La Corte d’Appello di Roma ha concesso la protezione internazionale, nella forma dello status di rifugiato, a una cittadina cinese perseguitata nel suo paese d’origine per l’appartenenza alla Chiesa del Dio Onnipotente. La decisione ribalta un precedente diniego, conformandosi a un’ordinanza della Corte di Cassazione. Quest’ultima aveva censurato la precedente valutazione di non credibilità della richiedente e l’omesso esame delle fonti internazionali sulla persecuzione religiosa in Cina. La Corte ha ritenuto il racconto della donna, che include minacce, clandestinità e la fuga dal paese, dettagliato, coerente e riscontrato da numerosi rapporti sui diritti umani che confermano la repressione sistematica attuata dal governo cinese contro i gruppi religiosi non riconosciuti.
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