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Giurisprudenza Civile

Tardività del ricorso: l'appello è inammissibile

Un istituto di credito ha impugnato una sentenza della Corte d’Appello. Tuttavia, a causa della tardività del ricorso, notificato un giorno dopo la scadenza del termine perentorio di 60 giorni, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’appello inammissibile, confermando l’importanza cruciale del rispetto delle scadenze processuali.

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Giudicato esterno e trasferimento del lavoratore

La Corte di Cassazione ha sospeso un giudizio relativo alla legittimità del trasferimento di una lavoratrice. La decisione si basa sull’esistenza di un’altra sentenza, emessa in un procedimento parallelo tra le stesse parti, che ha già statuito sull’illegittimità del medesimo trasferimento. Per evitare sentenze contraddittorie, la Corte ha rinviato la causa in attesa che la decisione dell’altro giudizio diventi definitiva, applicando il principio del giudicato esterno.

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Termine impugnazione espulsione: residenza e presenza

La Cassazione chiarisce il termine impugnazione espulsione. Un cittadino straniero, pur residente formalmente all’estero, se presente in Italia e qui radicato con legami familiari, non può beneficiare del termine più lungo di 40 giorni. Si applica il termine ordinario di 20 giorni, poiché la sua presenza fisica elimina le difficoltà pratiche che giustificano l’estensione del termine.

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Mutuo solutorio: la Cassazione conferma la validità

Un debitore ha contestato un ordine di pagamento per un finanziamento, sostenendo che si trattasse di un mutuo solutorio destinato a coprire debiti precedenti potenzialmente nulli. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo la piena validità del contratto di mutuo solutorio come negozio autonomo e titolo esecutivo. La Corte ha chiarito che l’accredito della somma sul conto del mutuatario perfeziona il contratto, rendendo irrilevante la successiva destinazione dei fondi all’estinzione di passività pregresse.

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Ricorso per cassazione: onere di autosufficienza

Una società di distribuzione energetica ha presentato ricorso per cassazione contro una sentenza d’appello che aveva dichiarato inammissibile, per tardività, il suo gravame. La società sosteneva che la notifica della sentenza di primo grado via PEC fosse invalida. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile non nel merito, ma per una ragione procedurale: la violazione del principio di autosufficienza. La ricorrente non ha adeguatamente riprodotto né localizzato nel fascicolo gli atti su cui si fondava la sua doglianza, rendendo impossibile per la Corte valutarne la fondatezza.

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Eccezione di prescrizione: quando è valida in appello?

La Corte di Cassazione chiarisce che una eccezione di prescrizione, anche se proposta tardivamente in primo grado, può essere validamente esaminata in appello se la controparte non ha sollevato una specifica obiezione sulla tardività. Il caso riguardava una richiesta di differenze retributive da parte di dirigenti medici contro un’azienda sanitaria. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei lavoratori, confermando la decisione d’appello che aveva accolto l’eccezione, sottolineando l’importanza di contestare immediatamente le irregolarità procedurali.

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Riconoscimento sentenza straniera sulla giurisdizione

La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza di un giudice straniero che si pronuncia esclusivamente sulla propria giurisdizione è riconoscibile in Italia. Il caso riguarda una controversia tra un ente territoriale italiano e un istituto finanziario su contratti derivati. La Corte ha chiarito che il riconoscimento sentenza straniera su una questione preliminare come la giurisdizione, una volta passata in giudicato, impedisce al giudice italiano di riesaminare la stessa questione, confermando la validità delle clausole di scelta del foro estero.

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Nullità d'ufficio: la Cassazione annulla la sentenza

Una clinica privata aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro un’azienda sanitaria pubblica per prestazioni del 2011. La Corte d’Appello aveva revocato il decreto, rilevando d’ufficio la nullità del contratto sottostante. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che la Corte d’Appello ha violato il diritto al contraddittorio, poiché non ha dato alle parti la possibilità di discutere la questione di nullità d’ufficio prima di decidere. Inoltre, la Cassazione ha evidenziato la formazione di un giudicato interno sulla validità del rapporto, non contestata in appello.

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Reddito di cittadinanza e patteggiamento: stop al sussidio

La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza di patteggiamento, al pari di una condanna definitiva, impedisce l’accesso al reddito di cittadinanza. Sebbene la legge menzioni il patteggiamento solo come causa di revoca, la sua efficacia retroattiva lo configura come un requisito ostativo sin dalla richiesta iniziale, annullando di fatto la concessione.

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Giudicato e durata: effetti futuri della sentenza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’azienda sanitaria, confermando che una precedente sentenza su un rapporto di durata (giudicato) estende i suoi effetti nel futuro finché le condizioni di fatto e di diritto non mutano. L’azienda non aveva correttamente impugnato la decisione di merito su questo punto, limitandosi a ridiscutere il diritto all’indennità già coperto dal giudicato. La Corte ha inoltre ribadito la responsabilità solidale tra azienda ospedaliera e università.

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Clausole vessatorie atto pubblico: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di tre acquirenti in una disputa sulla risoluzione di un contratto di vendita. La Corte chiarisce che le regole sulle clausole vessatorie in un atto pubblico (art. 1341 c.c.) non si applicano ai contratti stipulati davanti a un notaio, poiché si presume che le parti abbiano piena conoscenza e abbiano concordato ogni clausola. L’eccezione sull’incompetenza territoriale è stata inoltre dichiarata tardiva.

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Mansioni superiori PA: diritto alla retribuzione

Un collaboratore di un ente locale, pur assunto in una categoria inferiore, ha svolto per anni compiti di livello superiore. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato il suo diritto a ricevere le differenze retributive. Il principio chiave è che lo svolgimento di fatto di mansioni superiori PA fonda il diritto alla retribuzione corrispondente, a prescindere dalla nullità dell’assegnazione, dalla mancanza di un nuovo contratto scritto per le proroghe e persino dall’assenza del titolo di studio richiesto, purché la prestazione sia stata effettivamente resa.

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Autoriduzione del canone: quando è illegittima?

Una recente ordinanza della Cassazione esamina il caso di una società conduttrice che aveva praticato l’autoriduzione del canone di locazione, ritenendo eccessiva la richiesta della nuova proprietaria dell’immobile. I giudici hanno stabilito che tale comportamento costituisce inadempimento contrattuale, poiché l’offerta di pagamento parziale non era né completa né formale. L’ordinanza chiarisce che il rifiuto del locatore di accettare una somma inferiore al dovuto è legittimo. Il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile per mancanza di specificità dei motivi, confermando la condanna al pagamento delle differenze maturate.

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Sospensione sanzione disciplinare: rigetto per motivi generici

La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rigettato l’istanza di un avvocato volta a ottenere la sospensione di una sanzione disciplinare. La sanzione consisteva nella sospensione dalla professione per due anni e sei mesi per illeciti deontologici legati alla gestione di fondi dei clienti. La Corte ha ritenuto che le argomentazioni del professionista sul rischio di un danno grave e irreparabile (periculum in mora) fossero troppo generiche, in quanto la perdita di clienti e il danno economico sono conseguenze naturali di una sospensione e non circostanze eccezionali che giustifichino la concessione della misura cautelare.

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Obblighi informativi intermediario: la firma non basta

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo agli obblighi informativi di un intermediario finanziario. Alcuni risparmiatori avevano citato in giudizio l’intermediario per la violazione di tali doveri in relazione a investimenti ad alto rischio. La Corte ha confermato un orientamento consolidato: la firma del cliente su un modulo che attesta di aver ricevuto le informazioni sull’inadeguatezza dell’operazione crea una presunzione di adempimento da parte dell’intermediario. Tuttavia, questa presunzione non è assoluta. Il cliente può superarla, ma deve specificare in modo puntuale quali informazioni sono state omesse. Poiché nel caso di specie i ricorrenti si erano limitati a contestazioni generiche, il loro ricorso è stato respinto.

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Regolamento condominiale: limiti studio dentistico

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un proprietario che intendeva aprire uno studio dentistico nel proprio appartamento, scontrandosi con il divieto del condominio basato sul regolamento. La Corte ha cassato la sentenza d’appello, favorevole al proprietario, ritenendo che l’interpretazione del divieto contenuto nel regolamento condominiale fosse stata superficiale. È stato stabilito che le limitazioni alla proprietà privata devono risultare da clausole chiare ed esplicite e che l’interpretazione non può discostarsi dal senso letterale e dalla comune intenzione delle parti.

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Sopraelevazione antisismica: quando è presunta pericolosa

La Corte di Cassazione conferma la demolizione di una veranda considerata una sopraelevazione antisismica realizzata in zona ad alto rischio. L’ordinanza ribadisce che, in assenza di conformità alle normative tecniche, opera una presunzione legale di pericolosità che non può essere superata da un’autorizzazione postuma, specialmente se basata su presupposti errati. La Corte sottolinea che la verifica di sicurezza deve riguardare l’intero edificio, non solo la nuova struttura.

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Sanzione disciplinare docente: insulto a un alunno

Un insegnante ha ricevuto una “censura” come sanzione disciplinare docente per aver definito “cretino” uno studente. Dopo aver perso in primo e secondo grado, si è rivolto alla Corte di Cassazione sostenendo che i giudici precedenti avessero valutato erroneamente i fatti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il giudizio di cassazione deve concentrarsi unicamente sulla sentenza d’appello e che la valutazione sulla proporzionalità della sanzione è una questione di merito non riesaminabile in sede di legittimità.

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Revocazione sentenza cassazione: errore di fatto e limiti

Una società ha richiesto la revocazione di una sentenza della Corte di Cassazione in materia di ICI, sostenendo un errore di percezione dei motivi di ricorso. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che una non corretta interpretazione dei motivi costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto revocabile. Ha inoltre stabilito che un giudicato formatosi successivamente alla pronuncia impugnata non può essere motivo di revocazione, per salvaguardare il principio di certezza del diritto.

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Estinzione del giudizio: quando è solo parziale?

La Corte di Cassazione ha chiarito che, in una causa con più parti e domande scindibili, la morte di un litisconsorte facoltativo e la mancata riassunzione nei confronti dei suoi eredi comportano l’estinzione del giudizio solo per quella specifica parte. Il processo deve proseguire tra le altre parti. Un’istanza di prosecuzione, anche se priva della richiesta formale di fissazione d’udienza, è sufficiente a impedire l’estinzione totale del giudizio. La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello che aveva erroneamente dichiarato estinto l’intero processo.

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