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Opzione donna: non si applica se hai già la pensione

Una lavoratrice, pur avendo già maturato i requisiti per la pensione di anzianità calcolata con il metodo retributivo, ha richiesto l’applicazione della cosiddetta ‘opzione donna’ per ottenere un calcolo contributivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che l’opzione donna è un’agevolazione per l’uscita anticipata dal lavoro, destinata a chi non possiede ancora i requisiti per la pensione ordinaria, e non uno strumento per scegliere un metodo di calcolo diverso.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Opzione Donna: Quando Non è Possibile Scegliere il Metodo Contributivo

L’istituto della opzione donna rappresenta da anni un’importante via d’uscita anticipata dal mondo del lavoro per molte lavoratrici. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta sui suoi limiti di applicazione. La questione centrale è: una lavoratrice che ha già maturato i requisiti per la pensione di anzianità con il sistema retributivo può comunque scegliere l’opzione donna solo per beneficiare del calcolo contributivo? La risposta dei giudici è stata un chiaro no.

I Fatti del Caso

Una lavoratrice si era vista calcolare la propria pensione di anzianità dall’Ente Previdenziale secondo il sistema retributivo, in quanto al momento della domanda possedeva già tutti i requisiti di età e contribuzione previsti dalle norme vigenti. Insoddisfatta, la lavoratrice ha agito in giudizio chiedendo la riliquidazione del trattamento pensionistico con l’applicazione del metodo contributivo, sostenendo di aver esercitato la cosiddetta opzione donna.

Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto la sua domanda. Secondo i giudici di merito, il calcolo effettuato dall’Ente era corretto, poiché la lavoratrice aveva già diritto alla pensione calcolata con le regole previgenti. Di conseguenza, non poteva avvalersi di un istituto, l’opzione donna, pensato per uno scopo diverso: incentivare l’esodo di chi non possiede i requisiti più rigidi introdotti dalle riforme successive.

La Decisione della Corte: La Finalità dell’Opzione Donna

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha confermato la decisione dei giudici d’appello e ha rigettato il ricorso della lavoratrice. Il ragionamento della Suprema Corte si è concentrato sulla finalità e sulla natura della norma che regola l’opzione donna (art. 1, comma 9, della legge n. 243/2004).

Secondo i giudici, questa norma non offre una libera scelta tra diversi metodi di calcolo della pensione. Al contrario, essa introduce un’agevolazione temporale per consentire un pensionamento anticipato. È uno strumento destinato esclusivamente alle lavoratrici che, al momento della domanda, non avrebbero ancora i requisiti per la pensione secondo le regole ordinarie e più severe.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha specificato che l’opzione donna non è finalizzata a modificare il quantum della pensione, ma a concedere un’agevolazione temporale per l’accesso al trattamento pensionistico. L’applicazione del metodo di calcolo contributivo non è una scelta autonoma, ma una conseguenza diretta e inscindibile della decisione di usufruire di questa uscita anticipata e sperimentale.

È pacifico, nel caso di specie, che la ricorrente avesse già maturato il diritto alla pensione d’anzianità calcolata con il metodo retributivo. Pertanto, si trovava al di fuori del perimetro di applicazione della norma. Citando un proprio precedente (Cass. n. 30263/2022), la Corte ha ribadito che la norma ha lo scopo di contenere la spesa pensionistica e, allo stesso tempo, di agevolare l’uscita rispetto ai criteri più rigidi introdotti dalla riforma del 1995 e dalle modifiche successive.

In sostanza, l’istituto è stato concepito per chi, altrimenti, dovrebbe attendere più a lungo per andare in pensione. Non può essere utilizzato come un escamotage per cambiare le regole di calcolo da parte di chi ha già un diritto pieno e consolidato alla pensione secondo il sistema più favorevole.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione consolida un principio fondamentale: l’opzione donna è un pacchetto chiuso. È una via di pensionamento anticipato che comporta, come contropartita, il calcolo dell’assegno con il sistema interamente contributivo. Non è possibile “spacchettare” l’offerta, scegliendo solo l’elemento ritenuto più conveniente (il calcolo) senza rientrare nella condizione che ne giustifica l’applicazione (l’uscita anticipata in assenza dei requisiti ordinari).

Questa pronuncia fornisce una guida chiara per le lavoratrici che si avvicinano alla pensione: se si sono già raggiunti i requisiti per la pensione di anzianità con il sistema retributivo o misto, quella è la via da percorrere. L’opzione donna rimane un’alternativa valida solo per chi, per anticipare i tempi del pensionamento, è disposta ad accettarne le specifiche condizioni, inclusa la modalità di calcolo.

Una lavoratrice che ha già maturato i requisiti per la pensione di anzianità può scegliere di accedere all’ ‘opzione donna’ per avere un calcolo contributivo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’opzione donna è riservata alle lavoratrici che intendono accedere al pensionamento in modo anticipato perché non possiedono ancora i requisiti previsti dalle norme ordinarie.

Qual è lo scopo principale della normativa sull’ ‘opzione donna’ secondo la Cassazione?
Lo scopo non è modificare l’importo della pensione (il ‘quantum’), ma concedere un’agevolazione temporale per anticipare l’accesso al trattamento pensionistico, in deroga ai requisiti più severi introdotti dalle riforme.

Il sistema di calcolo contributivo previsto dall’ ‘opzione donna’ è una scelta libera e separata?
No, non è una scelta autonoma. L’applicazione del metodo di calcolo contributivo è una conseguenza diretta e inscindibile della decisione di avvalersi della via sperimentale per il pensionamento anticipato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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