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Pagamento differito TFS: dubbi sul prepensionamento

Un dipendente pubblico, collocato in prepensionamento forzato per esubero, si è visto posticipare l’erogazione della liquidazione. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione, ritenendo necessario un approfondimento in pubblica udienza sulla legittimità costituzionale del pagamento differito TFS quando il pensionamento non è una scelta ma un’imposizione, data la potenziale violazione dei principi di eguaglianza e giusta retribuzione.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pagamento Differito TFS: La Cassazione Solleva Dubbi di Costituzionalità sul Prepensionamento Forzato

La questione del pagamento differito TFS per i dipendenti pubblici è da tempo al centro di un acceso dibattito giuridico. Con l’ordinanza interlocutoria n. 8727/2024, la Corte di Cassazione non risolve la controversia, ma la porta a un livello superiore, sollevando importanti dubbi di legittimità costituzionale riguardo a una specifica situazione: quella del lavoratore che non sceglie di andare in pensione anticipata, ma vi è costretto per ragioni organizzative della Pubblica Amministrazione. Analizziamo insieme i punti salienti di questa decisione.

I Fatti del Caso: Un Dipendente Pubblico in “Soprannumero”

La vicenda riguarda un dipendente pubblico che ha impugnato la decisione della Corte d’Appello, la quale aveva confermato il rigetto della sua richiesta di pagamento immediato del Trattamento di Fine Servizio (TFS). La sua uscita dal mondo del lavoro non è stata volontaria, ma è derivata da una dichiarazione di “soprannumero”, ovvero di esubero, da parte dell’amministrazione di appartenenza. Di conseguenza, il lavoratore è stato collocato in prepensionamento, ma si è visto applicare le norme che posticipano l’erogazione della sua liquidazione al momento in cui avrebbe raggiunto i requisiti di età previsti dalla legge Fornero.

Il Contesto Normativo e le Doglianze del Ricorrente

Il ricorrente ha lamentato la violazione di diversi principi costituzionali, tra cui:
* Art. 3 (Principio di uguaglianza): Per la disparità di trattamento rispetto ai lavoratori del settore privato e anche tra diverse categorie di dipendenti pubblici.
* Art. 36 (Diritto a una retribuzione proporzionata e sufficiente): Poiché il TFS è considerato una forma di retribuzione differita, il suo posticipo incide su questo diritto.
* Art. 38 (Diritto alla previdenza e assistenza sociale): La liquidazione ha anche una funzione previdenziale, volta a sostenere il lavoratore in una fase delicata della vita.

La normativa contestata è principalmente l’art. 2, comma 11, del d.l. n. 95/2012, che, in caso di esubero del personale, prevede il collocamento a riposo anticipato ma lega la corresponsione del TFS ai tempi ordinari di pensionamento.

La Decisione della Cassazione: Un Rinvio Necessario

La Corte di Cassazione, anziché decidere nel merito, ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Ha ritenuto che le questioni sollevate meritassero un approfondimento in una pubblica udienza, con la piena partecipazione delle parti. La Corte ha colto un punto cruciale che distingue questo caso da altri già esaminati anche dalla Corte Costituzionale: la natura involontaria del pensionamento.

La Differenza Cruciale: Scelta vs. Imposizione

Il Collegio evidenzia che, a differenza dei casi di pensionamento anticipato volontario (dove il differimento del pagamento può essere giustificato come disincentivo all’uscita anticipata dal lavoro), qui il dipendente “subisce” la decisione dell’amministrazione. Si trova privato, in un solo colpo, sia dello stipendio che della liquidazione, trovandosi in una posizione di particolare vulnerabilità economica e sociale. Questo elemento, secondo la Corte, cambia radicalmente la prospettiva e richiede una nuova valutazione del bilanciamento degli interessi in gioco: da un lato, le esigenze di finanza pubblica, dall’altro, i diritti fondamentali del lavoratore.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla necessità di verificare se, in un contesto di prepensionamento “coatto”, esistano ragioni costituzionalmente valide per imporre al lavoratore il sacrificio di attendere anni per la sua liquidazione. La natura mista del TFS, sia retributiva che previdenziale, ne accentua l’importanza. Esso non è solo parte del compenso per il lavoro svolto, ma anche un sostegno fondamentale per affrontare le necessità economiche che sorgono con la cessazione dell’attività lavorativa.

La Corte si interroga se il godimento anticipato della pensione di anzianità possa da solo giustificare il posticipo del TFS. La risposta sembra propendere per il no, specialmente quando la posizione del lavoratore è resa ancora più fragile dal fatto di non aver scelto, ma di aver subito il prepensionamento. Pertanto, la questione viene rimessa alla discussione in pubblica udienza per un’analisi più approfondita e per garantire il pieno contraddittorio tra le parti.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione non stabilisce un nuovo principio di diritto, ma apre la strada a una possibile revisione della normativa sul pagamento differito TFS nei casi di esubero nella Pubblica Amministrazione. La decisione finale, che seguirà la pubblica udienza, potrebbe avere un impatto significativo su tutti i dipendenti pubblici che si trovano o si troveranno in una situazione simile. Si attende ora di vedere se questo percorso porterà a un intervento della Corte Costituzionale che possa finalmente riconoscere la specificità e la maggiore tutela richiesta da chi subisce un prepensionamento forzato.

Perché il pagamento del TFS di un dipendente pubblico è stato posticipato?
La normativa applicata (in particolare il d.l. 95/2012) prevede che, anche in caso di prepensionamento per esubero, la liquidazione venga corrisposta non al momento della cessazione del servizio, ma al momento in cui il lavoratore avrebbe maturato il diritto alla pensione secondo le regole ordinarie (riforma Fornero).

Qual è la principale differenza tra questo caso e altri casi di prepensionamento già esaminati?
La differenza fondamentale è che in questo caso il prepensionamento non è stato una scelta del lavoratore, ma un’imposizione (“subito”) da parte dell’Amministrazione a causa di una situazione di esubero. La Corte ritiene che questa natura “coatta” renda la posizione del lavoratore più vulnerabile e richieda una valutazione di costituzionalità diversa rispetto ai pensionamenti anticipati volontari.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte non ha emesso una decisione definitiva. Con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato la causa a una nuova udienza pubblica per approfondire i dubbi di legittimità costituzionale della normativa, ritenendo la questione complessa e meritevole di un’attenta discussione tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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