corte ha giudicato questa argomentazione “manifestamente infondata”. Il rischio per la salute dei pazienti non deriva dalla norma che istituisce la pausa, ma dall’eventuale incapacità dell’ente di organizzare il lavoro in modo da rispettare la legge senza creare disservizi. La responsabilità è quindi organizzativa, non normativa.

Cosa spetta a un lavoratore se non gli viene concessa la pausa prevista dalla legge?
Sulla base di quanto confermato in questa ordinanza, il lavoratore ha diritto a un risarcimento del danno per la mancata fruizione del riposo, finalizzato al recupero delle energie psico-fisiche. Nei gradi di merito del processo in esame, tale danno era stato liquidato con un importo unitario per ogni giorno di mancata pausa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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