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Opzione sistema contributivo: comunicazione scritta all’INPS

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’opzione sistema contributivo per la pensione, prevista dalla legge n. 335/1995, deve essere esercitata dal lavoratore con una dichiarazione scritta e indirizzata direttamente all’INPS. La comunicazione mensile (flusso Uniemens) inviata dal datore di lavoro non è sufficiente a surrogare questa manifestazione di volontà. La sentenza chiarisce che, data la natura di diritto potestativo del lavoratore e le importanti conseguenze sul rapporto previdenziale, è necessario un atto formale che garantisca certezza giuridica, escludendo forme equivalenti.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Opzione Sistema Contributivo: La Cassazione Chiarisce, Serve la Comunicazione Scritta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per lavoratori e datori di lavoro: le modalità corrette per esercitare l’opzione sistema contributivo per il calcolo della pensione. Con la sentenza n. 17703/2025, la Suprema Corte ha stabilito un principio di diritto chiaro: la scelta del lavoratore deve essere formalizzata con una dichiarazione scritta e inviata direttamente all’Ente previdenziale. La semplice comunicazione del datore di lavoro tramite flussi Uniemens non è sufficiente.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di una società contro un avviso dell’INPS per il recupero di contributi non versati. L’Ente previdenziale contestava il mancato versamento dei contributi eccedenti il massimale contributivo per un dipendente. La società si difendeva sostenendo che il dipendente avesse validamente esercitato l’opzione per il passaggio al sistema di calcolo interamente contributivo, il che avrebbe reso applicabile il massimale. Secondo il datore di lavoro, tale opzione era stata comunicata all’INPS tramite i flussi mensili Uniemens.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le ragioni dell’azienda, affermando che la comunicazione datoriale non poteva surrogare la manifestazione di volontà diretta e formale del lavoratore all’INPS. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione di diverse norme e principi, tra cui la libertà delle forme degli atti e la buona fede.

L’Opzione Sistema Contributivo e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la linea dei giudici di merito. Il fulcro della decisione risiede nella natura giuridica dell’opzione prevista dall’art. 1, comma 23, della legge n. 335/1995. I giudici hanno chiarito che non si tratta di un semplice adempimento amministrativo, ma di un vero e proprio negozio giuridico unilaterale.

Questo atto, definito come un diritto potestativo del lavoratore, incide profondamente sia sul rapporto previdenziale (tra lavoratore e INPS) sia, di conseguenza, su quello contributivo (tra datore di lavoro e INPS). Per tali ragioni, non può essere lasciato a forme implicite o mediate.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che la rilevanza della scelta e le sue conseguenze, anche di natura pubblicistica, impongono un onere di forma scritta. Questa formalità serve a garantire la certezza del rapporto giuridico. La manifestazione di volontà deve essere:

1. Espressa: Non può essere presunta o desunta da comportamenti altrui.
2. Scritta: In deroga al principio generale della libertà delle forme, la forma scritta è richiesta per assicurare la ponderazione della scelta e la sua prova certa.
3. Indirizzata all’Ente previdenziale: Trattandosi di un negozio recettizio, l’atto produce i suoi effetti quando giunge a conoscenza del destinatario, che in questo caso è l’INPS, parte del rapporto previdenziale che viene modificato.

La comunicazione mensile Uniemens, secondo la Corte, è un adempimento obbligatorio del datore di lavoro con finalità informative e di calcolo contributivo. Non è uno strumento idoneo a veicolare una manifestazione di volontà così personale e rilevante del lavoratore. Affidare a tale comunicazione il valore di esercizio dell’opzione significherebbe confondere il ruolo del datore di lavoro, che è un intermediario ex lege per gli adempimenti contributivi, con quello di rappresentante del lavoratore per una scelta personalissima.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce il seguente principio di diritto: “La volontà di optare per la liquidazione del trattamento pensionistico esclusivamente con le regole del sistema contributivo, ex art 1, comma 23, della legge nr. 335 del 1995, va espressa con dichiarazione scritta, indirizzata dall’interessato all’Ente previdenziale. La comunicazione mensile Uniemens del datore di lavoro non è idonea a surrogare detta manifestazione di volontà“.

Questa pronuncia ha implicazioni pratiche significative. I lavoratori che intendono esercitare l’opzione devono farlo personalmente, con un atto scritto inviato direttamente all’INPS. I datori di lavoro, d’altro canto, devono essere consapevoli che la sola indicazione nei flussi Uniemens non è sufficiente a validare la scelta del dipendente e, di conseguenza, ad applicare il massimale contributivo, con il rischio di successive azioni di recupero da parte dell’Ente previdenziale.

Come deve essere esercitata la volontà di optare per il sistema contributivo secondo la Corte di Cassazione?
La volontà deve essere espressa tramite una dichiarazione scritta, indirizzata direttamente dal lavoratore interessato all’Ente previdenziale (INPS).

La comunicazione mensile Uniemens inviata dal datore di lavoro è sufficiente per manifestare l’opzione del lavoratore?
No, la Corte ha stabilito che la comunicazione mensile Uniemens del datore di lavoro non è idonea a surrogare la manifestazione di volontà del lavoratore, in quanto è un adempimento datoriale e non un atto di esercizio di un diritto personale.

Perché la Corte richiede una forma scritta per l’esercizio dell’opzione?
La forma scritta è richiesta a causa della rilevanza dell’atto, che modifica profondamente il rapporto previdenziale e ha natura di diritto potestativo. Serve a garantire la certezza giuridica, la consapevolezza della scelta da parte del lavoratore e la prova inequivocabile della sua volontà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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