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Obbligo contributivo professionisti: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’iscrizione a un albo professionale è sufficiente a generare l’obbligo contributivo verso la cassa di previdenza di categoria. La Corte ha accolto il ricorso di un ente previdenziale contro un professionista che si opponeva al pagamento dei contributi minimi, sostenendo che la sua attività fosse solo occasionale. Secondo la Suprema Corte, l’obbligo contributivo dei professionisti sussiste a prescindere dalla continuità e dalla redditività dell’attività, in virtù del potere regolamentare della cassa.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Obbligo Contributivo Professionisti: Attività Occasionale e Iscrizione all’Albo

L’obbligo contributivo dei professionisti verso la propria cassa di previdenza è un tema di costante dibattito. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 5195/2025, ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che la semplice iscrizione all’albo professionale è sufficiente a far scattare l’obbligo di versare i contributi minimi, anche se l’attività è svolta in modo sporadico o non produce reddito. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Un Geometra contro la sua Cassa di Previdenza

Il caso nasce dall’opposizione di un geometra a una cartella di pagamento emessa dalla sua cassa di previdenza. L’ente richiedeva il versamento dei contributi previdenziali minimi per il periodo 2008-2012, a seguito dell’iscrizione d’ufficio del professionista. Quest’ultimo sosteneva di non essere tenuto al pagamento, poiché la sua attività non era stata svolta in modo continuativo, requisito che riteneva necessario per l’obbligo di iscrizione.

Nei primi due gradi di giudizio, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione al professionista. I giudici di merito avevano accertato che, nel periodo in questione, il geometra aveva compiuto solo 33 atti professionali, per lo più depositi telematici di pratiche catastali. Tale mole di lavoro era stata giudicata insufficiente a dimostrare l’abitualità dell’esercizio della professione, ritenendo illegittimo lo Statuto della Cassa che prevedeva l’iscrizione anche in caso di attività occasionale.

La Questione dell’Obbligo Contributivo per i Professionisti

La Cassa di previdenza ha impugnato la decisione della Corte d’Appello ricorrendo in Cassazione. I motivi del ricorso si basavano sulla presunta violazione delle norme che regolano l’autonomia degli enti previdenziali privatizzati (D.Lgs. 509/94). Secondo l’ente, il proprio potere regolamentare le consentiva legittimamente di stabilire l’obbligo di iscrizione e di versamento della contribuzione minima per tutti gli iscritti all’albo, a prescindere dalla continuità dell’attività professionale. La Cassa sosteneva, inoltre, che l’onere di provare la totale assenza di esercizio professionale spettasse al geometra, e non all’ente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della Cassa, ribaltando l’esito dei precedenti giudizi. I giudici hanno richiamato un orientamento ormai consolidato (a partire dalla sentenza Cass. 4568/21), secondo cui il potere regolamentare conferito alle casse professionali privatizzate è legittimo. In virtù di tale autonomia, la Cassa può imporre l’obbligo di contribuzione minima a tutti coloro che sono iscritti all’albo dei geometri. La Corte ha chiarito che questo obbligo sorge per il solo fatto dell’iscrizione all’albo, che abilita potenzialmente all’esercizio della professione. L’effettivo svolgimento dell’attività in modo continuativo, la sua redditività o l’eventuale iscrizione ad altre forme di previdenza obbligatoria diventano irrilevanti ai fini del versamento del contributo minimo soggettivo.

Di conseguenza, l’analisi svolta dalla Corte d’Appello sul numero di atti compiuti dal professionista (33 in quattro anni) è stata ritenuta errata. Tale dato, secondo la Cassazione, può al massimo qualificare l’attività come ‘saltuaria’ o ‘occasionale’, ma non esclude l’obbligo di iscrizione e contribuzione alla Cassa di categoria.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale per tutti i liberi professionisti iscritti a un albo: l’iscrizione stessa è il presupposto per l’obbligo contributivo verso la propria cassa. La decisione della Corte di Cassazione implica che non è possibile sottrarsi al versamento dei contributi minimi semplicemente esercitando la professione in modo sporadico o non producendo reddito. Questa interpretazione rafforza l’autonomia delle casse previdenziali e garantisce una base contributiva solida per il sostentamento del sistema pensionistico di categoria. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi.

L’iscrizione a un albo professionale comporta automaticamente l’obbligo di pagare i contributi previdenziali?
Sì, secondo l’orientamento della Corte di Cassazione, l’iscrizione all’albo professionale è il presupposto che fa sorgere l’obbligo di iscrizione alla cassa di previdenza di categoria e il conseguente obbligo di versare la contribuzione minima.

Un professionista che svolge l’attività in modo occasionale è esonerato dal pagamento dei contributi minimi?
No. La Corte ha stabilito che l’obbligo di contribuzione minima sussiste anche in caso di attività esercitata in forma saltuaria e occasionale. La continuità non è un requisito necessario per l’obbligo contributivo.

La mancata produzione di reddito dall’attività professionale esclude l’obbligo di versare i contributi?
No, l’ordinanza chiarisce che l’obbligo di versare la contribuzione minima è irrilevante rispetto alla mancata produzione di reddito, così come lo è l’eventuale iscrizione ad altra forma di previdenza obbligatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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