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Obbligo contributivo geometri: basta l’iscrizione

La Cassazione stabilisce che l’obbligo contributivo geometri verso la propria cassa di previdenza scatta con la semplice iscrizione all’albo professionale. È irrilevante l’esercizio non continuativo della professione o l’assenza di reddito. La Corte ha accolto il ricorso della Cassa, annullando la decisione di merito che aveva esonerato un professionista dal pagamento dei contributi minimi.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Obbligo contributivo geometri: l’iscrizione all’albo è sufficiente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per tutti i liberi professionisti: l’obbligo contributivo geometri e per altre categorie professionali sorge con la semplice iscrizione all’albo, indipendentemente dall’esercizio continuativo o redditizio dell’attività. Questa decisione chiarisce la portata dei poteri delle casse di previdenza privatizzate nel garantire la propria sostenibilità finanziaria.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’opposizione di un geometra a una cartella esattoriale con cui la sua cassa di previdenza richiedeva il pagamento di contributi relativi a un periodo di quattro anni. Il professionista sosteneva di non dover versare tali somme in quanto, pur essendo iscritto all’albo, non esercitava l’attività in modo continuativo.

Sia il tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al geometra, accogliendo la sua opposizione. Secondo i giudici di merito, l’obbligo contributivo era legato all’effettivo e continuativo svolgimento della professione. La Cassa di previdenza, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

L’obbligo contributivo geometri secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni dei gradi inferiori, accogliendo il ricorso della Cassa. Gli Ermellini hanno stabilito che, ai fini dell’obbligatorietà dell’iscrizione alla Cassa e del conseguente pagamento della contribuzione minima, è condizione sufficiente la mera iscrizione all’albo professionale.

La decisione sottolinea come siano del tutto irrilevanti la natura occasionale dell’esercizio della professione e l’eventuale assenza di reddito. Viene così confermato un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, che valorizza l’autonomia delle casse privatizzate nel definire i requisiti per l’iscrizione e la contribuzione.

Le motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi dell’evoluzione normativa che ha interessato le casse di previdenza professionali. Inizialmente, la legge (in particolare la L. n. 773/1982) legava l’obbligo di iscrizione all’esercizio della libera professione “con carattere di continuità”. Tuttavia, con la privatizzazione delle casse (D.Lgs. n. 509/1994) e le successive riforme (L. n. 335/1995), a questi enti è stata conferita un’ampia autonomia gestionale e normativa.

Questa autonomia, spiega la Corte, include la potestà di adottare provvedimenti volti ad assicurare l’equilibrio finanziario a lungo termine. In tale ottica, la previsione statutaria che estende l’obbligo di iscrizione e di versamento del contributo minimo a tutti gli iscritti all’albo, anche a coloro che non esercitano la professione in modo continuativo, è legittima.

La trasformazione di quello che un tempo era un “contributo di solidarietà” in un contributo soggettivo minimo per tutti gli iscritti è coerente con il principio di universalizzazione delle tutele previdenziali. Secondo la Corte, a ogni attività lavorativa o professionale, anche solo potenziale come quella attestata dall’iscrizione a un albo, deve corrispondere una specifica copertura assicurativa. Lo statuto della Cassa, pertanto, non fa altro che introdurre una presunzione di continuità dell’esercizio professionale per chi è iscritto all’albo, salva la possibilità per l’interessato di fornire la prova contraria nelle forme previste.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche per tutti i professionisti iscritti a un albo. Essa chiarisce in modo definitivo che l’iscrizione all’albo professionale non è un atto privo di conseguenze previdenziali. Al contrario, essa costituisce il presupposto sufficiente per l’insorgere dell’obbligo di iscrizione alla propria cassa di previdenza e del versamento dei contributi minimi. I professionisti che, per varie ragioni, mantengono l’iscrizione all’albo pur non esercitando l’attività o facendolo in modo saltuario, devono essere consapevoli di questo obbligo. La decisione rafforza la stabilità finanziaria degli enti previdenziali di categoria, ma impone una riflessione attenta sulla convenienza di mantenere l’iscrizione a un albo professionale in assenza di un’effettiva e continuativa pratica lavorativa.

L’iscrizione all’albo professionale dei geometri comporta automaticamente l’obbligo di pagare i contributi previdenziali?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la sola iscrizione all’albo professionale è condizione sufficiente per far sorgere l’obbligatorietà dell’iscrizione alla Cassa di previdenza e del pagamento della contribuzione minima.

Se un geometra esercita la professione in modo occasionale o non produce reddito, è comunque tenuto a versare i contributi?
Sì. La Corte ha chiarito che la natura occasionale dell’esercizio della professione e la mancata produzione di reddito sono irrilevanti ai fini dell’obbligo contributivo minimo.

Le casse di previdenza privatizzate possono imporre un contributo minimo anche a chi non esercita la professione con continuità?
Sì. La sentenza conferma che le casse privatizzate, nell’ambito della loro autonomia, hanno la potestà di imporre un contributo obbligatorio a carico di tutti gli iscritti all’albo, anche se non svolgono attività professionale continuativa, per assicurare l’equilibrio finanziario di lungo termine dell’ente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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