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Giurisprudenza Civile

Comunione convenzionale: validità e interpretazione
In una disputa ereditaria, la Cassazione ha confermato la validità di una convenzione matrimoniale del 1976. Sebbene formulata per assoggettare i beni al regime legale, è stata interpretata come una comunione convenzionale, permettendo così di includere anche beni acquistati prima del matrimonio. La Corte ha privilegiato l'intenzione effettiva dei coniugi rispetto all'interpretazione letterale, salvaguardando l'efficacia dell'accordo.
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Consulenza tributaria: la Cassazione fa chiarezza
Una società si opponeva al pagamento di una parcella per servizi professionali, sostenendo si trattasse di semplice assistenza fiscale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione di merito che qualificava l'attività come complessa consulenza tributaria. La Corte ha chiarito che l'analisi di operazioni complesse, la predisposizione di memorie difensive e i rapporti con l'amministrazione finanziaria costituiscono un'attività di consulenza di maggior valore, la cui valutazione spetta al giudice di merito e non può essere ridiscussa in sede di legittimità.
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Incarico professionale: come provarlo senza contratto
Una società di costruzioni negava di aver conferito un incarico professionale a un geometra, rifiutandone il pagamento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando che l'esistenza di un incarico professionale può essere provata tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, come la registrazione di fatture e lo svolgimento di attività connesse, anche in assenza di un contratto scritto.
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Impugnazione rinuncia eredità: ricorso improcedibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato improcedibile un ricorso riguardante l'impugnazione della rinuncia all'eredità da parte dei creditori. La decisione non è entrata nel merito della questione, ma si è basata su un vizio procedurale: il mancato deposito della relazione di notificazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorso incidentale condizionato è stato assorbito e la ricorrente condannata alle spese.
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Esdebitazione: quando il pagamento parziale è sufficiente
La Corte di Cassazione ha stabilito che per concedere il beneficio dell'esdebitazione non è decisiva la percentuale di soddisfacimento dei creditori. Un socio di una società fallita si era visto negare la liberazione dai debiti perché aveva pagato solo il 5,1% dei creditori privilegiati. La Suprema Corte ha annullato la decisione, affermando che l'esdebitazione può essere negata solo se il pagamento è 'affatto irrisorio', cioè del tutto insignificante, e non basandosi su una mera valutazione matematica. La decisione si fonda sul principio del 'favor debitoris', volto a garantire al fallito una 'seconda chance'.
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Esdebitazione: non basta la bassa percentuale
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27565/2024, ha stabilito che la concessione dell'esdebitazione a un imprenditore fallito non può essere negata basandosi unicamente su una percentuale di soddisfacimento dei creditori ritenuta 'irrisoria' (nella specie, inferiore all'1%). La valutazione del giudice deve essere complessiva e non meramente matematica, tenendo conto di tutte le circostanze del caso e del principio del 'favor debitoris'. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva respinto l'istanza di una socia fallita, poiché non aveva considerato correttamente né la sua quota di proprietà dei beni venduti prima del fallimento, né la natura e l'entità dei pagamenti effettivamente eseguiti.
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Esdebitazione: via libera anche con pagamento minimo
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'esdebitazione, ovvero la liberazione dai debiti residui, può essere concessa a un socio fallito anche a fronte di un soddisfacimento minimo dei creditori. La Suprema Corte ha annullato la decisione della Corte d'Appello che aveva negato il beneficio basandosi sulla percentuale irrisoria (circa il 2%) dei debiti pagati. Secondo la Cassazione, il requisito soggettivo della 'meritevolezza' del debitore prevale su una valutazione puramente matematica. Se il debitore ha agito correttamente e tutti i creditori hanno ricevuto un pagamento, seppur esiguo e non meramente simbolico, l'esdebitazione deve essere concessa, in linea con il principio del 'favor debitoris' e del diritto europeo che mira a garantire una seconda opportunità.
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Deontologia notarile: Cassazione chiarisce i limiti
Un notaio è stato sanzionato per multiple violazioni della deontologia notarile, inclusi l'uso improprio della sede secondaria e la mancanza di prestazione personale. La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato la decisione, chiarendo la distinzione tra legge primaria e norme deontologiche. La Corte ha confermato le sanzioni per la mancata assistenza alla sede principale e per un volume eccessivo di atti che suggerisce una carenza di supervisione personale. Tuttavia, ha stabilito che la stipula di atti presso la sede di un cliente (come una banca) non costituisce di per sé una violazione dell'imparzialità. Il caso è stato rinviato per una nuova determinazione della sanzione.
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Esdebitazione: via libera anche con pagamento minimo
Un socio di una società fallita si è visto negare il beneficio dell'esdebitazione perché i creditori erano stati soddisfatti solo in minima parte (circa l'1%). La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la valutazione non può essere puramente matematica. Se il debitore è considerato 'meritevole' e il pagamento non è meramente simbolico, l'esdebitazione deve essere concessa, in linea con il principio del 'fresh start' per l'imprenditore.
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Segnalazione insolvenza: quando è legittima?
Una società veniva dichiarata fallita su iniziativa del Pubblico Ministero, a seguito di una segnalazione di insolvenza proveniente da un giudice relatore in un precedente procedimento, conclusosi per desistenza del creditore. La società ha impugnato la decisione, sostenendo l'illegittimità della segnalazione. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 27560/2024, ha rigettato il ricorso, stabilendo che la segnalazione di insolvenza al P.M. è un atto legittimo e neutro, che non viola il principio di terzietà del giudice e può essere effettuato anche dopo la conclusione del procedimento originario.
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Offerta non formale: la Cassazione chiarisce i requisiti
Una società creditrice si opponeva a un fallimento per il mancato riconoscimento di un'indennità di occupazione di un immobile. La questione centrale era la validità di una offerta non formale di restituzione del bene da parte del curatore. La Corte di Cassazione ha cassato la decisione del tribunale, ritenendo la sua motivazione sulla validità dell'offerta 'meramente apparente' e quindi nulla, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Rapporto di lavoro subordinato: prova e oneri del giudice
Una lavoratrice ha contestato il rigetto della sua richiesta di ammissione al passivo fallimentare per crediti da lavoro, sostenendo che i suoi contratti a progetto mascherassero un rapporto di lavoro subordinato. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, annullando la decisione precedente. Ha stabilito che il giudice deve valutare la domanda anche con prove parziali e che spetta al datore di lavoro, non al lavoratore, provare l'avvenuto pagamento delle retribuzioni. Inoltre, il giudice ha il potere di determinare la giusta retribuzione anche se viene indicato un contratto collettivo errato.
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Inammissibilità appello: quando la domanda è nuova
Una lavoratrice ha visto dichiarare l'inammissibilità dell'appello perché ha introdotto per la prima volta in secondo grado una domanda di licenziamento discriminatorio, diversa da quella iniziale. La Corte di Cassazione, a seguito della rinuncia al ricorso da parte della lavoratrice, ha dichiarato l'inammissibilità per carenza di interesse, condannandola comunque alle spese legali per il principio di soccombenza virtuale, dato che i motivi del ricorso erano palesemente infondati.
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Ammissione al passivo: guida alla cartella parziale
Un agente di riscossione si oppone al rigetto parziale di una domanda di ammissione al passivo fallimentare. La Cassazione chiarisce che l'annullamento parziale di una cartella non ne invalida la parte residua, che va ammessa con semplice detrazione. Accolta anche la richiesta per gli interessi privilegiati, ritenendo sufficiente la documentazione fornita per il calcolo.
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Interessi su crediti tributari: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27527/2024, ha stabilito che una domanda di ammissione al passivo fallimentare per interessi su crediti tributari non può essere respinta come indeterminata se il creditore ha fornito tutta la documentazione necessaria al loro calcolo. Anche senza l'esplicita indicazione del tasso, se gli atti permettono di determinare l'importo, la domanda è valida. La Corte ha cassato la decisione del tribunale, che aveva erroneamente negato il privilegio agli interessi richiesti da un agente della riscossione, chiarendo che eventuali dubbi sul calcolo possono essere risolti tramite una consulenza tecnica d'ufficio (CTU).
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Responsabilità direttore lavori: obblighi e limiti
Un caso di danni immobiliari da scavi porta la Cassazione a definire i confini della responsabilità del direttore dei lavori. L'ordinanza chiarisce l'obbligo di vigilanza attiva nelle fasi critiche e riesamina i criteri per qualificare un appaltatore come 'nudus minister', sottolineando l'importanza delle prove documentali per determinare la natura del contratto di appalto.
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Spese legali reclamo fallimentare: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 27525/2024, ha chiarito un importante principio in materia di spese legali reclamo fallimentare. Se la Corte d'Appello accoglie il reclamo contro il rigetto di un'istanza di fallimento, non può condannare la società debitrice al pagamento delle spese legali. Il suo provvedimento ha natura interinale e deve limitarsi a rimettere gli atti al Tribunale per la declaratoria di fallimento, all'interno della quale verranno poi gestite tutte le spese.
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Revoca incarico dirigenziale: riorganizzazione e limiti
Una dirigente pubblica ha contestato la revoca del proprio incarico e il trasferimento, avvenuti durante la fusione di due enti. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo che la revoca dell'incarico dirigenziale era illegittima. La Corte ha chiarito che l'ente non poteva procedere alla riorganizzazione funzionale e al conseguente riassetto del personale prima dell'emanazione dei decreti ministeriali specificamente previsti dalla legge di fusione, rendendo di fatto prematura e ingiustificata la decisione presa nei confronti della dirigente.
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Cessione del credito e risarcimento: chi può agire?
Un automobilista, vittima di un incidente stradale, si vede negare il risarcimento dei danni materiali al proprio veicolo a causa di una cessione del credito fatta a favore della carrozzeria. La sentenza del Tribunale di Milano chiarisce che la revoca di tale cessione, per essere valida, deve rispettare precisi requisiti formali, altrimenti il danneggiato perde la titolarità del diritto ad agire in giudizio per quel danno specifico. Il risarcimento è stato invece riconosciuto per le sole lesioni fisiche.
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Appalto illecito: quando scatta la clausola sociale?
Due lavoratori di una cooperativa hanno citato in giudizio la società committente, sostenendo un'ipotesi di appalto illecito di manodopera. Il Tribunale del Lavoro ha respinto la domanda principale, ritenendo l'appalto genuino poiché il potere direttivo era esercitato dalla cooperativa. Tuttavia, ha accolto la domanda subordinata per uno dei due lavoratori, applicando una clausola sociale presente nel contratto d'appalto che obbligava la committente ad assumere il personale rientrante nella quota d'obbligo. Di conseguenza, è stato dichiarato il diritto del lavoratore protetto all'assunzione diretta presso la società committente.
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