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Giurisprudenza Civile

Ripetizione indebito banca: assegni del fallito
Un istituto di credito paga assegni emessi da un'impresa dopo la sua dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni precedenti, stabilisce che la banca ha pieno diritto alla ripetizione dell'indebito nei confronti dei terzi beneficiari. Il pagamento, basato su un mandato inefficace a causa del fallimento, costituisce un versamento privo di causa e, come tale, è recuperabile.
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Ricorso inammissibile: quando la Cassazione lo respinge
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in una controversia tra un cliente e un istituto di credito. La decisione si fonda sulla mancanza di specificità dei motivi di ricorso, i quali si limitavano a ripetere le argomentazioni dei gradi precedenti senza criticare puntualmente le ragioni della sentenza d'appello. La Corte ha sottolineato che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un nuovo esame del merito, confermando la decisione impugnata e condannando il ricorrente al pagamento di una sanzione pecuniaria.
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Risoluzione contratto investimento: obblighi di restituzione
La Corte di Cassazione conferma la responsabilità di un intermediario finanziario per carenza informativa nella vendita di obbligazioni. L'ordinanza chiarisce un punto cruciale: in caso di risoluzione contratto investimento, l'investitore è tenuto a restituire le cedole percepite, a causa dell'effetto retroattivo previsto dalla legge. La buona fede del cliente rileva solo ai fini del calcolo degli interessi sulle somme da restituire, non per trattenere il capitale dei frutti incassati.
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Equo compenso avvocati: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul tema dell'equo compenso avvocati in relazione a convenzioni quadro stipulate prima dell'entrata in vigore della normativa (art. 13-bis L. 247/2012). La Corte ha stabilito un principio fondamentale: sebbene la convenzione quadro sia anteriore, la disciplina sull'equo compenso si applica a tutti i singoli incarichi professionali conferiti dopo l'entrata in vigore della legge, in quanto è il singolo contratto di patrocinio a generare il diritto al compenso. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Gestione patrimoniale: la banca risponde dei danni
La Corte di Cassazione interviene su un caso di mala gestio in un contratto di gestione patrimoniale, in cui una banca aveva quasi azzerato un ingente patrimonio. L'ordinanza rigetta il ricorso della banca e accoglie parzialmente quello del cliente, cassando la sentenza d'appello. Vengono affermati principi chiave sulla responsabilità dell'intermediario per lo scostamento dal benchmark, sul conflitto di interessi non sanabile da clausole generiche e sul diritto al risarcimento del lucro cessante. La causa è stata rinviata alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Rinnovazione ipoteca: se il debito esiste è lecita
Un proprietario immobiliare ha citato in giudizio una banca per danni derivanti dalla rinnovazione di un'ipoteca, sostenendo che il debito sottostante fosse già estinto. La Corte d'Appello gli ha dato ragione, ma la Corte di Cassazione ha annullato la decisione. Il punto cruciale era la data di estinzione del debito. La Cassazione ha stabilito che la Corte d'Appello ha errato nel non considerare le prove della banca, secondo cui il debito era stato saldato solo dopo la rinnovazione ipoteca. La legittimità dell'atto dipende da questo fatto decisivo, pertanto il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Inammissibilità ricorso Cassazione: motivi generici
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità di un ricorso presentato da un cliente contro una banca. Il caso nasce da un'opposizione a un precetto basato su una cambiale. La Corte d'Appello aveva già respinto il gravame per la presenza di un precedente giudicato. La Cassazione ha confermato la decisione, sanzionando il ricorrente per aver formulato motivi di ricorso generici, meramente ripetitivi delle difese precedenti e non adeguatamente argomentati contro le specifiche motivazioni della sentenza impugnata. Questa pronuncia ribadisce la necessità di specificità e pertinenza nell'articolazione dei motivi per evitare una declaratoria di inammissibilità ricorso Cassazione.
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Clausola di decadenza: l’interpretazione del contratto
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un complesso caso di acquisizione societaria, chiarendo i limiti dell'interpretazione di una clausola di decadenza. La controversia verteva su un termine di 30 giorni per la denuncia di vizi, previsto nel contratto di cessione di quote. La Corte ha stabilito che la mera dicitura 'entro e non oltre' non è sufficiente a determinare la perdita del diritto di garanzia se non è espressamente prevista tale conseguenza. Confermando la decisione della Corte d'Appello, la Cassazione ha ribadito che l'interpretazione del contratto spetta al giudice di merito e che il suo sindacato è limitato alla verifica della corretta applicazione dei canoni legali, rigettando il ricorso dei venditori.
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Divisione immobiliare: uso esclusivo e migliorie
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un complesso caso di divisione immobiliare tra due fratelli. La controversia riguardava un immobile co-acquistato, utilizzato in via esclusiva da uno dei due. La Corte ha rigettato sia il ricorso principale che quello incidentale, confermando la decisione d'appello. I giudici hanno chiarito i criteri per il calcolo dell'indennità di occupazione, anche in caso di parziale inagibilità, e le modalità di rimborso per le migliorie apportate da un solo comproprietario, specificando che il rimborso è basato sui costi sostenuti e non sull'aumento di valore. La sentenza ha inoltre stabilito che, se l'appello contesta l'assetto complessivo della divisione, nessuna parte della sentenza di primo grado può considerarsi passata in giudicato.
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Eccezione ex art. 1957 c.c.: i termini perentori
Un fideiussore si oppone a un precetto di pagamento, sollevando però tardivamente l'eccezione relativa alla decadenza della banca dal suo diritto per inosservanza del termine previsto dall'art. 1957 c.c. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, qualificando tale difesa come un'eccezione in senso proprio che deve essere proposta 'in limine', ovvero nel primo atto difensivo utile. Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato, con condanna del ricorrente per lite temeraria.
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Lite temeraria datore di lavoro: condanna per difesa
Un ente pubblico ha presentato ricorso in Cassazione dopo essere stato condannato a risarcire una dipendente per demansionamento e per lite temeraria. L'ente aveva tentato di far passare un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per uno stagionale, utilizzando documentazione parziale. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna per lite temeraria del datore di lavoro e chiarendo che l'uso di prove parziali per sostenere una tesi palesemente falsa costituisce colpa grave, giustificando le sanzioni previste dall'art. 96 c.p.c.
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Società di fatto tra coniugi: liquidazione e recesso
La Corte di Cassazione interviene sul caso di una società di fatto tra coniugi per la gestione di una farmacia. La sentenza chiarisce che l'allontanamento di un socio dall'attività non determina automaticamente lo scioglimento della società, ma configura un recesso. Di conseguenza, la liquidazione della sua quota deve essere calcolata al momento della manifestazione formale della volontà di recedere (come la notifica di un atto di citazione) e non al momento dell'abbandono fisico. La Corte ha cassato la decisione precedente per aver confuso lo scioglimento della società con il recesso del singolo socio, incorrendo nel vizio di extra petizione.
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Ricorso inammissibile: Cassazione e motivi eterogenei
La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un istituto di credito. La decisione si fonda principalmente sulla scorretta formulazione del motivo di ricorso, che mescolava in modo confuso censure eterogenee, come la violazione di legge e l'omesso esame di un fatto decisivo. La Corte ha inoltre sanzionato pesantemente la ricorrente per lite temeraria, sottolineando l'importanza del principio di autosufficienza e della chiara esposizione dei motivi di impugnazione.
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Obblighi informativi intermediario: la Cassazione vince
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell'erede di un investitore, cassando la sentenza d'appello che aveva respinto la richiesta di risarcimento contro una banca. La Corte ha ribadito che gli obblighi informativi dell'intermediario finanziario sussistono anche verso un cliente esperto e con propensione al rischio. L'esperienza passata non è sufficiente a superare la presunzione del nesso causale tra la mancata informazione e il danno subito dal risparmiatore. Spetta alla banca provare di aver fornito informazioni specifiche e adeguate per ogni singola operazione.
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Distrazione delle spese: errore materiale e correzione
La Corte di Cassazione interviene per correggere un proprio precedente provvedimento a causa di un errore materiale. L'ordinanza originaria aveva omesso di disporre la distrazione delle spese legali a favore dei difensori delle parti vittoriose, nonostante questi ne avessero fatto esplicita richiesta. Con la nuova ordinanza, la Corte ha integrato la decisione, stabilendo che le spese liquidate devono essere pagate direttamente agli avvocati che avevano dichiarato di averle anticipate, sanando così l'omissione.
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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile
Una docente si è rivolta alla Corte di Cassazione lamentando la mancata pronuncia della Corte d'Appello su una specifica domanda economica, la "clausola di salvaguardia". La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile per due ragioni: in primo luogo, il vizio di omessa pronuncia è stato erroneamente inquadrato come violazione di legge anziché come motivo di nullità della sentenza; in secondo luogo, la Corte ha ritenuto che i giudici d'appello avessero di fatto già deciso sulla domanda, liquidando una somma complessiva che la includeva.
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Errore revocatorio: i limiti del fatto controverso
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società contro una banca, confermando che l'errore revocatorio non può essere invocato per questioni già dibattute e decise in giudizio. Il caso riguardava la presunta omessa considerazione di un versamento in un contenzioso su un conto corrente. La Corte ha ribadito che la revocazione è uno strumento eccezionale, applicabile solo a sviste percettive su fatti non controversi, e non un mezzo per ottenere un nuovo esame del merito su punti già discussi tra le parti.
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Operatore qualificato: quali obblighi per la banca?
Un'investitrice, definitasi operatore qualificato, ha citato in giudizio un intermediario finanziario per le perdite subite nel trading di derivati. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le sentenze di merito. La decisione si fonda sul fatto che la dichiarazione di operatore qualificato esonera la banca da specifici obblighi informativi, dato che il cliente è ritenuto esperto. Inoltre, la possibilità per la cliente di monitorare gli investimenti in tempo reale tramite trading online è stata considerata sufficiente a escludere la responsabilità della banca.
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Estinzione del giudizio: guida alla rinuncia al ricorso
Una società agricola e il suo fideiussore, dopo aver perso in primo e secondo grado una causa contro un istituto di credito per presunte anomalie bancarie, hanno proposto ricorso in Cassazione. Durante il procedimento, le parti hanno raggiunto una transazione, portando alla rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, specificando che, data l'accettazione della rinuncia da parte della controparte, le spese legali non vengono regolate.
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Carenza di interesse ad agire: avviso di addebito
Una società ha impugnato un verbale ispettivo dell'ente previdenziale ma non il successivo avviso di addebito. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, dichiarando la sopravvenuta carenza di interesse ad agire. La mancata opposizione all'avviso di addebito, atto che consolida la pretesa creditoria, rende inutile la prosecuzione del giudizio sul precedente verbale, poiché l'esito di quest'ultimo non potrebbe più portare alcun vantaggio concreto alla società.
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