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Obbligo comunicazione CIGS: il training è lavoro?

La Cassazione chiarisce l’obbligo di comunicazione CIGS per i piloti che svolgono attività di addestramento. Se il training non è solo per mantenere la licenza, ma anche per ottenere nuove abilitazioni per una futura assunzione, la comunicazione preventiva all’Ente Previdenziale è obbligatoria, pena la perdita del sussidio. L’ordinanza sottolinea la necessità di un accertamento puntuale sulla reale finalità dell’attività svolta dal lavoratore.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Obbligo comunicazione CIGS: Quando l’Addestramento di un Pilota Diventa Lavoro?

Un lavoratore in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) che intraprende un’attività di addestramento retribuito presso un nuovo potenziale datore di lavoro è tenuto a informare l’ente previdenziale? A questa complessa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, delineando i confini tra formazione e attività lavorativa e chiarendo l’importanza dell’obbligo di comunicazione CIGS per non perdere il diritto al sussidio.

Il caso specifico riguarda un pilota di linea, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e offrono spunti di riflessione cruciali per tutti i lavoratori che beneficiano di ammortizzatori sociali.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di un ente previdenziale di ottenere la restituzione delle somme erogate a titolo di CIGS a un pilota. Durante il periodo di integrazione salariale, il lavoratore aveva svolto un’attività di addestramento retribuita presso una nuova compagnia aerea. A seguito di questa attività, il pilota aveva ottenuto le abilitazioni necessarie per essere poi assunto dalla stessa compagnia.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al lavoratore. I giudici di merito avevano qualificato l’attività come “mera attività di addestramento”, finalizzata al mantenimento della licenza di volo, facendola rientrare nel cosiddetto “periodo neutro”. Secondo le circolari dell’ente, tale periodo non richiede una comunicazione preventiva. L’ente previdenziale, ritenendo errata questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e l’Obbligo di Comunicazione CIGS

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’ente, ribaltando le decisioni precedenti. Il punto centrale della controversia, secondo la Suprema Corte, non è stabilire se l’addestramento sia utile o necessario, ma se esso sia finalizzato esclusivamente al mantenimento delle licenze e delle abilitazioni già possedute dal pilota.

Se l’attività formativa, pur essendo propedeutica, è anche diretta all’acquisizione di nuove abilitazioni necessarie per la stipula di un nuovo contratto di lavoro, allora essa perde la sua natura di “periodo neutro” e si configura come un’attività rilevante ai fini dell’obbligo di comunicazione CIGS.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base dell’art. 8, comma 5, del d.l. n. 86/1988, che stabilisce la decadenza dal diritto all’integrazione salariale se il lavoratore non comunica preventivamente lo svolgimento di una nuova attività lavorativa. La Corte ha specificato che le circolari dell’ente previdenziale, che introducono l’eccezione del “periodo neutro” per i piloti, devono essere interpretate restrittivamente.

L’esenzione dalla comunicazione si applica solo quando l’addestramento è finalizzato in modo esclusivo alla preservazione delle pregresse licenze. Nel caso in esame, i fatti accertati dalla stessa Corte d’Appello indicavano che l’attività era volta anche al “rilascio della abilitazione presso la nuova compagnia aerea”. Questa finalità aggiuntiva, funzionale a un nuovo rapporto di lavoro, fa sì che l’attività esca dal perimetro del “periodo neutro”.

Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello ha commesso un errore di “falsa applicazione di legge”, non accertando correttamente se la prestazione del pilota fosse limitata alla conservazione del brevetto o se avesse una portata più ampia, includendo la valutazione delle attitudini professionali e l’acquisizione di nuove competenze per un futuro impiego. La mancata comunicazione preventiva in questo scenario comporta la perdita del diritto al trattamento di integrazione salariale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione rappresenta un monito importante per tutti i lavoratori che percepiscono ammortizzatori sociali. La sentenza chiarisce che qualsiasi attività retribuita, anche se etichettata come “addestramento” o “formazione”, deve essere attentamente valutata. Se tale attività non è volta unicamente al mantenimento di competenze già acquisite, ma è funzionale a un nuovo inserimento lavorativo, essa deve essere preventivamente comunicata all’ente previdenziale.

La trasparenza è fondamentale per evitare la decadenza dal beneficio e la richiesta di restituzione delle somme percepite. Il lavoratore, nel dubbio, dovrebbe sempre optare per la comunicazione, al fine di tutelare la propria posizione ed evitare spiacevoli conseguenze economiche. La decisione sottolinea che l’onere di verificare la natura dell’attività ricade sul giudice di merito, che deve analizzare in concreto il contratto e le finalità della prestazione per applicare correttamente la normativa sull’obbligo di comunicazione CIGS.

Un pilota in CIGS deve sempre comunicare un’attività di addestramento presso una nuova compagnia aerea?
No, non sempre. La comunicazione non è necessaria solo se l’attività di addestramento è finalizzata in modo esclusivo al mantenimento delle licenze di volo e delle abilitazioni già possedute. Se invece l’attività è volta anche ad acquisire nuove abilitazioni per un futuro contratto di lavoro, la comunicazione preventiva all’ente previdenziale è obbligatoria.

Cosa si intende per “periodo neutro” secondo la Cassazione?
Il “periodo neutro” è quel periodo in cui l’attività lavorativa svolta da un pilota presso un nuovo vettore aereo è finalizzata esclusivamente al mantenimento delle precedenti licenze di volo. Solo in questo caso specifico l’attività non deve essere comunicata e non incide sul diritto a percepire l’integrazione salariale.

Qual è la conseguenza della mancata comunicazione preventiva di una nuova attività lavorativa durante la CIGS?
La mancata comunicazione preventiva comporta la decadenza dal diritto al trattamento di integrazione salariale per il periodo in cui si è svolta l’attività non dichiarata. Di conseguenza, l’ente previdenziale può richiedere la restituzione delle somme indebitamente percepite dal lavoratore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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