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Giurisprudenza Civile

Prescrizione risarcimento danni: quando decorre?

Un cittadino chiedeva il risarcimento dei danni al Ministero e a due militari per una multa ritenuta ingiusta. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito sulla base della prescrizione del diritto. L’ordinanza chiarisce un punto fondamentale sulla prescrizione risarcimento danni: il termine per agire inizia a decorrere dal momento in cui si verifica il fatto illecito (la contestazione della violazione), e non da quando si concludono eventuali procedimenti amministrativi o penali correlati. Il ricorso è stato respinto anche per l’inammissibilità degli altri motivi.

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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese compensate

Una contribuente ha impugnato in Cassazione un avviso di pagamento per contributi previdenziali. A seguito di una nuova sentenza sfavorevole su un caso identico, ha presentato una rinuncia al ricorso per carenza di interesse. La Corte ha dichiarato l’estinzione del processo, compensando le spese legali tra le parti proprio in virtù del mutato orientamento giurisprudenziale.

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Nesso causale: chi paga per l'errore dell'ente?

Una società cooperativa ha citato in giudizio un ente previdenziale per danni derivanti da un errore di calcolo del debito, che le ha impedito di beneficiare di una forte riduzione. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, sottolineando l’assenza del nesso causale. Il danno, infatti, è stato attribuito alla scelta della società di non pagare la somma (seppur errata) entro i termini per poi chiederne la rettifica, interrompendo così il legame causale con l’errore iniziale dell’ente.

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Ordine di esibizione: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro una sentenza che aveva ammesso un ordine di esibizione di documenti. La Corte ha ribadito che la decisione sull’ammissione di tale mezzo di prova è discrezionale e che il ricorso era generico, in quanto non criticava specificamente le motivazioni della corte d’appello, la quale riteneva i documenti indispensabili e in possesso esclusivo dell’ente.

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Omessa denuncia lavoratori: la stima tecnica dell'ente

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa denuncia lavoratori da parte di un’azienda agricola non impedisce all’ente previdenziale di utilizzare la stima tecnica per accertare il fabbisogno di manodopera e richiedere i contributi evasi. La Suprema Corte ha chiarito che tale meccanismo presuntivo si applica non solo in caso di dichiarazioni infedeli, ma anche e a maggior ragione in caso di totale omissione, considerata una violazione più grave dell’obbligo contributivo.

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Interesse ad agire: quando impugnare un atto esattoriale

Una società si opponeva a un’intimazione di pagamento ricevuta dall’Agente della riscossione, poiché basata su una cartella esattoriale la cui efficacia era stata sospesa dal tribunale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano dichiarato l’inammissibilità dell’azione per carenza di interesse ad agire. Secondo la Corte, in pendenza della sospensione del titolo, l’intimazione non costituisce un atto immediatamente lesivo, ma una mera comunicazione, rendendo l’interesse del contribuente a impugnarla solo ipotetico e non attuale.

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Disconoscimento copie: la Cassazione chiarisce

Una contribuente si opponeva a un estratto di ruolo per contributi non versati, contestando la validità delle notifiche attraverso il disconoscimento delle copie prodotte in giudizio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il disconoscimento copie, per essere efficace, deve essere specifico e non generico. La Corte ha inoltre chiarito che la richiesta di rateazione interrompe la prescrizione e che le notifiche PEC da indirizzi della P.A. non presenti in pubblici elenchi non sono automaticamente nulle.

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Reddito da capitale: no contributi per socio S.r.l.

La Corte di Cassazione ha stabilito che i redditi percepiti da un socio di una società a responsabilità limitata (S.r.l.), che non svolge alcuna attività lavorativa all’interno della stessa, non devono essere inclusi nella base imponibile per il calcolo dei contributi previdenziali. Questi proventi, qualificati come reddito da capitale e non come reddito d’impresa, sono pertanto esenti dall’obbligo contributivo verso le gestioni artigiani e commercianti. La Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando un orientamento ormai consolidato.

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Onere prova esenzioni contributive: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società, stabilendo che in tema di esenzioni contributive per trasferte, l’onere della prova grava interamente sul datore di lavoro. Non basta la registrazione sul Libro Unico del Lavoro; è necessaria una documentazione analitica che provi in modo rigoroso le singole trasferte e le spese sostenute, altrimenti l’esenzione non è applicabile.

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Interesse ad agire: quando impugnare l'estratto ruolo

Una società in liquidazione ha impugnato una sentenza relativa a un estratto di ruolo, sostenendo la prescrizione dei debiti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di interesse ad agire. La decisione si fonda su una nuova normativa che richiede la dimostrazione di un pregiudizio specifico per poter contestare atti di riscossione non notificati, condizione che la società non ha soddisfatto.

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Reddito da capitale: no contributi per soci di S.r.l.

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’utile percepito da un socio di una S.r.l. che non svolge alcuna attività lavorativa nella società costituisce reddito da capitale e non reddito d’impresa. Di conseguenza, tale reddito è escluso dalla base imponibile per il calcolo dei contributi previdenziali dovuti alla Gestione artigiani e commercianti. L’ordinanza conferma un orientamento consolidato, respingendo il ricorso dell’ente previdenziale che mirava a un’interpretazione più ampia della base contributiva.

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Ricongiunzione dei contributi: quando è efficace?

La Cassazione ha stabilito che la ricongiunzione dei contributi non ha effetto retroattivo per il calcolo della pensione di anzianità. Il requisito contributivo si perfeziona solo con il pagamento dell’onere, non alla data della maturazione teorica. Un professionista si è visto negare la pensione con requisiti agevolati perché la domanda e il pagamento per la ricongiunzione dei contributi erano successivi alla data limite prevista dalla normativa.

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Sanzioni Contributive: Omissione o Evasione? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro un architetto. La Corte ha stabilito che la distinzione tra omissione ed evasione ai fini delle sanzioni contributive si basa su un accertamento di fatto, non rivalutabile in sede di legittimità. Viene inoltre sottolineata l’importanza di una nuova norma (ius superveniens) che esonera i professionisti da sanzioni per omessa iscrizione pregressa.

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Prescrizione post-notifica: quando si interrompe?

Una contribuente ha contestato un debito sostenendo la prescrizione post-notifica. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che il giudice può valutare tutti gli aspetti della prescrizione, inclusi gli atti interruttivi, anche senza un appello specifico del creditore. Il ricorso è stato inoltre ritenuto inammissibile per non aver fornito le prove necessarie a sostegno delle proprie tesi.

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Minimale contributivo: part-time oltre i limiti CCNL

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23388/2025, ha stabilito che per i lavoratori part-time assunti da un’impresa edile in numero superiore al limite fissato dal contratto collettivo, il calcolo dei contributi deve basarsi sull’orario di lavoro normale (full-time). Questo principio del minimale contributivo si applica indipendentemente dalla retribuzione effettivamente corrisposta, riformando la precedente decisione della Corte d’Appello.

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Interesse ad agire: impugnare l'estratto di ruolo

Un contribuente ha impugnato un estratto di ruolo relativo a contributi previdenziali. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’azione inammissibile per difetto di interesse ad agire. La decisione si fonda su una nuova normativa che richiede al ricorrente di dimostrare un pregiudizio specifico e concreto per poter procedere legalmente, un requisito non soddisfatto nel caso di specie.

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Foro competente appalto: la scelta spetta al lavoratore

La Corte di Cassazione stabilisce che in una causa per appalto illecito, il lavoratore ha la facoltà di scegliere il foro competente. Può legittimamente citare in giudizio la società utilizzatrice presso il tribunale dove ha sede l’azienda, anche se la prestazione lavorativa si è svolta in un’altra circoscrizione. Questa decisione chiarisce l’applicazione dei criteri alternativi previsti dalla legge sul foro competente appalto, dando prevalenza alla scelta del ricorrente.

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Difese tardive datore di lavoro: Cassazione conferma

Un lavoratore, assunto part-time per una tabaccheria, svolgeva di fatto un orario full-time lavorando anche per una cartoleria collegata. La datrice di lavoro, titolare della tabaccheria, ha tentato di attribuire parte del rapporto di lavoro alla società che gestiva la cartoleria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, qualificando le sue argomentazioni come difese tardive e confermando la sua piena responsabilità per tutte le differenze retributive, poiché le contestazioni sulla titolarità del rapporto non erano state sollevate chiaramente sin dall’inizio del giudizio.

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Discriminazione part-time: no a carriera più lenta

La Corte di Cassazione ha stabilito che negare a una lavoratrice part-time la stessa progressione di carriera prevista per i colleghi a tempo pieno costituisce una forma di discriminazione part-time. La sentenza analizzata chiarisce che la progressione di carriera rientra tra le “condizioni di impiego” tutelate dal principio di non discriminazione di derivazione europea. Di conseguenza, un’interpretazione del contratto collettivo che escluda i lavoratori part-time dagli avanzamenti di livello automatici, basandosi sulla presunzione di una minore professionalità acquisita, è illegittima. La Corte ha cassato la decisione precedente, affermando il diritto della lavoratrice al corretto inquadramento e alle relative differenze retributive.

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Rinuncia al ricorso: costi e conseguenze legali

Un’azienda di trasporti, dopo aver perso in appello una causa sulla corretta retribuzione feriale di un dipendente, ha presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, ha deciso di effettuare una rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha quindi dichiarato estinto il processo, rendendo definitiva la sentenza d’appello e condannando l’azienda a pagare le spese legali della controparte in base al principio di causalità.

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