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Giurisprudenza Civile

Delibera consiliare: vincoli per i soci cooperatori
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7875/2024, ha stabilito che una delibera consiliare di una società cooperativa non può imporre ulteriori obblighi di pagamento ai soci, se tale potere non è espressamente previsto dallo statuto. Il caso riguardava la richiesta di un pagamento aggiuntivo a un socio per la partecipazione a una fiera, basata su una delibera successiva al contratto originario già saldato. La Corte ha ritenuto tale delibera inefficace, in quanto esulava dai poteri degli amministratori, confermando che l'unica fonte dell'obbligazione era il contratto iniziale.
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Cessione in blocco: onere della prova del credito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7866/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società veicolo. La società, subentrata in un credito tramite una cessione in blocco, non ha fornito la prova specifica che il credito oggetto della causa fosse effettivamente compreso nel portafoglio trasferito. Secondo la Corte, la sola pubblicazione dell'avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a soddisfare l'onere probatorio sulla titolarità del singolo credito.
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Cessazione materia del contendere: accordo e sentenza
Un dipendente, dopo aver ottenuto in appello il riconoscimento di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, si è visto opporre un ricorso per cassazione dalla banca datrice di lavoro. Tuttavia, prima della discussione, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. La Corte di Cassazione, prendendo atto della conciliazione, ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, annullando di fatto gli effetti della sentenza d'appello e compensando le spese legali come pattuito tra le parti.
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Onere della prova: Cassazione su interpretazione
Una società ha contestato il pagamento di royalties su un secondo impianto, sostenendone l'autonomia. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni di merito che ritenevano non assolto l'onere della prova riguardo tale autonomia. La Corte ha ribadito che l'interpretazione del contratto e la valutazione delle prove spettano al giudice di merito, se logicamente motivate.
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Onere della prova caduta scala: la Cassazione decide
Una cittadina cita in giudizio un'azienda sanitaria per i danni subiti a seguito di una caduta da una scala priva di corrimano. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: l'onere della prova del nesso causale grava sul danneggiato. Non è sufficiente dimostrare di essere caduti *sulla* scala, ma è necessario provare che la caduta sia stata *causata* da una sua anomalia o condizione intrinseca, adempiendo così all'onere della prova richiesto dall'art. 2051 c.c. per la responsabilità da cose in custodia.
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Diritto di difesa: annullata sentenza per mancata notifica
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello a causa di un grave vizio procedurale. La mancata comunicazione a una delle parti dell'anticipazione dell'udienza di precisazione delle conclusioni ha integrato una violazione del diritto di difesa, impedendo al suo legale di partecipare e di richiedere la discussione orale. Tale errore ha reso nulla la sentenza, a prescindere dal merito della controversia commerciale sottostante tra un'azienda tessile e un marchio di moda, che è stata quindi rinviata a un nuovo esame.
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Rimborso credito IVA fallimento: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7826/2024, ha stabilito che una società fallita ha diritto al rimborso del credito IVA, equiparando la dichiarazione di fallimento alla cessazione definitiva dell'attività. L'Agenzia delle Entrate aveva negato il rimborso, sostenendo che l'impresa potesse ancora compiere operazioni imponibili, ma la Corte ha respinto il ricorso, confermando che il diritto al rimborso credito IVA fallimento sorge con la procedura concorsuale, assimilando le imprese fallite a quelle cessate.
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Forma scritta del contratto: quando non è richiesta?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7782/2024, ha rigettato il ricorso di una società di fornitura idrica contro un ente di edilizia residenziale pubblica. La controversia verteva sulla necessità della forma scritta del contratto di somministrazione. La Corte ha confermato la decisione d'appello che annullava un decreto ingiuntivo per assenza di un contratto scritto, ritenendo i motivi di ricorso inammissibili per ragioni procedurali, tra cui la presentazione di argomenti nuovi in sede di legittimità e il difetto di autosufficienza.
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Contratto a termine illegittimo: la scadenza vale
La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto a termine è illegittimo se la causale giustificativa, pur prevista dalla contrattazione collettiva, viene utilizzata dopo la data di scadenza fissata dagli stessi accordi. Nel caso esaminato, un lavoratore era stato assunto nel 1999 per esigenze di ristrutturazione aziendale, una causale la cui efficacia era terminata il 30 aprile 1998. La Suprema Corte ha cassato la sentenza d'appello, dichiarando la nullità del termine e la conseguente conversione del rapporto in uno a tempo indeterminato, con applicazione del regime risarcitorio previsto dalla legge.
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Giudicato esterno: limiti in procedura fallimentare
Una società creditrice si è vista respingere la domanda di ammissione al passivo fallimentare per un credito derivante da penali per ritardo, a causa di un successivo accordo ritenuto una rinuncia tacita. La Corte di Cassazione, affrontando la questione di un 'giudicato esterno' favorevole al creditore emerso in un altro processo, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha stabilito che l'accertamento del passivo è una procedura esclusiva e autonoma, e le decisioni dei giudici ordinari non vincolano automaticamente il tribunale fallimentare, proteggendo così l'integrità del concorso tra creditori.
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Danno da infiltrazioni: il proprietario è responsabile
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna del proprietario di un appartamento per un danno da infiltrazioni causato all'unità immobiliare sottostante. La Corte ha stabilito che la responsabilità del proprietario, in qualità di custode ai sensi dell'art. 2051 c.c., sussiste indipendentemente dal fatto che l'immobile fosse disabitato. Inoltre, è stato chiarito che il diritto al risarcimento per il danneggiato non viene meno neanche se il suo locale è stato oggetto di un mutamento di destinazione d'uso non autorizzato, poiché il danno alla struttura fisica del bene costituisce comunque un 'danno ingiusto'.
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Onere della prova appalto: chi deve provare il credito?
Una società, cessionaria di un credito derivante da un contratto di appalto, ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare della società debitrice. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'onere della prova in un contratto di appalto spetta al creditore. Quest'ultimo deve dimostrare non solo l'esistenza del contratto, ma anche l'effettiva e corretta esecuzione delle prestazioni da parte dell'appaltatore originario. La sola presentazione delle fatture è stata ritenuta insufficiente come prova nei confronti del curatore fallimentare.
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Restituzione somme lavoratore: i limiti all’obbligo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7825/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla restituzione delle somme da parte del lavoratore. A seguito della riforma di una sentenza favorevole, il dipendente è tenuto a restituire al datore di lavoro esclusivamente l'importo netto effettivamente percepito, e non la somma lorda comprensiva delle ritenute fiscali. La Corte ha chiarito che le ritenute fiscali, versate dal datore di lavoro in qualità di sostituto d'imposta, non entrano mai nel patrimonio del lavoratore. Pertanto, spetta al datore di lavoro, e non al dipendente, attivarsi per richiedere il rimborso di tali imposte all'amministrazione finanziaria.
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Estinzione giudizio: chi paga se una parte non accetta?
Una società edile, dopo aver perso in primo e secondo grado una causa per violazione delle distanze tra costruzioni, ricorre in Cassazione. Successivamente, trova un accordo stragiudiziale e rinuncia al ricorso. Non tutti i resistenti, però, accettano la rinuncia. La Corte Suprema dichiara l'estinzione del giudizio, ma condanna la società a pagare le spese legali solo della parte che non ha accettato la rinuncia, compensando quelle delle altre.
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Data certa e fallimento: la Cassazione fa chiarezza
Una società si è vista negare l'ammissione di un credito al passivo fallimentare di un'altra impresa. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ribadendo che una scrittura privata, per essere opponibile al fallimento, deve avere una data certa. Un semplice riferimento generico ad altri eventi nel documento non è stato ritenuto sufficiente a fornire tale prova cruciale. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile anche per altri motivi procedurali, sottolineando il rigore formale richiesto in queste circostanze.
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Data certa: la prova nei confronti del fallimento
Una società cooperativa si è vista negare l'ammissione al passivo di un fallimento per un credito di oltre 40 milioni di euro a causa della mancanza di 'data certa' sui contratti. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che il giudice di merito ha l'obbligo di valutare ogni elemento, anche diverso dalla registrazione, idoneo a provare con certezza l'anteriorità dei documenti rispetto alla dichiarazione di fallimento. La Corte ha inoltre censurato l'omessa pronuncia su un'ulteriore richiesta di credito, cassando il provvedimento e rinviando la causa al Tribunale.
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Interruzione del processo: morte della parte e nullità
La Cassazione chiarisce che la morte di una parte dopo la notifica dell'appello, ma prima della sua costituzione in giudizio, causa l'interruzione del processo in modo automatico. Di conseguenza, la sentenza d'appello emessa senza dichiarare tale interruzione è nulla. Il caso originava da una richiesta di risarcimento danni per una caduta.
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Valore probatorio fatture: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società fornitrice che chiedeva il riconoscimento di un credito verso un'azienda fallita. La Corte ha confermato la decisione di merito, ribadendo che il valore probatorio delle fatture è limitato se il credito viene contestato. In questo caso, la presenza di testimonianze che indicavano l'esistenza di operazioni fittizie e di documenti di trasporto non confermati dal destinatario ha giustificato il rigetto della pretesa, in quanto il giudice di merito ha il potere di valutare liberamente le prove.
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Inammissibilità del ricorso: no al copia-incolla
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso di una società contro una condanna al pagamento. La decisione si fonda sulla violazione dell'obbligo di esposizione sommaria dei fatti, poiché il ricorso era stato redatto con la tecnica dell'"assemblaggio", ovvero trascrivendo integralmente gli atti dei precedenti gradi di giudizio. Questa pratica, secondo la Corte, contravviene al principio di sintesi e rende l'atto inidoneo, confermando la consolidata giurisprudenza in materia di inammissibilità del ricorso.
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Calcolo TFR: la Cassazione sulle voci retributive
La Corte di Cassazione interviene sul corretto calcolo del TFR di una ex dipendente ospedaliera. La Corte ha annullato la decisione d'appello per errori di calcolo sul TFR ante-1982 e sull'applicazione delle norme transitorie relative all'indennità di contingenza. È stato inoltre stabilito che l'indennità di mensa può avere natura retributiva e rientrare nel TFR se il contratto collettivo prevede un'indennità sostitutiva in denaro. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questi principi.
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