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Obblighi informativi datore di lavoro e sindacati

Una compagnia aerea internazionale, operante sul territorio nazionale, è stata citata in giudizio da organizzazioni sindacali per condotta antisindacale, consistita nel rifiuto di fornire informazioni e di avviare consultazioni. I tribunali di merito hanno dato ragione ai sindacati, affermando la giurisdizione italiana e l’esistenza degli obblighi informativi anche in assenza di applicazione di un contratto collettivo specifico. La società ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la giurisdizione e la base legale di tali obblighi. La Corte di Cassazione, riconoscendo la particolare rilevanza delle questioni di diritto sollevate, ha disposto il rinvio della causa a pubblica udienza per una trattazione approfondita.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Obblighi Informativi del Datore di Lavoro: Anche Senza CCNL?

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha riacceso il dibattito sugli obblighi informativi del datore di lavoro nei confronti delle organizzazioni sindacali, specialmente per le aziende che operano in Italia senza applicare un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL). La vicenda, che vede contrapposta una nota compagnia aerea a diverse sigle sindacali, solleva questioni di cruciale importanza sulla giurisdizione e sull’estensione dei diritti di informazione e consultazione sindacale.

I Fatti di Causa

La controversia ha origine dal ricorso di alcune organizzazioni sindacali contro una compagnia aerea internazionale. I sindacati accusavano l’azienda di condotta antisindacale per il suo sistematico rifiuto di:
1. Incontrare i rappresentanti sindacali.
2. Fornire le informazioni previste dalla legislazione italiana per le imprese che operano sul territorio nazionale.
3. Collaborare nelle procedure di nomina dei rappresentanti per la sicurezza.

Il Tribunale di primo grado aveva accertato la condotta antisindacale, ordinando alla società di cessare tale comportamento e di fornire tutte le informazioni richieste, inclusi i dati sull’utilizzo dei contratti di somministrazione e sulla parità di genere. La decisione è stata poi confermata dalla Corte d’Appello.

La Corte territoriale ha ribadito la giurisdizione del giudice italiano, sostenendo che l’azione sindacale avesse natura extracontrattuale e che il danno si fosse verificato in Italia. Ha inoltre affermato che, in base alla normativa nazionale e alle direttive europee, il rifiuto aprioristico di avviare un confronto costituisce una lesione delle prerogative sindacali, a prescindere dall’applicazione di un CCNL specifico.

I Motivi del Ricorso e gli obblighi informativi del datore di lavoro

La compagnia aerea ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su cinque motivi principali:

1. Difetto di giurisdizione: La società ha sostenuto l’inapplicabilità della normativa europea che fondava la giurisdizione italiana.
2. Errata applicazione della legge: A detta della ricorrente, la controversia non riguardava un’obbligazione extracontrattuale, ma contrattuale, con conseguente applicazione di diverse norme europee.
3. Inesistenza di un obbligo di trattativa: La compagnia ha argomentato che la legge italiana non impone un obbligo di trattativa alle imprese che, come nel suo caso, non avevano una sede o un’unità produttiva in Italia con almeno 50 dipendenti.
4. Violazione del principio di libertà contrattuale: La società ha contestato l’obbligo di rispettare flussi informativi previsti da un CCNL che aveva scelto di non applicare, richiamando la libertà di non aderire ad associazioni di categoria.
5. Mancanza dei presupposti per le informazioni specifiche: Infine, ha sostenuto di non essere tenuta a fornire i dati sui contratti atipici e sulla parità di genere, poiché all’epoca dei fatti non impiegava lavoratori in Italia, né direttamente né in somministrazione.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza interlocutoria, non entra nel merito della vicenda, ma compie un passo fondamentale. Riconosce che i motivi di ricorso sollevano “questioni di diritto di particolare rilevanza”. Questa affermazione sottolinea la complessità e l’importanza dei temi trattati, che toccano l’interpretazione del diritto europeo, i confini della giurisdizione nazionale e la portata degli obblighi informativi del datore di lavoro nell’ordinamento italiano.

La decisione di rinviare la causa a una pubblica udienza, anziché deciderla in camera di consiglio, segnala la necessità di un dibattito più approfondito e di una ponderazione attenta da parte del Collegio. Sarà necessario chiarire se le normative nazionali, in attuazione delle direttive UE, impongano effettivamente un obbligo di informazione e consultazione generalizzato a tutte le imprese con una certa dimensione occupazionale sul territorio, anche qualora esse non aderiscano ad alcun contratto collettivo.

Conclusioni

L’esito finale di questo giudizio avrà implicazioni significative per tutte le aziende, in particolare quelle multinazionali, che operano in Italia. Una conferma delle decisioni di merito rafforzerebbe le prerogative sindacali, stabilendo che i diritti all’informazione e alla consultazione sono principi fondamentali dell’ordinamento, non derogabili dalla mera scelta del datore di lavoro di non applicare un CCNL.

Al contrario, un accoglimento del ricorso della compagnia potrebbe ridimensionare tali diritti, legandoli più strettamente all’adesione volontaria alla contrattazione collettiva. La sentenza definitiva della Cassazione è quindi attesa con grande interesse, poiché delineerà i contorni futuri delle relazioni industriali nel contesto di un mercato del lavoro sempre più globalizzato.

Un’azienda straniera che opera in Italia è soggetta alla giurisdizione italiana per condotta antisindacale?
Sì, secondo la Corte d’Appello, la giurisdizione italiana sussiste quando la condotta illecita produce i suoi effetti nel territorio dello Stato, dove i lavoratori svolgono una parte essenziale della loro attività lavorativa.

Un datore di lavoro è obbligato a fornire informazioni ai sindacati anche se non applica un contratto collettivo nazionale (CCNL)?
La Corte d’Appello ha ritenuto di sì. Ha stabilito che il rifiuto aprioristico di avviare qualsiasi forma di incontro per la consultazione e la negoziazione, come previsto da normative nazionali di derivazione comunitaria, costituisce una lesione di una prerogativa riconosciuta dall’ordinamento.

Quali informazioni specifiche la compagnia aerea si è rifiutata di fornire?
La compagnia si è rifiutata di fornire le informazioni previste dall’art. 4, comma 3, del D. Lgs. 25/07, i dati previsti dall’art. 1 paragrafo 2 del CCNL trasporto aereo, i dati sull’utilizzo dei contratti di somministrazione e sulla situazione del personale maschile e femminile come richiesto dal codice di pari opportunità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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