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Giurisprudenza Civile

Rimborso spese mezzo proprio: spetta sempre?
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di un autista a ricevere il rimborso spese per l'uso del mezzo proprio per recarsi in una sede di lavoro diversa da quella contrattuale. Secondo la Corte, un accordo sindacale aziendale che prevede un compenso forfettario, trattato fiscalmente come straordinario, non può sostituire l'indennità specifica prevista dal CCNL per l'uso del veicolo personale nell'interesse dell'azienda.
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Contestazione specifica: onere del datore di lavoro
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un datore di lavoro al pagamento di differenze retributive e TFR. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso del datore, il quale non aveva fornito una contestazione specifica riguardo alle deduzioni per assenze operate sulla busta paga della lavoratrice. La sentenza ribadisce che la valutazione sulla specificità della contestazione spetta al giudice di merito e che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un nuovo esame dei fatti.
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Valutazione prove testimoni: i limiti del giudice
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un'azienda contro la condanna al pagamento di straordinari a una ex dipendente. La decisione ribadisce che la valutazione delle prove testimoni è di esclusiva competenza del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, specialmente in presenza di una "doppia conforme", ovvero due sentenze di grado inferiore con la stessa conclusione.
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Contributo unificato: quando non è dovuto il raddoppio
La Corte di Cassazione ha stabilito che non sussiste un errore materiale da correggere in una sentenza che non aveva disposto il raddoppio del contributo unificato. Sebbene i motivi del ricorso fossero stati respinti, l'accoglimento di una doglianza relativa all'applicazione della 'lex mitior' ha impedito di qualificare l'impugnazione come 'integralmente rigettata', presupposto necessario per l'applicazione della sanzione processuale.
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Patto di non concorrenza: limiti e validità
Un ex manager contesta la validità del suo patto di non concorrenza, ritenendolo eccessivamente ampio. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, stabilendo che l'interpretazione delle clausole contrattuali spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se non per palesi vizi logici o giuridici. La Corte ha quindi confermato la violazione del patto di non concorrenza da parte del lavoratore e il suo obbligo di restituire il compenso ricevuto.
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Diritto di superficie: prescrizione e rigetto domande
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che rigettava la domanda di un proprietario per violazione delle distanze e del diritto di veduta. La Corte ha stabilito che la pretesa si fondava su un diritto di superficie, estintosi per prescrizione ventennale a causa del mancato esercizio, rendendo così infondate tutte le relative doglianze.
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Licenziamento collettivo: pool di lavoratori limitato
Una società di consulenza tecnologica ha effettuato un licenziamento collettivo limitando la selezione dei dipendenti alla sola sede di una città, escludendo personale con professionalità comparabili di altre sedi. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1844/2024, ha respinto il ricorso dell'azienda, confermando l'illegittimità del licenziamento. È stato ribadito il principio secondo cui, nel licenziamento collettivo, la platea dei lavoratori da considerare deve estendersi all'intero complesso aziendale, a meno che non sussistano comprovate e specifiche esigenze tecnico-produttive che giustifichino una limitazione, onere probatorio non assolto dall'azienda. Di conseguenza, è stata confermata la tutela reintegratoria per il lavoratore.
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Licenziamento collettivo: la scelta dei lavoratori
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1824/2024, ha confermato l'illegittimità di un licenziamento collettivo in cui un'azienda aveva ingiustificatamente limitato la platea dei lavoratori da licenziare a una sola sede. La Corte ha stabilito che, in presenza di professionalità fungibili tra diverse sedi, l'azienda è tenuta a estendere la comparazione a tutto il personale con mansioni simili, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica. La violazione di questo principio non è un vizio formale, ma sostanziale, e comporta la tutela reintegratoria per il lavoratore. Il ricorso dell'azienda è stato quindi rigettato.
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Azione revocatoria: il deposito esclude il danno?
Un professionista agisce con azione revocatoria contro una donazione fatta dal suo debitore ai figli. La Cassazione respinge il ricorso, confermando che il deposito di una somma a garanzia del credito, pur se successivo, fa venir meno il presupposto del danno (eventus damni), rendendo l'azione infondata.
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Litisconsorte necessario: chi citare in giudizio
Una società di autonoleggio, cessionaria del credito di un cliente, ha agito con risarcimento diretto contro una compagnia assicurativa. La Cassazione, prima di decidere nel merito, ha emesso un'ordinanza interlocutoria per verificare la corretta costituzione del contraddittorio, sottolineando che il responsabile del sinistro è un litisconsorte necessario e deve obbligatoriamente partecipare al giudizio.
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Sanzioni amministrative: notifica e prescrizione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di sanzioni amministrative per l'indebita percezione di fondi agricoli europei. La Corte ha rigettato il ricorso principale, confermando che il termine di prescrizione per la contestazione decorre non dall'inizio delle indagini penali, ma dal momento in cui l'autorità giudiziaria autorizza l'uso degli atti. È stata inoltre confermata la validità della notifica dell'atto a un familiare, anche se non convivente. L'esistenza delle opere finanziate non esclude l'illecito se provato il meccanismo fraudolento basato su fatture false e movimentazioni finanziarie fittizie.
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Riconoscimento usucapione: il valore della scrittura
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1760/2024, ha chiarito la natura e il valore probatorio di una scrittura privata nel contesto di una causa per il riconoscimento usucapione. La Corte ha stabilito che un accordo in cui una parte riconosce il possesso ventennale altrui non costituisce il titolo d'acquisto, ma una dichiarazione di scienza con forte valore probatorio. Ha inoltre confermato che l'azione di usucapione va proposta solo contro chi risulta proprietario al momento della domanda, escludendo la necessità di un litisconsorzio verso altri soggetti firmatari del precedente accordo.
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Compenso medici SISS: no all’incentivo obbligatorio
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di oltre 200 medici di medicina generale che richiedevano il pagamento di un incentivo per l'utilizzo del Sistema Informativo Socio-Sanitario (SISS). La Corte ha stabilito che, una volta resa obbligatoria per legge l'adesione al sistema, il precedente compenso medici SISS, di natura volontaria e incentivante, non è più dovuto. La nuova disciplina, che prevedeva sanzioni per l'inadempimento, è stata ritenuta incompatibile con il mantenimento di un premio. La sentenza chiarisce anche i criteri per la liquidazione delle spese legali in caso di cause con pluralità di parti.
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Integrazione retribuzione direttore amministrativo: no bonus
Un ex Direttore Amministrativo di un'Azienda Sanitaria Locale ha richiesto un'integrazione retributiva del 20%, sostenendo che la valutazione positiva del Direttore Generale dovesse estendersi automaticamente a lui. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1796/2024, ha rigettato il ricorso. La Corte ha chiarito che l'integrazione retribuzione direttore amministrativo non è un automatismo, ma è subordinata al raggiungimento di obiettivi specifici e individuali, fissati annualmente dal Direttore Generale. Viene sottolineata la netta distinzione tra il ruolo e il trattamento economico del Direttore Generale e quello del Direttore Amministrativo, il cui compenso è legato al conseguimento di risultati misurabili e personali.
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Competenza territoriale lavoro: il trasferimento di sede
La Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale sulla competenza territoriale lavoro. Un'azienda di trasporti aveva spostato il parcheggio dei bus, considerato dipendenza aziendale, in un'altra via dello stesso comune. Un ex dipendente ha avviato una causa dopo oltre sei mesi dal trasferimento. L'azienda ha contestato la competenza del tribunale, invocando il termine semestrale previsto dalla legge. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che il limite di sei mesi per mantenere la competenza del vecchio foro si applica solo se il trasferimento avviene in un'altra circoscrizione giudiziaria. Se lo spostamento è interno alla stessa circoscrizione, la competenza territoriale del tribunale originario non viene meno e non è soggetta a limiti di tempo.
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Competenza territoriale: trasferimento interno irrilevante
La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza territoriale del giudice del lavoro non è soggetta al limite temporale di sei mesi quando una dipendenza aziendale viene trasferita all'interno dello stesso comune. Il caso riguardava un autista che aveva citato in giudizio la sua ex azienda presso il tribunale del luogo dove si trovava il parcheggio dei bus. L'azienda sosteneva che, essendo il parcheggio stato spostato (pur rimanendo nella stessa città) da oltre sei mesi, il tribunale non fosse più competente. La Corte ha chiarito che la norma sulla 'permanenza' della competenza si applica solo ai trasferimenti che cambierebbero la giurisdizione territoriale, non a quelli interni che la lasciano invariata.
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Processo parallelo: la Cassazione e il giudicato
In una complessa vicenda di vizi costruttivi, la Cassazione affronta il tema del processo parallelo. Un primo procedimento si era concluso con sentenza definitiva (giudicato). Nel secondo, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso principale perché le questioni sollevate erano già coperte dal precedente giudicato esterno. Ha inoltre dichiarato cessata la materia del contendere per il ricorso incidentale, dato il disinteresse della parte alla luce della prima sentenza.
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Disapplicazione Atto Amministrativo: Distanze Legali
Una società edilizia ha costruito un immobile a una distanza inferiore a quella legale rispetto a un'altra proprietà, basandosi su un piano urbanistico comunale. La Corte di Cassazione, confermando le sentenze precedenti, ha stabilito il potere del giudice civile di disapplicazione atto amministrativo quando questo viola norme superiori, come quelle sulle distanze tra edifici. La Corte ha chiarito che tali norme tutelano interessi pubblici (igiene e sicurezza) e non possono essere derogate da un atto amministrativo locale che non persegua un'effettiva finalità di riassetto urbanistico di un'area estesa.
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Stato di ebbrezza evidente e avvisi: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1773/2024, ha rigettato il ricorso di un automobilista sanzionato per guida in stato di ebbrezza. Il caso verteva sulla presunta nullità del verbale per mancato avviso della facoltà di farsi assistere da un legale. La Corte ha stabilito che, in presenza di uno stato di ebbrezza evidente e conclamato, desumibile da sintomi chiari (equilibrio precario, difficoltà di espressione), tale avviso non è necessario. Inoltre, ha ribadito che per contestare la veridicità di un verbale è indispensabile la procedura di querela di falso.
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Segnalazione operazioni sospette: la Cassazione decide
Due funzionari di banca sono stati sanzionati per non aver segnalato transazioni sospette. La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione, chiarendo che il termine per la notifica della violazione decorre solo dal completamento degli accertamenti da parte dell'autorità amministrativa, anche a seguito della ricezione di atti da un'indagine penale. La Corte ha inoltre ribadito che per la segnalazione operazioni sospette è sufficiente un mero sospetto, senza necessità di provare il reato sottostante.
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