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Opzione previdenziale: la scelta dopo l’abrogazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’opzione previdenziale esercitata da due lavoratori per rimanere nel precedente regime pensionistico è nulla se la legge che la consentiva era già stata abrogata al momento della scelta. La Corte ha annullato la decisione d’appello che riteneva tale scelta irrevocabile, affermando che un’opzione basata su una norma non più in vigore è giuridicamente inesistente e non può produrre effetti.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Opzione Previdenziale: Cosa Succede se la Legge Cambia?

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso delicato riguardante l’opzione previdenziale esercitata da due lavoratori in seguito a mobilità volontaria. La questione centrale è se una scelta, compiuta in base a una legge che nel frattempo è stata abrogata, possa essere considerata valida e, soprattutto, irrevocabile. Questa decisione offre importanti chiarimenti sull’efficacia degli atti giuridici compiuti dopo una modifica normativa.

I fatti di causa

Due lavoratori, a seguito di un processo di mobilità volontaria, sono transitati dalla gestione pensionistica pubblica (ex Inpdap) a quella generale dell’INPS. In base a una vecchia normativa, la legge n. 554/88, avrebbero avuto il diritto di optare per il mantenimento del precedente regime previdenziale.

I lavoratori hanno effettivamente esercitato questa opzione. Tuttavia, il problema è sorto perché, al momento della loro scelta, la norma che la permetteva (l’art. 6 della legge n. 554/88) era già stata abrogata da un decreto legislativo successivo (il d.lgs. n. 80/98). Inizialmente, la Corte d’Appello aveva respinto la loro richiesta di costituire la posizione presso l’INPS, ritenendo la loro opzione, seppur esercitata in base a una legge non più in vigore, come “irretrattabile” e non impugnata nei termini di legge. I lavoratori hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

La decisione sulla opzione previdenziale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei lavoratori, ribaltando completamente la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno stabilito che l’opzione esercitata dai ricorrenti era giuridicamente inesistente e, di conseguenza, non poteva produrre alcun effetto vincolante.

Le motivazioni

Il ragionamento della Corte si basa su un principio fondamentale del diritto: un atto non può fondarsi su una norma che non esiste più. L’opzione previdenziale prevista dalla legge n. 554/88 era stata cancellata dall’ordinamento giuridico dal d.lgs. n. 80/98 prima che i lavoratori esercitassero la loro scelta. Pertanto, la loro dichiarazione di volontà era priva di qualsiasi base legale e doveva considerarsi irrilevante.

La Cassazione ha chiarito che l’errore della Corte d’Appello è stato quello di considerare l’opzione come un atto valido ma semplicemente non impugnato, applicando erroneamente i termini di decadenza previsti per la rettifica dei provvedimenti di pensione (art. 205 del d.P.R. n. 1092/73). Tale norma, tuttavia, si applica a casi di errore materiale o di calcolo su un provvedimento esistente e valido, non a un’opzione esercitata senza una norma di legge che la supporti.

In sostanza, non si trattava di correggere un atto viziato, ma di prendere atto dell’inesistenza giuridica dell’opzione stessa. Un’opzione che non ha mai avuto validità non può diventare “irretrattabile” o irrevocabile, perché non è mai sorta giuridicamente.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio chiaro: gli effetti giuridici di un atto dipendono dalla sua conformità all’ordinamento vigente al momento in cui viene compiuto. Un’opzione esercitata sulla base di una norma abrogata è un atto nullo, privo di efficacia fin dall’origine. Di conseguenza, i lavoratori avevano pieno diritto a veder costituita la loro posizione previdenziale presso l’INPS, come se l’opzione non fosse mai stata esercitata. Questa decisione rafforza la certezza del diritto, sottolineando che le scelte dei cittadini devono sempre basarsi su leggi in vigore e non su disposizioni ormai superate.

Cosa succede se un’opzione previdenziale viene esercitata sulla base di una legge che è stata abrogata?
Secondo la Corte di Cassazione, tale opzione è giuridicamente inesistente e non produce alcun effetto. È come se non fosse mai stata esercitata, poiché manca il presupposto normativo che ne giustifichi la validità.

Un’opzione esercitata in base a una norma abrogata può essere considerata irrevocabile?
No. La Corte ha stabilito che il concetto di ‘irrevocabilità’ si applica solo ad atti giuridicamente validi. Se un’opzione è nulla fin dall’origine perché la legge che la prevedeva non esiste più, non può diventare irrevocabile.

Perché il termine di decadenza per impugnare i provvedimenti di pensione non si applica in questo caso?
Il termine di decadenza previsto dall’art. 205 d.P.R. n. 1092/73 riguarda la rettifica di errori in provvedimenti di pensione validamente emessi. Non si applica a una situazione in cui l’atto di base (l’opzione) è giuridicamente inesistente, poiché non c’è alcun provvedimento valido da rettificare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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