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Opzione sistema contributivo: la forma è essenziale

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’opzione per il sistema contributivo integrale deve essere esercitata dal lavoratore con una dichiarazione scritta e inviata direttamente all’Ente previdenziale. Una semplice comunicazione verbale al datore di lavoro, anche se seguita dalla corretta compilazione dei flussi UniEmens, non è sufficiente e non produce effetti. Di conseguenza, il datore di lavoro che applica il massimale contributivo senza una valida opzione commette un’illegittima autoriduzione del carico contributivo ed è tenuto a versare le differenze.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Opzione Sistema Contributivo: La Cassazione Chiarisce le Modalità Corrette

L’esercizio dell’opzione per il sistema contributivo è una scelta cruciale per il futuro pensionistico di un lavoratore, con importanti riflessi anche sugli obblighi del datore di lavoro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulle modalità con cui tale diritto deve essere esercitato, sottolineando l’importanza della forma scritta e del corretto destinatario. Vediamo nel dettaglio i fatti e il principio di diritto enunciato dai giudici.

I Fatti di Causa

Una società si è vista notificare una richiesta di pagamento di contributi e sanzioni da parte dell’ente previdenziale. La contestazione nasceva dal fatto che l’azienda, a partire dal 2011, aveva iniziato a versare i contributi per due suoi dipendenti calcolandoli su un massimale annuo, come previsto per chi sceglie il sistema di calcolo interamente contributivo.

Tuttavia, secondo l’ente, questa scelta era stata manifestata dai lavoratori solo verbalmente al datore di lavoro. La comunicazione formale all’ente previdenziale da parte dei dipendenti era avvenuta solo anni dopo, nel 2016. La società sosteneva la validità della scelta iniziale, manifestata attraverso la costante applicazione del massimale nei flussi mensili UniEmens, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello le avevano dato torto, ritenendo illegittima l’autoriduzione del carico contributivo. La questione è così giunta dinanzi alla Suprema Corte.

La Questione Giuridica: Validità dell’Opzione Sistema Contributivo

Il nodo centrale della controversia riguarda la validità dell’opzione per il sistema contributivo comunicata solo verbalmente al datore di lavoro e da quest’ultimo trasmessa all’ente previdenziale in modo indiretto, tramite la compilazione dei flussi UniEmens. La Corte doveva stabilire se questa modalità fosse sufficiente a produrre gli effetti legali desiderati, in particolare l’applicazione del massimale contributivo, o se fossero necessarie forme più rigorose.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della società, confermando le decisioni dei giudici di merito. Le motivazioni si fondano sulla natura giuridica dell’atto di opzione.

I giudici hanno chiarito che l’opzione prevista dalla Legge n. 335/1995 è un diritto potestativo del lavoratore. Si tratta di un negozio giuridico unilaterale e necessariamente recettizio: ciò significa che, per produrre i suoi effetti, la dichiarazione di volontà deve giungere a conoscenza del soggetto nella cui sfera giuridica è destinata a incidere.

Questo soggetto non è il datore di lavoro, che è parte del rapporto di lavoro ma non del rapporto previdenziale in questi termini, bensì l’Ente previdenziale. È l’Istituto, infatti, il soggetto titolato a verificare la sussistenza dei requisiti necessari per l’esercizio dell’opzione e a liquidare il futuro trattamento pensionistico.

Inoltre, data la rilevanza della scelta e i suoi effetti di natura pubblicistica, la Corte ha stabilito che la manifestazione di volontà deve essere espressa in forma scritta dal lavoratore e indirizzata direttamente all’Ente. Questa formalità garantisce la certezza del diritto e non può essere surrogata da comportamenti concludenti o da comunicazioni indirette come quella effettuata dal datore di lavoro tramite i flussi UniEmens. Quest’ultima, infatti, non costituisce una valida manifestazione di volontà del lavoratore, ma rappresenta un’illegittima autoriduzione del carico contributivo da parte dell’azienda.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso e ha enunciato un principio di diritto chiaro e inequivocabile: «La volontà di optare per la liquidazione del trattamento pensionistico esclusivamente con le regole del sistema contributivo, ex art 1, comma 23, della legge nr. 335 del 1995, va espressa con dichiarazione scritta, indirizzata dall’interessato all’Ente previdenziale. La comunicazione mensile UniEmens del datore di lavoro non è idonea a surrogare detta manifestazione di volontà». Questa sentenza ribadisce la necessità di rispettare precisi oneri formali per l’esercizio di diritti che hanno un impatto significativo sul rapporto previdenziale.

È sufficiente comunicare verbalmente al proprio datore di lavoro la volontà di optare per il sistema contributivo?
No, la sentenza chiarisce che una comunicazione verbale al datore di lavoro non è sufficiente per esercitare validamente l’opzione per il sistema contributivo.

La comunicazione UniEmens inviata dal datore di lavoro può sostituire la dichiarazione scritta del lavoratore?
No, la comunicazione mensile UniEmens del datore di lavoro non è idonea a surrogare la manifestazione di volontà del lavoratore, in quanto non proviene dal titolare del diritto.

A chi deve essere indirizzata la dichiarazione di opzione per il sistema contributivo per essere valida?
Per essere valida, la dichiarazione di opzione deve essere in forma scritta e deve essere indirizzata direttamente dal lavoratore interessato all’Ente previdenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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