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Giurisprudenza Civile

Contributo di solidarietà illegittimo: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza professionale contro la sentenza che aveva giudicato illegittimo il contributo di solidarietà imposto sulle pensioni dei suoi iscritti. La Corte ha ribadito un principio consolidato: le Casse private non hanno il potere di introdurre prelievi patrimoniali, poiché tale facoltà è riservata esclusivamente alla legge. Di conseguenza, il pensionato ha diritto alla restituzione delle somme trattenute, con un termine di prescrizione di dieci anni.

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Uso esclusivo bene comune: quando spetta il risarcimento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2365/2025, ha rigettato il ricorso di una comproprietaria che chiedeva un risarcimento per l’uso esclusivo di un immobile ereditario da parte degli altri coeredi. La Corte ha stabilito che l’uso esclusivo del bene comune non genera automaticamente un diritto all’indennità. È necessario che il comproprietario escluso dimostri di aver manifestato una concreta intenzione di utilizzare il bene e che tale utilizzo gli sia stato attivamente impedito dagli altri. In assenza di questa prova, la domanda risarcitoria non può essere accolta.

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Modifica parti comuni: l'unanimità è necessaria

Una nuova proprietaria ha citato in giudizio i vicini per aver modificato illecitamente le parti comuni, chiudendo l’accesso alla soffitta e annettendo una cantina. La Corte di Cassazione ha stabilito che una tale modifica delle parti comuni non è una semplice innovazione, ma un atto di disposizione dei diritti di proprietà. Di conseguenza, è richiesto il consenso unanime e scritto di tutti i comproprietari, e non una semplice delibera a maggioranza. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Contributo di solidarietà: Cassazione nega il potere

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2376/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una Cassa di previdenza professionale contro un suo iscritto. La Corte ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto dalla Cassa sulle pensioni, ribadendo che tale prelievo, qualificabile come prestazione patrimoniale, può essere introdotto solo da una legge dello Stato e non da un regolamento interno dell’ente, neppure per finalità di equilibrio di bilancio.

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Pensione internazionale: no al cumulo di contributi

Un lavoratore, titolare di una pensione argentina autonoma, ha richiesto di cumulare i contributi versati in Italia prima dell’emigrazione con quelli versati dopo il rientro per ottenere una pensione internazionale pro rata. La Corte di Cassazione ha respinto la domanda, stabilendo che la convenzione italo-argentina non permette di utilizzare gli stessi periodi contributivi per un trattamento in totalizzazione se già considerati, anche solo in astratto, per una prestazione autonoma estera, giudicando i due regimi incompatibili.

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Principio pro rata e pensioni: la Cassazione decide

Un professionista ha contestato il ricalcolo della sua pensione, ritenendo violato il principio pro rata a seguito di delibere del proprio ente previdenziale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la consolidata giurisprudenza secondo cui le casse di previdenza privatizzate possono legittimamente modificare i criteri di calcolo per salvaguardare l’equilibrio finanziario a lungo termine, temperando così l’applicazione assoluta del principio pro rata.

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Contributo integrativo biologi: sì al 2% in fattura

La Corte di Cassazione ha stabilito che il contributo integrativo del 2% dovuto alla cassa di previdenza dei biologi (ENPAB) deve essere sempre addebitato al cliente in fattura, anche quando la prestazione professionale è fornita da un laboratorio di analisi costituito in forma societaria. La Corte ha cassato la decisione di merito che negava questo diritto, affermando che la natura societaria dell’erogatore del servizio non modifica l’obbligo inderogabile di riscossione del contributo a carico dell’utenza, come previsto dalla legge.

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Cumulo interessi rivalutazione: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha stabilito che per i crediti previdenziali sorti prima del 1992, il creditore ha diritto al cumulo di interessi e rivalutazione monetaria fino al saldo effettivo, anche se questo avviene dopo l’entrata in vigore della legge che ha introdotto il divieto. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che limitava tale cumulo al 31 dicembre 1991, affermando che la normativa applicabile è quella vigente al momento in cui il credito è maturato. Il caso riguardava il ritardato pagamento di un supplemento di pensione da parte di un ente previdenziale.

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Fondo di Garanzia INPS: quando l'esecuzione non basta

Un lavoratore, dopo aver parzialmente recuperato il proprio credito tramite procedure esecutive, si è visto negare l’accesso al Fondo di Garanzia INPS. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’azione esecutiva individuale non è sufficiente a provare lo stato di insolvenza del datore di lavoro. Per accedere al Fondo, il lavoratore avrebbe dovuto richiedere tempestivamente il fallimento dell’azienda entro il termine di un anno dalla sua cessazione, non potendo sostituire tale procedura con il solo pignoramento.

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Contributo previdenziale società: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata su una controversia tra un ente previdenziale e una società sanitaria riguardo il calcolo del contributo previdenziale società. L’ordinanza stabilisce che la base imponibile per il contributo del 2% è il fatturato annuo della società per prestazioni specialistiche, e non i singoli compensi erogati ai professionisti. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il ricorso della società su una questione di prescrizione, ritenendola una valutazione di fatto insindacabile in sede di legittimità.

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Fondo Garanzia TFR: serve il titolo contro i soci

Una lavoratrice chiede il pagamento del TFR al Fondo Garanzia TFR dell’INPS, dato che la sua ex società datrice di lavoro è stata cancellata. La Cassazione ha stabilito che, anche se la società è estinta e non più fallibile, la lavoratrice deve prima ottenere un accertamento giudiziale del credito nei confronti dei soci, quali successori della società, prima di poter agire contro l’INPS. L’accertamento del credito è un requisito imprescindibile.

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Decorrenza pensione Gestione separata: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che la decorrenza pensione Gestione separata, in caso di cumulo di contributi, non coincide con la maturazione dei requisiti ma con la data di presentazione della domanda di opzione. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva concesso una decorrenza retroattiva, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale.

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Ricongiunzione posizioni assicurative: opzione irrevocabile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un dipendente pubblico che, dopo essere transitato da un’amministrazione all’altra e aver optato per mantenere il regime pensionistico di provenienza, aveva chiesto una successiva ricongiunzione delle posizioni assicurative. La Corte ha stabilito che l’opzione esercitata al momento della mobilità è unica e irrevocabile, precludendo qualsiasi successiva richiesta di consolidamento dei contributi, anche per i periodi successivi al trasferimento.

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NASpI e lavoro autonomo: comunicazione obbligatoria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2398/2025, ha stabilito che il beneficiario della NASpI deve comunicare all’INPS anche un’attività di lavoro autonomo preesistente, pena la decadenza dal sussidio. L’obbligo non riguarda solo le nuove attività. La Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva escluso tale obbligo, rinviando il caso alla Corte d’Appello per accertare se il ruolo di socio amministratore costituisse un’effettiva attività lavorativa e non una mera percezione di reddito.

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Errore di fatto revocazione: i limiti del riesame

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo la distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio. Il caso riguardava la pretesa di alcuni pensionati al pagamento di adeguamenti pensionistici basati su un giudicato del 1994. La Corte ha stabilito che la successiva capitalizzazione della pensione integrativa ha costituito un fatto nuovo che ha estinto l’obbligazione, applicando il principio “rebus sic stantibus”. La richiesta di errore di fatto per revocazione è stata respinta perché i ricorrenti contestavano l’interpretazione giuridica della Corte, non una svista percettiva sugli atti.

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Decadenza prestazione: domanda non si può riproporre

La Corte di Cassazione ha stabilito che la riproposizione di una domanda per una prestazione previdenziale, dopo che è maturata la decadenza, è inefficace. Nel caso esaminato, alcuni lavoratori, dopo il rigetto della prima richiesta di indennità di disoccupazione, avevano ottenuto una sentenza favorevole contro il datore di lavoro. Tuttavia, la successiva domanda all’ente previdenziale è stata considerata una mera riproposizione e non una nuova istanza, confermando la definitiva perdita del diritto per intervenuta decadenza prestazione previdenziale.

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Revocazione ordinanza: quando è inammissibile?

Un gruppo di pensionati ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Suprema Corte, sostenendo un errore di fatto in una complessa vicenda su pensioni integrative. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la revocazione ordinanza è possibile solo per un’erronea percezione dei fatti processuali, non per un disaccordo sull’interpretazione giuridica o sulla valutazione delle prove, come l’effetto estintivo della capitalizzazione di una pensione.

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NASpI e partita IVA: diritto se l'attività è inattiva

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2402/2025, ha stabilito che la mera titolarità di una partita IVA non preclude il diritto a percepire l’indennità di disoccupazione NASpI, se non corrisponde a un’effettiva attività lavorativa autonoma. Il ricorso dell’ente previdenziale è stato dichiarato inammissibile perché non contestava il punto cruciale della decisione di merito: l’assenza di qualsiasi attività produttiva di reddito da parte del lavoratore, rendendo irrilevante la questione sulla comunicazione di un’attività inesistente. Il principio chiave è che conta la sostanza (l’attività effettiva) e non la forma (la titolarità della partita IVA).

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Notifica cartella esattoriale: quando è valida?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica di una cartella esattoriale presso la sede legale di una società è da considerarsi valida se l’atto viene consegnato a una persona che si qualifichi come “impiegata incaricata al ritiro”. Spetta alla società destinataria l’onere di fornire la prova rigorosa che tale persona non avesse alcun rapporto con l’azienda. In mancanza di tale prova, l’opposizione alla cartella è inammissibile perché tardiva. La Corte ha rigettato il ricorso di un’azienda di trasporti, confermando la validità della notifica e la presunzione legale ad essa collegata.

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Fideiussione omnibus: onere di allegazione e nullità

La Corte di Cassazione chiarisce che, in un caso di fideiussione omnibus con clausole nulle per violazione della normativa antitrust, non è sufficiente invocare la nullità per essere liberati dall’obbligazione. Il fideiussore ha l’onere di allegare tempestivamente in giudizio il fatto specifico dell’inerzia del creditore, come previsto dall’art. 1957 c.c. La mancata allegazione di questo presupposto di fatto rende inammissibile il ricorso, poiché la semplice nullità della clausola non comporta automaticamente la liberazione del garante.

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