La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 8838/2024, ha respinto il ricorso di un Comune contro una società di gestione idrica, confermando la condanna al pagamento di canoni per il servizio di depurazione. Il caso ruotava attorno alla validità di una consulenza tecnica d'ufficio (CTU) che, secondo il Comune, aveva illegittimamente acquisito documenti non prodotti dalle parti. La Corte ha chiarito che il CTU, agendo come ausiliario del giudice, può acquisire dati per rispondere ai quesiti, purché non si sostituisca alla parte nell'onere di provare i fatti costitutivi della domanda. In questo caso, la CTU è stata ritenuta 'percipiente' e non 'esplorativa', in quanto ha ricostruito i volumi idrici basandosi su elementi fattuali già allegati dalla società attrice, supplendo a una carenza di dati imputabile al comportamento omissivo del Comune stesso.
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